Se temi e dibattiti avranno al centro i problemi del Movimento Italia tutti ne guadagneremo qualcosa
La campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Federale e per la carica di presidenza FIR è ormai iniziata, magari non ufficialmente ma nei fatti è partita. Lunedì mattina abbiamo riportato le brevi dichiarazioni del numero uno federale in carica Alfredo Gavazzi, che ha fatto sapere che probabilmente si andrà a votare tra i mesi di novembre e dicembre 2016, piuttosto tardi rispetto alle previsioni: i presidenti uscenti tendono a fissare il voto un paio di mesi prima per lasciare meno tempo agli avversari. Poi nella serata della stessa giornata di lunedì la riunione di Rovigo dove le società venete presenti praticamente nella loro totalità hanno approvato al 95% (poco meno in realtà, ma si tratta di qualche numero decimale) un documento decisamente battagliero nei confronti dell’attuale gestione FIR. Battagliero in realtà è un eufemismo visto che inizia così:
“Le società aderenti alla FIR concordano nella necessità di affrontare e risolvere i problemi che a diversi livelli, negli ultimi tempi, si sono manifestati dentro il rugby italiano, pregiudicandone la possibilità di sviluppo e di risultati sportivi. Crediamo sia necessario aprire una nuova fase, che partendo da un’analisi attenta ed obiettiva della situazione esistente, porti ad una “nuova progettualità” di tutto l’intero movimento rugbystico Italiano.
Condizione per fare questo è il cambiamento, che va fatto utilizzando le risorse umane, le “molte capacità” di cui dispone il nostro rugby, che sono allo stato ignorate e deluse. Consideriamo pertanto il prossimo rinnovo della Presidenza e del Consiglio Federale nel 2016, un appuntamento fondamentale per il Rugby nazionale. Appuntamento che va riempito di proposte tecniche, organizzative, gestionali, a medio e lungo termine, con il necessario e fondamentale apporto e coinvolgimento di tutte le circa 600 società italiane affiliate alla FIR“.
Quello di Rovigo non era un passaggio formale per il fronte veneto, si è anzi trattato di un momento determinante: se quel documento fosse stato rigettato o se avesse ricevuto un “sì” timido nei numeri quell’alleanza probabilmente sarebbe morta al momento. Il patto invece tiene e la nota più politica se vogliamo è la certificazione di un salto di qualità di una coalizione che – come scrivevamo qualche giorno fa – si è trasformata da mero “cartello elettorale in sostegno della candidatura Zatta è andato oltre e ora si è cementato attorno a temi comuni, prima ancora che a nomi di candidati”.
E a questo proposito va segnalato che ieri il Valsugana ha tenuto a precisare la sua posizione con un comunicato dove si legge che “il Valsugana Rugby Padova, così come il Rugby Mirano, si sono astenuti dal voto (peraltro mai previsto prima dell’assemblea), non per contrarietà, ma – come recita correttamente il comunicato ufficiale del Comitato Regionale Veneto – per questioni di metodo, ritenendo di non potersi esporre con una presa di posizione prima del necessario passaggio all’interno dei rispettivi club e di un ulteriore confronto allargato”.
Lunedì infatti si è parlato di prospettive, fronti comuni, pezzi di programma ma non di nomi da candidare: da un lato perché stringi stringi bisogna vedere chi alla fine sarà dentro quell’alleanza, anche al di fuori dei confini regionali, dall’altro perché comunque non è forse così importante come nel 2012. Chiaro che il candidato alla presidenza ha il suo peso, ma quello che noi leggiamo in questo momento è un messaggio lanciato alle varie anime insoddisfatte di tutto il Movimento Italia, quale che sia la loro collocazione geografica. Se nel 2012 Amerino Zatta poteva essere visto come una sorta di imposizione dal Veneto al resto degli anti-gavazziani di ogni dove (ma i tempi stringevano, non c’era lo spazio necessario per una discussione in merito) l’impressione è che questa volta le cose siano diverse, anche se alla fine il candidato presidente fosse un veneto.
Basterà questo per spodestare Gavazzi? Ovviamente no. Battere un presidente in carica è lavoro arduo, tanto più se si parla di una istituzione al cui voto partecipano solo i tesserati. Serve un programma articolato, chiaro e concreto. Un programma fattibile. Non serve gridare al fallimento dell’avversario ma bisogna presentare numeri e studi che dimostrino che quel fallimento è concreto (ammesso e non concesso che sia così), perché di strepiti e slogan il rugby italiano non ne ha davvero bisogno. Quale che sia la parte da cui arrivano.
Tutto il nostro movimento deve comunque salutare con soddisfazione la nascita di una opposizione seria e concreta, perchè una buona opposizione – se anche dovesse rimanere minoranza – sprona chi sta al governo ad essere migliore, la mancanza di alternativa è invece mortificante e porta inevitabilmente all’atrofizzazione dell’intero panorama interessato. Il lungo anno che ci aspetta può essere una orribile e poco sensata battaglia di accuse e e personalismi, oppure diventare una grande occasione di dibattito da sfruttare sotto molteplici aspetti.
Non viviamo su una pianta, sappiamo benissimo che momenti di tensione ne vivremo parecchi, ma la nostra speranza è che vertano su temi veri e centrali per gli interessi del movimento e non (perdonateci il francesismo) su chi ce l’ha più lungo. Sarebbe una grande vittoria. E siamo sicuri che sia a portata di mano.
Il Grillotalpa
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