L’ex apertura azzurra senza mezzi termini sulla gestione del movimento. E lancia John Kirwan e “personaggi di questo livello” per ruoli attivi
Dalle pagine digitali di Corriere.it, l’ex numero dieci azzurro e oggi commentatore a Sky Diego Dominguez ha rilasciato un’intervista sullo stato di salute del rugby italiano. “In Italia abbiamo dimenticato la base e i risultati di tale scelta sono sotto i nostri occhi, ecco perché mi impegno per portare sui campi dimenticati dal vertice un messaggio di speranza, anche se il futuro vede l’ex apertura azzurra sulla panchina di Tolone: “È una sfida enorme e voglio portarla a termine con successo: fino a giugno 2017, data di scadenza del mio contratto, lavorerò giorno e notte, notte e giorno solo per questa nuova avventura”. Una parola poi sulla crescita delle squadre di seconda fascia: “Bisogna investire sulla promozione. La prossima Coppa del Mondo deve cambiare registro: è un evento che produce profitti enormi? Bene, usiamoli per aiutare chi è in difficoltà, diamogli sostegno economico, studiamo un modo perché possano giocare con continuità e non solo ogni 4 anni con squadre di alto livello, altrimenti il rugby di alto livello resterà appannaggio di “pochi eletti”.
Le parole si fanno più dure quando si parla della Nazionale azzurra: “Ci ha fatto paura il Canada, una squadra con l’80% di dilettanti”. Il problema per Dominguez non è da ricercare né nell’allenatore né nella squadra: “Il problema sta nella mancanza di scelte alla radice, non ci sono decisioni prese per il movimento nel suo complesso, ma solo per la punta della piramide e alla fine il risultato è sotto gli occhi di tutti mentre il resto del bacino ovale italiano rischia di morire di fame“. Alla domanda sul futuro post Tolone, e su un possibile impegno in Federazione, questa la risposta di Dominguez: “Non sono pronto per dirigere un movimento, però ho il dovere di evitare che il rugby italiano, il mio rugby, vada alla rovina. John [Kirwan, ndr]? Spero che per lui si trovi un ruolo di prestigio, abbiamo in casa personaggi di questo calibro e non possiamo permetterci che si limitino a guardare le partite in televisione. Ho una sola ricetta: cambiare, cambiare e cambiare. Persone, scelte e strategie. Prima o poi ci riusciremo per il bene di chi in Italia ha amato e ama questo splendido gioco».
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