Jeronimo Etcheverry dopo la RWC tornerà a vendere computer: “Nessun compenso, solo passione e onore di indossare la maglia”
Sono finiti nel “Girone della Morte” con Australia, Galles, Inghilterra e Fiji, ma non si danno certo per sconfitti in partenza. I Los Teros dell’Uruguay si preparano ad affrontare una campagna iridata nelle nobili vesti di unica squadra completamente amatoriale. E in un rugby fatto di giocatori al limite, diritti televisivi, lotte tra leghe, giocatori e Federazioni, la notizia non può passare inosservata. Prendiamo, per esempio, la storia di Jeronimo Etcheverry, utility classe 1988 con già 42 caps in nazionale.
Etcheverry è arrivato nel febbraio 2011 in Italia per giocare con il Santamargherita Valpolicella in Serie A, per poi tornare in patria nell’estate 2014. In Sudamerica Etcheverry studia e nel frattempo lavora come venditore di computer, e per partecipare alla Rugby World Cup ha dovuto prendere permesso dal lavoro, come lui stesso ha raccontato a The Rugby Paper: “Ci siamo allenati così tanto e abbiamo viaggiato così tanto per qualificarci (playoff contro la Russia, ndr) che non potevo non esserci”. L’occhio però non guarda al proseguo della stagione, ma alla vita di tutti i giorni: “Per fortuna potrò tornare a lavorare, il mio capo è stato ragionevole, ma forse dipende da come ce la caveremo!”. Etcheverry racconta anche di aver interrotto gli studi un anno per dedicarsi al lavoro e alla preparazione del Mondiale, “ma quando sei un giocatore non professionista devi fare sacrifici. Per noi non è un lavoro, non veniamo pagati, lo facciamo perché amiamo il rugby e per avere l’onore di rappresentare il nostro paese“. Queste invece le parole a proposito del difficile Girone: “Mi piace essere in questo Pool. Tutti vogliamo giocare contro i migliori per testarci. Ma se ci date per spacciate siete matti: abbiamo meritato di essere qui”.
Ha ribadito la volontà di dare il massimo anche l’altro ex Valpolicella Mieres, che alle pagine del sito della società veronese ha dichiarato: “Giocare un Mondiale contro le migliori squadre al mondo sarà una grande esperienza, sarà certamente duro, ma disputare la World Cup con la propria nazionale è il massimo per un giocatore”.
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