Comprendere, vincere, perdere, creare un accordo con note diverse e due parole d’ordine: imparare e divertirsi. Sempre
L’allenatore degli All Blacks Steve Hansen ha parlato la scorsa settimana in occasione della “Connecting Coaches Convention” di Auckland, al termine della quale ha rilasciato una lunga intervista al NZHerald in cui ha parlato di cosa significhi per lui essere un allenatore. Un vero e proprio manifesto, che riproponiamo nei passaggi più significativi.
Tecnica, psicologia e pressione: c’è una forte componente di man-management che è estremamente importante. Hai a che fare con un gruppo di persone, tutti devono essere sulla stessa linea d’onda e da tutti vuoi la stessa cosa, che è una buona performance. Nel mio lavoro c’è molto di psicologia ed intelligenza emotiva: devi avere un’influenza positiva sulle persone, devi capire il mood dei tuoi ragazzi. Devi capire la persona: è un uomo di famiglia, o uno che ama più la solitudine…E in base a questo capisci la strada perché dia il massimo. Poi certo, devi conoscere il rugby, la tecnica e la tattica…Ma serve un equilibrio tra i due aspetti. I giocatori sono sottoposti a molta pressione, e alcuni possono reagire male se ne aggiungi anche te. Attraverso l’esperienza si impara a dosarla.
Multiculturalismo: nel nostro approccio il punto di partenza è uno solo, il team viene prima di tutto. I giocatori bianchi hanno le loro idiosincrasie, così come gli isolani e quelli di cultura Maori. Ognuna di queste culture ha delle differenze, ed è importante capirle. Capire la loro cultura permette di capirli come persone.
Sport e vita: lo sport è estremamente importante, e può essere uno strumento per risolvere anche problemi sociali. Molto nostro orgoglio e identità sono dirette conseguenze dei successi della nostra squadra. E per noi è una pressione in più, perché tutti si aspettano sempre un buon risultato. E devi essere preparato a rapidi cambiamenti: in dieci minuti potevamo perdere la semifinale contro il Sudafrica, per esempio. Ma non dimentichiamo che il rugby è un gioco, ed è per questo che lo amo ed è grazie a questo che mi emoziono. Ma non mi cambierà come persona e non mi definirà o etichetterà: è una parte della vita, ma è solo un gioco. Ci sono cose molto più importanti nella vita di ciascuno di noi, anche se ovviamente non voglio con questo sminuire il ruolo che ha per noi neozelandesi.
La sconfitta: è una cosa che odio da quando ho capito il concetto di vittoria e sconfitta, e ho dovuto imparare a controllare l’odio nei confronti delle sconfitte. Devi accettarla, e può insegnarti tante cose se la sai prendere nel modo giusto. Poi però ho un grande amore per la vittoria. E la cosa più importante nello sport è capire cosa ti ha fatto ottenere una vittoria. Un errore che abbiamo fatto è stato quello di dire e pensare che la vittoria non fosse importante: è un istinto naturale, anche nei più piccoli.
L’arte di allenare: allenare significa facilitare la performance dell’ambiente i cui sei coinvolto. Questa è la punta della piramide. La base è imparare e divertirsi. Se c’è troppo insegnamento, come guardare partite fino a notte fonda, allora c’è poco divertimento. Anche una risata, per dire, è una cosa incredibile, e anch’io posso essere al centro di una battuta o di uno scherzo. La performance è un accordo, come ogni aspetto della nostra vita. L’arte dei allenare è proprio questa: hai a che fare con atleti molto motivati, ma devi creare l’ambiente che li ispiri per canalizzare al meglio quella motivazione sia per imparare che per divertirsi. E poi è un accordo anche dal punto di vista tecnico: lavori una settimana con dei giocatori, ma dietro c’è un lavoro di mesi che devi trasmettere in pochi giorni di raduno. E devi mettere assieme giocatori di cinque diverse squadre, ognuno con abitudine diverse dentro e fuori dal campo.
Imparare sempre: si impara da qualunque cosa. Se la tua mente è aperta, da ogni persona puoi imparare. Se non lo sei, allora non imparerai niente dalla vita. Bisogna essere positivi da questo punto di vista. E poi impari se accetti i tuoi errori e capisci di aver sbagliato.
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