Italia alla battaglia col Canada, ma il guerriero Favaro non c’è

Il terza linea non è nei 23 per la gara importantissima di Leeds. Il ct Jacques Brunel intanto parla di mischia e Parisse

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

L’ultimo endorsement pubblico è arrivato da Marcello Cuttitta, intervistato da Corriere.it: “Per me l’unico faro della squadra, considerando l’assenza di un fuoriclasse come Parisse, è Favaro; il suo atteggiamento, la sua energia andrebbero clonati. Non ho visto nei giocatori gli occhi di fuoco dei georgiani, di Samoa, della prima mezzora del Canada contro l’Irlanda, degli incredibili giapponesi”. Se facessimo una classifica dei giocatori più amati dai tifosi il terza linea sarebbe nella parte altissima della clasifica. Giocatore indomito, guerriero vero, spirito di sacrificio e votato al placcaggio di qualunque cosa si alzi al di sopra dei fili d’erba che si trovano su un campo di rugby: con un identikit del genere il buon Simone non può non entrare nel cuore dei tifosi.

 

Favaro a questo Mondiale non doveva inizialmente nemmeo esserci: un problema a una spalla che arriva da lontano aveva spinto Jacques Brunel a estrometterlo per motivi fisici dal ritiro di Villabassa dopo solo un paio di giorni. A Fiuggi e L’Aquila non è nemmeno andato. Il terza linea però ha continuato a lavorare, ha fatto la preparazione con il suo nuovo club (i Warriors di Glasgow) e quando il ct si è trovato in ambasce per una serie di infortuni lo ha richiamato, trovandolo prontissimo.
Contro la Francia a Twickenham, nella gara di debutto alla RWC 2015, è entrato in campo solo negli ultimi 20 minuti dando però la sua solita mano e – soprattutto – una buona scossa a una squadra azzurra in difficoltà. Contro il Canada non ci sarà perché Brunel non lo ha inserito nella lista dei 23 per la gara di Leeds. Il motivo ancora non lo conosciamo, ma com abbiamo scritto spesso un ct è lì per questo, per fare delle scelte. Forse si è deciso di tenerlo a riposo in vista della ultime due gare con Irlanda e Romania. Forse.

 

La squadra azzurra è arrivata a Leeds ieri sera, con tre ore di ritardo rispetto al programma ma Jacques Brunel ha comunque tenuto una conferenza stampa, parlando delle sue decisioni: “Cittadini e Rizzo sono abituati a questi livelli – ha detto il francese – con il primo che è ottimo in mischia e il secondo che è un po’ più mobile, ma i piloni in squadra sono tutti di qualità. Abbiano anche voluto dare un segnale ai direttori di gara, che ultimamente hanno sanzionato molto Castrogiovanni ed Aguero”. Abbiamo visto i video e parlato anche con Joel Jutge (si tratta del World Rugby high performance match officials manager)”.
Gà, la mischia: “Sarà fondamentale dopo tutti i falli presi contro la Francia, anche se non eravamo d’accordo su tutti i fischi, ma diciannove sono comunque troppi. Al Canada, che ha fatto una bella partita con l’Irlanda, piace usarla e noi non dobbiamo sottovalutarla. Il nostro morale? Beh, dopo la Francia non era il massimo ma non perché abbiamo perso ma per il modo in cui siamo stati sconfitti”. Si parla anche di Sergio Parisse: “E’ sulla strada buona, quella del rientro. Abbiamo un altro check-up alla fine della settimana e se sta bene lunedì potrà iniziare ad allenarsi”.
Infine su Benvenuti e Garcia, entrambi titolari: “Hanno lavorato molto bene e sono pronti, certo non giocano da tanto”.

 

Dicevamo all’inizio di Marcello Cuttitta, che dice la sua sulle difficoltà della nostra squadra evidenziate negli ultimi due anni: “Sembra che ogni volta dobbiamo limitarci al nostro compitino, ho la malinconica impressione che oramai i nostri giocatori siano appagati dal solo fatto di esserci, di stare nel giro azzurro, di aver conquistato quella maglia. (…) da noi c’è un potenziale enorme, i giovani si avvicinano al nostro mondo, il rugby oggi è un brand vincente anche in Italia… però non riusciamo a sfruttarlo”.
L’ex azzurro però non vuole aggiungersi alla lista dei critici che nelle ultime settimane hanno attaccato ct e FIR: “Io non sto dentro al meccanismo e non posso dare giudizi, però l’impressione è quella di ragazzi purtroppo oramai abituati a perdere nelle coppe europee, nel campionato celtico, in Nazionale. E quando è così una sconfitta in più o in meno non sembra fare la differenza, lasciare segni. La faccia degli azzurri al termine della partita che poteva cambiare la nostra storia non mi è piaciuta e questa non è una critica, ma un dato di fatto”.

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