Un dirigente World Rugby fornisce alcuni dati: in tre anni i giocatori negli Stati Uniti sono cresciuti del 350%
Nel 2012 i giocatori di rugby nel mondo erano 5 milioni e 480, quest’anno toccheranno e supereranno quota 8 milioni. Una crescita enorme, certificata da Mark Eganm che in World Rugby ricopre il ruolo di head of competitions and performance e che ha rivelato questi numeri alla Reuters, e sottolinea con grande vigore l’esempio italiano: “La crescita del rugby italiano dà una immagine molto chiara e vivida dei passi avanti che sta facendo il nostro sport. Per decenni il rugby in Italia è stato uno sport di nicchia ma dopo aver raggiunto l’obiettivo dell’ingresso nel Sei Nazioni nel 2000 il numero di tecnici e giocatori tesserati è passato da 25mila a 110mila”. C’è poi il dato del rugby femminile, erano 600 atlete nel 2000 mentre oggi sono 7.200.
Egan parla poi dei progetti di sviluppo ovale in diversi paesi del mondo, dalla Mongolia, fino al Salvador, all’Ecuador passando per Stati Uniti e Giappone. Ma non solo: “In Europa nei paesi rugbisticamente con meno storia e tradizione come la Germania, l’Olanda, la Russia, Polonia e Malta abbiamo raddoppiato il numero dei giocatori. Abbiamo invstito 350 milioni di sterline in 120 paesi tra il 2009 e il 2016. La crescita del numero di giocatori in tutta Ovalia tra il 2012 e quest’anno è stata del 46% e l’88% di quel dato è composto da giovani, la crescita del numero degli adolescenti è del 29%. E’ un fenomeno familiare, mi verrebbe da dire, e riguarda un po’ tutti i livelli.
La crescita maggiore è stata probabilmente qulla degli Stati Uniti, dove il numero dei giocatori negli ultimi 3 anni è cresciuto del 350%. E poi c’è l’esempio del Brasile, dove nonostante le difficoltà il numero degli atleti è passato dai 13mila del 2012 agli attuali 420mila, un terzo sono ragazze: numeri forniti da Carlos Barbieri, presidente di Rugby South America.
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