Sergio Parisse, futuro azzurro: “Spero di giocare in nazionale ancora uno o due anni”

In una intervista il terza linea fa sapere di aver ancora voglia di indossare la maglia dell’Italia. E dipenderà anche dal club

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Aveva promesso di far sapere presto che cosa avrebbe fatto con la nazionale, stasera Sergio Parisse ha parlato per la prima volta in maniera chiara del suo prossimo futuro. Al microfono di RMC Sport il capitano della nazionale azzurra e dello Stade Francais ha detto queste precise parole: “C’était probablement ma dernière Coupe du monde. Mais j’espère jouer encore 1 ou 2 ans en équipe nationale. Après, ça dépendra beaucoup de mon avenir, du club où je jouerai la saison prochaine. En tout cas, dans mon esprit, j’aimerais bien aider le groupe dans son parcours vers la prochaine Coupe du monde”.
Traduciamo? Il Mondiale inglese è stato probabilmente il mio ultimo torneo iridato, ma spero di poter giocare ancora uno o due anni con la nazionale. Certo – ha poi detto Parisse – questo dipenderà anche da dove giocherò, dal mio club ma spero di poter aiutare il gruppo verso il suo prossimo Mondiale”.
Parisse che poi ha parlato anche della “dipendenza” dell’Italia nei suoi confronti: “Il rugby è uno sport collettivo – ha detto alla trasmissione radiofonica che lo ha interpellato – ma allo stesso tempo posso essere un po’ il leader di questo gruppo”.

 

Sul suo futuro con il club è stato invece meno diretto, anche se è strettamente connesso al futuro azzurro: “A giugno sarò a fine contratto e sto studiando diverse opportunità. Ho appena compiuto 32 anni, sono ancora giovane, mi prendo il tempo necessario per riflettere sul mio futuro. Mi pongo delle domande, questo Mondiale non è stato semplice per me. E’ stato il mio quarto torneo iridato, ho messo assieme tanti caps con l’Italia. Ora molti club si interessano a me e la questione-nazionale si pone sempre, sono cose che sto analizzando”.
E il Mondiale 2019 è una porta lontana, quasi chiusa ma non del tutto: “Molto probabilmente quella in Inghilterra è stata la mia ultima Coppa del Mondo, un altro Mondiale è davvero difficile… però la porta non la chiudo”.

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