Alcuni media stranieri non hanno dubbi, e vincerà una delle tre regine sotto l’Equatore. A meno che non arrivi la perfezione…
Davvero l’ottava edizione della Coppa del Mondo di rugby sarà un affare riservato soprattutto alle squadre regine dell’Emisfero Sud? Ne sembrano convinti alcuni dei più autorevoli media ovali, i quali si dicono sicuri che le semifinali saranno appannaggio quasi esclusivo delle squadre del Rugby Championship.
Secondo rugbyrama, nulla può impedire agli All Blacks lo storico tris, e questo per la profondità e qualità a disposizione di coach Hansen e alla luce della lezione imparata nel 2007. La squadra arriverà con la giusta pressione, non troppo poca ma nemmeno tale da condizionare le prestazioni in campo, e tanti saluti per tutte le altre. Il Sudafrica si presenta all’appuntamento iridato con molti problemi, arma a doppio taglio perché porterà la squadra a dare il massimo per evitare polemiche, e l’abbordabile girone con Samoa e Scozia darà la possibilità di concentrarsi fisicamente e mentalmente sulla fase ad eliminazione diretta. Poi c’è l’Australia, migliorata tanto in mischia grazie all’apporto di Ledesma, e che dovesse passare il Girone della morte con Galles e Inghilterra avrebbe l’entusiasmo dalla sua. Infine, un’Argentina migliorata molto e che sarà un avversario durissimo per chiunque. Viaggia sulla stessa lunghezza d’onda The Rugby Paper, in cui Nick Cane intitola il suo pezzo settimanale “Sorry, but the North/South divide is as wide as ever“. “La cattiva notizia per i fan europei – si legge- è che la qualità vista nel Championship dice chiaramente che All Blacks, Springboks e Wallabies stanno ancora sul campo ad un livello superiore rispetto alle controparti del Sei Nazioni”. C’è innanzitutto la Nuova Zelanda, che mette assieme “la precisa esecuzione dei singoli e le innovazioni e reinvenzioni tattiche”, l’Australia con Cheika che dopo la ripassata dell’Eden Park si è chiarito alcuni dubbi (Cooper no, Pocock e Hooper insieme sì, suggerisce Cane), il Sudafrica che sorprendentemente soffre nei primi cinque ma che nella partita secca può mettere chiunque sotto. Sarebbe strano, conclude Cane, se almeno due semifinaliste non fossero dell’Emisfero Sud e se dopo la finale non sarà una squadra sotto l’Equatore a sollevare la Webb Ellis Cup. Andrà davvero così, o le squadre del Vecchio Continente riserveranno delle sorprese?
Ci sono squadre che arrivano all’appuntamento iridato con un percorso chiaro e coerente, e tra queste mettiamo Nuova Zelanda, Irlanda e Argentina. Arrivano senza sorprese, con una formazione in cui i più giovani già sono ben integrati e adatti all’alto livello che un Mondiale richiede. Per l’Argentina, poi, quello inglese sarà il primo Mondiale dall’entrata nel Championship. L’Australia, dal canto suo, dall’ultima RWC ad oggi ha cambiato tre allenatori e un discreto numero di giocatori nei ruoli chiave, ma è indubbio che Cheika abbia iniziato con il piede giusto, e con certi giocatori in campo la vittoria può arrivare nei modi più disparati. Ci sono poi squadre come la Francia e l’Italia, che hanno cambiato molto provando e facendo esordire tanti giocatori, con la differenza che tutti conosciamo l’andazzo dei Bleus ai Mondiali. Ma al di là di tutto, quanto messo in luce da rugbyrama e TRP è condivisibile. Vero che a livello di preparazione fisica e collettiva le squadre dell’Emisfero Sud sono messe meglio, e che fino ad ora sono stati giocati pochi Test Match per valutare le europee, ma di primo acchito la sensazione è che solo l’Irlanda possa seriamente pensare di sollevare il trofeo. Più in generale, l’unico trionfo europeo è arrivato con una squadra, l’Inghilterra del 2003, perfetta. E l’unico modo per battere una delle tre bi-campionesse iridate, è proprio essere semplicemente perfetti. Al momento, la squadra europea più vicina ad un rugby perfetto è quella di Joe Schmidt. Le altre ad oggi non lo sono, e la sensazione è che un mese e due Test Match non basteranno per diventarlo.
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