L’estremo ripercorre una lunga carriera e ripensa a cosa abbia imparato dalla maglia tutta nera…
Mils Muliaina, atteso in serata dalla seconda partita da titolare con la maglia delle Zebre, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui ripercorre la lunga carriera che lo ha visto indossare per cento volte la maglia All Blacks ( a proposito, per lui i freschi vincitori della RWC sono i più forti di sempre). Si parte con tutto ciò che quella maglia significa e con quanto insegni ai più giovani: “L’attitudine. Prepararsi all’allenamento come se fosse una partita […] E poi a prendersi cura dell’altro. Da ragazzo credevo che, se c’era un altro che voleva giocare estremo, io e lui eravamo contro. Poi capisci che questo non serve, che se tu aiuti lui poi lui aiuterà te e questo porta il meglio alla squadra“. Nella carriera con i tutti neri, è arrivato anche un incrocio con Jonah Lomu: “Ci ritrovammo nella nazionale Seven. Ero un ragazzino, lui mi parlava come se ci conoscessimo da anni […] mi ha insegnato a essere umile con la gente”. Una parola poi su cosa significhi la Haka (“un modo di mettermi in connessione con chi mi ha preceduto”) e su cosa abbia provato quando l’Italia girò le spalle anche a lui (“Non la presi come una mancanza di rispetto. Ogni squadra reagisce a suo modo”). Sul presente alle Zebre, Muliaina fa sapere che il contratto è di un anno con opzione per il secondo, e che alle Zebre l’ambiente è ideale: “Qui i ragazzi arrivano al campo sorridenti, scherzano, ascoltano musica, come in Nuova Zelanda. Al Connacht non era così…”. Tre nomi per il futuro azzurro: Carlo Canna, Edoardo Padovani e Tommaso Boni, che devono però imparare ad applicarsi sotto pressione.
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