Il flanker azzurro ripercorre le Coppe del Mondo giocate, ringrazia Dominguez e Troncon e sul futuro…
La quinta Coppa del Mondo deve essere una cosa che non si scorda mai, ma nemmeno le altre quattro. Dalle pagine della Gazzetta dello Sport Mauro Bergamasco ripercorre la sua carriera in azzurro e, soprattutto, le esperienze al Mondiale, dal lontano 1999 ad oggi. “Due sport diversi – afferma il flanker – dal rugby dilettantistico a quello iper professionistico, con tutto quello che ne consegue”. Il punto ideale di inizio carriera iridata è una foto “in una copia del Times […] di me che sfido Martin Johnson: è il quadro perfetto per iniziare un racconto sulla mia carriera“. Il ’99: “Ero un bambino e m’ero tenuto fuori dai casini che costarono il posto a Coste […] feci due entrate dure su Wilkinson. Gli inglesi mi presero di mira”. Il 2003: “Wilkinson, un talento e un perfezionista fantastico. Per me è il Maestro”. Il 2007: “La grande occasione sprecata. Sciupammo tutto in un’estate minando una serenità che avevamo costruito nel Sei Nazioni”. Il 2011 nel nome degli All Blacks: “Una squadra che ha raggiunto la perfezione”. E poi i tanti avversari e compagni: il gallese Martyn Williams (“placcatore straordinario”), Brain O’Driscoll (“una visione di gioco meravigliosa”) e Diego Dominguez (“A lui e a Troncon devo la mia velocità in campo […] per reggere il ritmo sono diventato velocissimo (risata)”). Infine, il dopo Mondiale: “Ho un po’ di progetti collegati al rugby”.
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