In una intervista a La Gazzetta dello Sport l’ex azzurro non le manda a dire alla gestione FIR
Da un lato c’è chi non vorrebbe che in questo momento si criticasse il movimento Italia, dall’altro chi dice certe cose si difende sottolineando che certe opinioni le ha sempre avute. E chiaramente i giorni a ridosso di un torneo Mondiale spingono i media a sentire molti protagonisti vecchi e nuovi.
Così dopo le parole di Mirco Bergamasco arrivano quelle di Massimo Giovanelli, capitano azzurro come pochi altri e giocatore-simbolo di quella che è stata la nostra nazionale più forte di sempre. E dalle pagine della Gazzetta dello Sport cosa dice? “Il problema principale del nostro rugbyè che non sa rinnovarsi. (…) Le presidenze federali durano all’infinito e chi comanda ha poteri illimitati. Pensiamo al Sei Nazioni: fosse per i risultati sportivi, saremmo retrocessi da tempo. Non siamo competitivi, non siamo credibili”.
Le nostre squadre? “Una volta i club italiani avevano grande potere d’acquisto, oggi le finaliste d’Eccellenza prendono 90 punti da squadre straniere di terza fascia. Tecnicamente valiamo zero. Abbiamo il secondo budget federale dopo il calcio e il sud non esiste. Siamo diventati il rugby dei villaggi”.
Poteva mancare Jacques Brunel? No, ovviamente: “Possibile che alla Coppa del Mondo si presenti sempre un c.t. con le valigie pronte? Le altre Nazionali hanno 4-5 tecnici affermati, noi pseudo staff. (…) Basta con gli allenatori che vengono qui in pensione: Fourcade e Coste si calarono nella realtà, gli altri, da lì in poi, hanno usato i problemi come scuse”.
Ricordiamo che Brunel a oggi non è esattamente un ct “con le valigie pronte”. Il tecnico francese non ha rinnovato il suo contratto con la FIR ma l’accordo scadrà il 30 giugno 2016, ovvero dopo Sei Nazioni e tour estivo.
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