Abbiamo parlato del buon momento dei bianconeri con coach Guidi. Che predica ancora tanto lavoro e chiede “killer instinct”
Nella settimana che ha stabilito il vincitore della Rugby World Cup 2015, con lo storico doppio successo iridato consecutivo degli All Blacks, si è registrata un’altra doppia vittoria consecutiva che interessa l’Ovalia italiana da vicino. Certo, le due cose non sono minimamente paragonabile, ma mai era successo che le Zebre vincessero due partite di fila. I due successi contro Edimburgo e Cardiff (quest’ultimo con un’altra prima volta, il bonus offensivo) hanno restituito l’immagine di una squadra che certo è ancora lontana dal miglior stato di forma e di gioco, ma che ha saputo fare una delle cose che più mancano al rugby italiano di alto livello: vincere le partite alla portata. Non solo, sabato a Parma contro i Blues le cose si stavano mettendo male con il giallo a De Marchi e una mischia ai cinque metri sull’esiguo vantaggio 19-15, ma la squadra ha saputo cogliere il momentum della mischia vinta per rigirare la partita tornando in carreggiata.
Delle due belle vittorie abbiamo parlato con coach Guidi. Che, manco a dirlo, ha esordito dicendo che il lavoro da fare è ancora molto…
Restano comunque due vittorie consecutive, le prime della storia per la franchigia
Sono delle Zebre work in progress, e i due risultati positivi sono da analizzare e leggere tra le righe. Contro Edimburgo la touche è stata deficitaria, contro Cardiff abbiamo avuto tante occasioni ma non abbiamo concretizzato. Dovevamo chiuderla prima, e tra l’altro la loro meta che ha riaperto la partita nasce da un nostro errore di possesso a ridosso della linea di meta ospite. Siamo stati bravi con quella mischia ai cinque, lì c’era tanta pressione.
La squadra però ha reagito, capendo che quello era il momento favorevole per portarla a casa. In passato ne abbiamo viste di partite perse malamente…
Senza quella mischia rischiavamo grosso. Ripeto, si tratta di imparare a concretizzare, ma sono difetti di gioventù, non dimentichiamo che la squadra è stata assemblata in estate con molti permyt.
Come si allena il killer instinct?
Sappiamo cosa ci manca per competere con tutti. Con lo staff stiamo insistendo sulla responsabilizzazione dei giocatori, facendo sì che capiscano quali sono le loro qualità, e tutti i ragazzi lo stanno recependo. Per il resto continuiamo con allenamenti più brevi ma intensi.
Ora sotto con gli Ospreys, squadra che ancora deve ritrovarsi. Che partita vi aspetta?
Sarà una partita durissima, e ne siamo consapevoli.
Come è stato il rientro dei nazionali in una squadra molto cambiata?
Sono rientrati in modo tranquillo, e consapevoli che venivamo da un’estate particolare in cui abbiamo lavorato molto. Hanno trovato un gruppo che lavora con intensità e in cui vi è affiatamento con lo staff. I 61 punti di Cardiff all’esordio sono stati un bello schiaffo, poi siamo rimasti in Galles per la partita della settimana successiva a Newport e devo dire che sono stati giorni belli, in cui il gruppo si è cementato.
Una parola su Carlo Canna…
Va lasciato tranquillo, perché farà bene lui così come faranno bene Padovani e Haimona. Sanno dove devono lavorare, e lo staff della nazionale li segue da vicino.
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