All Blacks a Roma, ct e director of rugby: Gavazzi dice la sua

Il presidente federale incontra la stampa e parla di nazionale, Eccellenza, franchigie fino alla nuova sede FIR

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Il presidente federale Alfredo Gavazzi ha incontrato la stampa a Milano per fare il punto dopo la fine dell’avventura azzurra al Mondiale. Diversi gli argomenti toccati, con quelli in chiave-nazionale che sono stati i più “gettonati”. Ecco le sue dichiarazioni divise per tematica.

 

Bilancio mondiale: Sono stato criticato per quel voto che ho esperesso pubblicamente dopo la partita con la Romania. Perché secondo me il nostro Mondiale è da 6,5? Abbiamo giocato alla pari con l’Irlanda, esprimendo buon gioco. In gnerale per noi è più facile quando si difende perché abbiamo una buona organizzazione. Però contro l’Irlanda abbiamo sbagliato due touche fondamentali, non abbiamo realizzato una meta con furno ma abbiamo giocato alla pari con la squadra che doveva essere il riferimento dell’emisfero nord. Va pure detto che se anche se avessimo vinto, per come si erano messe le cose nel girone, non ci saremmo qualificati.
Con la Francia ci siamo trovati sotto 18 a 3 senza che loro facessero nulla. Abbiamo preso 29 calci, normalmente sono 8 o 10. Non mi lamento degli arbitri ma è chiaro che qualcosa quella sera non ha funzionato: abbiamo segnalato la cosa a World Rugby (inviando i filmati) e su diverse decisioni ci hanno dato ragione. E non dobbiamo poi dimenticare i tanti infortuni.
Abbiamo migliorato il ranking, ora siamo dodicesimi, ma la nostra reale posizione è attorno al decimo. Certo non siamo da prime otto posizioni al mondo.

 

Tutto da rifare o da azzerare?: Questo mondiale non é figlio mio ma me ne prendo le responsabilità. Sono stato criticato da alcuni ex giocatori azzurri ma le dichiarazioni di Cuttitta e Dominguez sono boutade elettorali, lasciano il tempo che trovano.
Sono convinto che dobbiamo andare avanti sulla strada che abbiamo imboccato. Dopo ogni Mondiale c’è sempre un momento di cambio generazionale, abbiamo già fatto uno screening per i giocatori per il Giappone 2019. Abbiamo a disposizione 110 atleti per l’alto livello ma abbiamo solo due franchigie, e una decina di questi atleti sono all’estero. Vogliamo che Emergenti e U20 facciano più attività mentre nelle Accademie bisogna lavorare su tecniche individuali, mentalità e anche nutrizione. Voglio ricordare ancora una volta la Nations Cup degli Emergenti a giugno, che con diversi giocatori assenti ha battuto Uruguay, Georgia e ha perso solo contro un’Irlanda composta da giocatori che giocano nel Pro12. Pensiamo di far giocare gli emergenti anche durante i test-match autunnali e il Sei Nazioni.
La fame dell’Argentina possiamo inculcarla ai nostri giovani, dobbiamo almeno provarci, oggi la nostra nazionale non ha quella fame.

 

Terza franchigia: Abbiamo bisogno di un’altra franchigia per far giocare tutti i nostri giovani. C’è un bel gruppo di ragazzi che sono fuori dal giro celtico e che pensiamo debbano fare la preparazione con Zebre e Benetton Treviso. Ne ho parlato con società dell’Eccellenza proprio ieri sera mentre non l’ho ancora fatto con le celtiche. L’ideale sarebbe che una settimana al mese o una ogni tre settimane questi giocatori possano fare qualche giorno con le franchigie, dal lunedì al mercoledì, e poi far ritorno ai loro club.

 

Mutamenti nella gestione FIR: Dobbiamo trovare un responsabile commerciale e un direttore generale. Abbiamo individuato le personalità ma arriveranno solo se sarò rieletto: non voglio imporre nessuno ad eventuali altri presidenti. Cambiamenti nella struttura tecnica: sul lato tecnico in Italia non c’è una persona che possa sostituire Franco Ascione. Oggi lui si occupa anche del livello di base ma ci dovrà essere un responsabile specifico. Dobbiamo fare di più per preparare tecnici e arbitri, ma è un discorso che vale per un po’ tutti i movimenti del Sei Nazioni.

 

Formazione tecnici: È un processo lungo. Abbiamo bisogno di allenatori? Abbiamo bisogno di tecnici più performanti, non è che in tre anni formiamo un allenatore, magari ne servono 7-8 anni, anche 10. Devono fare esperienza tra club e federazione. Casellato, Guidi, Troncon, Cavinato vanno verso i 50 anni, forse dovevano essere gettati prima nella mischia. Certo che abbiamo bisogno di allenatori. Pensiamo anche di prendere accordi e sostenere anche stage esteri per allenatori italiani.

 

Nuovo ct e Jacques Brunel: Non sarà solo un nuovo commissario tecnico, ma un vero director of rugby. Sarà straniero e sempre dall’estero arriveranno un tecnico per calci e skills e il responsabile della struttura delle nazionali giovanili. Gli altri due assistenti saranno italiani. Il nome? Magari chi dice O’Shea sbaglia… Ho una grande considerazione di Brunel, vorrei che fosse chiaro. Ho già parlato con lui mentre giovedì lo farò con il resto dello staff. L’obbietivo al Sei Nazioni è vincere più partite possibili, gli esperimenti inizieranno con il tour di giugno. Non ho visto perplessità in lui, sarà lui a guidare la squadra al prossimo torneo.
Non penso che Brunel abbia tirato i remi in barca dopo due anni come qualcuno sostiene, la mentalità francese forse un po’ ha pesato. E non penso che i prossimi mesi saranno un proseguimento stanco del mondiale: l’ho visto motivato.
Per quello che riguarda i giocatori torno a dire che in previsione del Mondiale 2019 oggi c’è una base di 110 giocatori da far crescere. Ci mancano seconde linee alla Geldenhuys ed estremi. Dobbiamo formarli oppure andare a prenderli dove si trovano, anche all’estero.

 

Sergio Parisse e i senatori: I senatori? Possono ancora andare avanti qualche anno. Gente come Zanni, Ghiraldini e Parisse giusto per fare qualche esempio. Però dipende da loro, dalla loro motivazione. Noi siamo disponibili ad andargli incontro. Parisse è un grandissimo giocatore, un grande leader, faremo di tutto per tenerlo in nazionale, ma dipende da lui.

 

Rapporto con franchigie: Il nuovo ct sarà molto presente ma non per insegnare, per capire. Deve esserci maggiore collaborazione, più programmatica. Forse se avessimo iniziato nei primi anni del 2000 ad avere le franchigie oggi avremmo risultato diversi.
I rapporti con Benetton non erano buoni qualche anno fa, oggi sono migliorati ma bisogna fare altri passi. La terza franchigia l’ho detto tante volte, è un nostro obiettivo (così come della Scozia), ma è ancora problematica e fino al 2019 non si può per contratti. Con che soldi? Nei prossimi 4 anni avremo un bilancio in crescita: oggi faremmo fatica, tra due o tre anni il panorama sarà diverso. Comunque c’è da risolvere il problema della logistica: l’idea è di farla a Roma ma dove la feremmo giocare?

 

Mondiale 2023: Sarebbe occasione per migliorare stadi, l’ideale sarebbe averne due a Roma. Londra, ad esempio ne ha tre. Il CONI ci sostiene in questo. Come ho preso le parole di Malagò? Dovevamo migliorare il ranking e lo abbiamo fatto, poi è normale che il presidente del CONI dica certe cose.

 

Nuova FIR, bilancio e nuova sede: Voglio che la FIR diventi un’azienda, è uno sforzo importante. Le federazioni sportive hanno una impostazione diversa: le aziende hanno centri di costo e responsabili per ognuno di essi, nelle federazioni sportive non è così. E guardate che cambiare la sede è importante anche da un punto di vista organizzativo, dovreste vedere come si lavora nella sede attuale… Il via libera del CONI per il finanziamento della struttura dovrebbe essere deliberato a novembre e se tutto va bene dal primo gennaio 2016 potremmo averla a disposizione. Il conto economico della sede è positivo, al movimento non costerà nulla. Ci sarà un esborso sui 70mila euro solo nei primi due anni. All’interno troverà spazio anche un’agenzia di viaggio al 100% FIR che ci consentirà di risparmiare molti soldi da un lato e di farcene guadagnare altri dall’altro. Poi affitteremo parte della struttura a terzi: la nuova sede è pensata per generare reddito, non per costare.
Il nostro bilancio è improntato per crescere, il 2015 è comunque un anno difficile perché con il mondiale non ci sono test-match e non sono previste alcune entrate internazionali.

 

Eccellenza, finali e interscambio con la Scozia: quest’anno le finali saranno come è stato negli ultimi anni e come è già stato deciso, si giocherà cioè in casa della squadra meglio piazzata in campionato. A partire dal 2016/2017 ho fatto la proposta di giocare in campo neutro, ma con un vantaggio tangibile per la meglo classificata in regular season.
Intascambio con la Scozia: ci stiamo lavorando ma è ci ono ancora tante cose da vedere e sistemare. La Romania ci aveva chiesto di prendere parte all’Eccellenza con una sua formazione ma non è una strada percorribile.

 

Mauro Bergamasco: farlo giocare o non farlo giocare… a Brunel non ho detto nulla, non ho fatto alcuna considerazione. Io spesso ragiono più con il cuore, lui invece ha fatto un ragionamento più tecnico, è prevalso più il raziocinio. Jacques ha fatto una scelta sofferta. Col cuore mi sarebbe piaciuto vedere Mauro in campo, ma il ct ha fatto giustamente le sue valutazioni.

 

Test-match di novembre 2016: gli All Blacks, giocheranno a Roma, la partita con il Sudafrica molto probabilmente invece si terrà a Reggio Emilia. La terza partita è ancora da definire sia per quanto riguarda gli avversari (una squadra di tier 2 che arriva dal Pacifico, ndr) che per la sede.

 

Seven e rugby femminile: teniamo molto al rugby femminile che cresce nei numeri in maniera esponenziale. Dobbiamo lavorare per strutturare meglio il movimento ma va detto che il ct Di Giandomenico sta facendo davvero un ottimo lavoro. Vogliamo però sviluppare anche il beach rugby, il wheelchair e ovviamente anche il Seven: per quest’ultimo bisogna lavorare molto sui ragazzi, giovani di 18-19 anni. Non ci poniamo obiettivi, ma dobbiamo crescere anche qui.

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