Una serie di dichiarazioni rilasciate alla stampa da dentro e fuori il gruppo azzurro
Leonardo Ghirladini sarà il capitano azzurro sabato a Twickenham, contro la Francia nel debutto iridato. A lui il non facile compito di sostituire Sergio Parisse, ma il tallonatore ha già ricoperto questo ruolo e al Corriere dello Sport dice che “l’assenza di Parisse sarebbe un handicap per qualsiasi squadra, però abbiamo perso anche partite con lui in campo. Qui ci sono altri trenta ragazzi che hanno lavorato tutta l’estate per giocarsi la Coppa del Mondo e non possono gettare via tutto per due infortuni“.
Sulla partita contro la Francia è sereno: “Le qualità le abbiamo, ma dobbiamo lare un salto di qualità a livello mentale. Sai che c’è? Che il risultato si costruisce in allenamento e prima di Cardiff si è come accesa la lampadina, c’è stata un’intensità diversa. Che lo staff non può darti, dipende da noi giocatori. Ci crediamo”.
Poi c’è Guglielmo Palazzani, che si confida sull’edizione bresciana del Corriere della Sera: “La nazionale è il sogno di tutti e, ovviamente, non credevo di arrivare qua. Solo quando arriva il momento della convocazione, realizzi che si sta avverando un sogno. L’obiettivo dell’Italia è di riuscire per la prima volta a passare ai quarti (…) In azzurro siamo circondati da highlander, che con la loro grande esperienza dispensano consigli preziosi, e tanti giovani esordienti interessanti”.
Chi invece al Mondiale non c’è è Marco Bortolami, che parla a l’Avvenire: “L’esclusione pesa perché è una delusione sportiva, ma non cancella tutto il resto. Oggi è poco elegante criticare: sabato c’è una partita molto importante e bisogna sostenere la squadra. Sono state fatte delle scelte, chi le ha fatte e chi scende in campo sarà giudicato. Siamo in un girone complicato. Tutti parlano di un obiettivo, i quarti di finale, ma è difficile: abbiamo di fronte Francia e Irlanda che puntano al titolo, e se l’Italia dovesse raggiungere i quarti sarebbe un exploit non da poco. Però la Francia ha un punto debole: è molto discontinua”.
Sul gap tra Italia e altri movimenti dice: “Sono tanti soldi rispetto a prima, ma ancora pochi rispetto a quelli di nazioni come l’Inghilterra, che hanno un budget doppio rispetto al nostro. Poi, in Italia bisognerebbe pensare a tutto il movimento e non solo alla Nazionale: dovremmo far crescere la base, perché è da lì che si pescano i giocatori. Questi progetti (le Accademie, ndr) producono risultati a lungo termine. Dopo questo Mondiale, quando la mia generazione smetterà di giocare in Nazionale, vedremo se ci saranno giocatori all’altezza. Comunque il nostro modello è più lento rispetto ad altre nazioni. In Inghilterra, il campionato più competitivo d’Europa, giocatori di21-22 anni sono già titolari, mentre da noi a quell’età cercano ancora spazio in Eccellenza. Su questo tema è doveroso ragionare”.
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