Abbiamo intervistato Paul Feeney, oggi assistente di Tana Umaga, ma per una vita tecnico per l’Academy
Paul Feeney è un ex giocatore del North Harbour NPC (molto prima della nascita del Super Rugby), prima di approdare nella seconda divisione francese come allenatore/giocatore. Da qui una lunga gavetta come allenatore prima per il Takapuna Rugby Club ad Auckland, poi assitente per il North Harbour NPC, la squadra Ricoh in Giappone, la nazionale delle Fiji come asistente di Wayne Pivac, la nazionale a 7 delle Fiji con cui ha vinto un mondiale, poi di ritorno in NZ con il Poverty Bay Heartland Championship, poi nel Bay of Plenty come manager dell’Alto Livello e allenatore dell’attacco e difesa per l’ITM Cup team, fino ad approdare ad Auckland Rugby dove è stato allenatore in seconda di nuovo sotto Wayne Pivac e poi capo allenatore quando Pivac ha accettato il ruolo agli Scarlets nel Pro12. Da novembre è assistente allenatore dei trequarti e skills coach scelto da Tana Umaga per i Blues. Lo abbiamo incontrato per parlare un po’ di rugby di base, sviluppo giocatori e ITM Cup.
Che importanza ha per te iniziare come allenatore di club, poi passare al Province Rugby prima di approdare in una franchigia del Super Rugby qui in Nuova Zelanda?
Allenare non è diverso da ogni altro lavoro. Prima devi fare un periodo di apprendistato come un elettricista o avvocato, che serve per capire come è il lavoro e in che cosa consiste. Non è quanto tempo sei in una posizione, ma è importante capire che bisogna iniziare al giusto livello e salire la scala, e solo quando si arriva in alto, dopo anni di gavetta, si possono gestire in completa tranquillità varie aree del ruolo che possono andare dalla gestione del personale, fino alla gestione di errori di selezione di giocatori, capire e instaurare leadership. Se si va direttamente in alto, per esempio accettando un ruolo presso una franchigia o peggio una nazionale senza apprendistato è come costruire una casa senza avere nessuna conoscenza delle teniche di costruzione. La casa è destinata a crollare. Ci sono tanti esempi di bravi allenatori che hanno scelto scorciatoie e magari dopo due anni non hanno trovato i giusti risultati e la carriera è praticamente finita. Non avevano la preparazione giusta che include iniziare con una squadra senior di club o magari a livello U20. Puoi anche essere un buon giocatore, e probabilmente quello ti permette di mettere un piede già nella porta, ma senza una adeguata preparazione non si può non solo allenare ma portare avanti un gruppo di uomini e tutto ciò che questo include per vincere.
Che tipo di lavoro hai fatto negli ultimi 4 anni a capo della squadra ITM Cup di Auckland per utilizzare al meglio tutto il talento che questa regione offre?
Nel primo anno come assistente di Pivac ero solo part-time quindi mi occupavo principalmente della squadra nella ITM Cup. In quel periodo abbiamo lavorato molto poco con l’accademia di Auckland Rugby. Dal secondo anno in poi sono diventato allenatore a tempo pieno e parte del mio ruolo era lavorare assiduamente con i ragazzi della accademia regionale, quindi ragazzi tra i 18 e i 20. Principalmente su tutti gli aspetti tecnici del gioco, quindi ore spese su skills come ricezione e passaggio, palla in contatto, placcaggio, pulitura. Quindi c’è molta enfasi su quei giovani già individuati come bravi per farli migliorare. Poi abbiamo aggiunto ancora più lavoro, per esempio programmi di Strength & Conditioning durante il fuori stagione (novembre- gennaio) per abituarli a ciò che potrebbero, anzi dovrebbero, affrortare come giocatori professionisti.
Negli ultimi due anni sono diventato capo allenatore e avevo il compito di supervisionare il lavoro in accademia in relazione alla squadra ITM Cup, ma anche il lavoro fatto con il settore internazionale della Accademia che ci ha permesso di trovare giocatori argentini e giapponesi che abbiamo inserito nelle nostre rappresentative (Kaito Shigeno selezionato da Paul come mediano di mischia per la stagione ITM Cup 2015 èuscito dalla accademia internazionale di Auckland). In più sono stato allenatore di Auckland Sevens Men per due anni e skills coach per la squadra femminile. Il tutto mi ha permesso di visionare giocatori in vari ruoli e a vari livelli. E’ giusto dare una mano a differenti aree della nostra federazione, contribuire dove possiamo.
Quindi il ruolo dell’allenatore di ITM Cup in Auckland è anche un po’ il Director of Rugby, che necessita di monitorare quello che è lo sviluppo dei giovani?
Assolutamente. Abbiamo un direttore della accademia che gestisce i ragazzi. Insieme ci sediamo e scegliamo quali siano i ragazzi che meritano di entrare in accademia, decidiamo il programma dal punto di vista tecnico a cui i ragazzi vengono sottoposti, e decidiamo anche i contratti per questi giovani. Io come capo allenatore decido quali devono essere messi sotto contratto per farli salire di un gradino in ITM Cup. E’ tutto legato a ciò che noi chiamiamo il piano di successione senza il quale non si potrebbe poragrammare a medio/lungo termine.
Con l’avvento del Super Rugby, il rugby di provincia in Nuova Zelanda ha cambiato faccia. L’ITM Cup ha giocatori sempre più giovani ed Auckland ha appena fatto esordire ben 17 giocatori tra i 20 e i 21 anni. Come si possono gestire giocatori così giovani in una competizione semi-professionistica?
Li monitoriamo e facciamo un grande lavoro di preparazione nella nostra accademia. Hanno giocato ed esordito perché abbiamo capito che erano pronti per fare il salto di qualità. Il problema è che questi ragazzi vogliono tutti essere All Blacks, lavorano per poter essere selezionati e far parte un giorno della nostra nazionale. Se non vedono un percorso che li porti in alto verso i 24 anni lasciano il rugby kiwi per approdare con contratti altissimi in Europa o Giappone. In passato erano i 27enni a partire. Vanno a vivere all’estero per una esperienza di vita e mettere da parte i soldi per comprare casa e magari mettere su famiglia. Ed è questo il motivo per cui le squadre di ITM Cup hanno giocatori sempre più giovani anno dopo anno.
In un certo senso però vi spinge anche a trovare sempre più talento per sopperire a chi abbandona il nostro rugby. Vai di persona a vedere i giocatori magari nelle scuole?
Auckland Rugby ha quattro persone che si occupano di monitorare ogni settimana il lavoro fatto nelle scuole. Abbiamo inoltre il Blues U18 Camp che ogni anno seleziona i migliori diciassettenti delle tre provincie di Auckland, North Harbour e Northland e ci dà una vera indicazione dello stato di salute dle nostro rugby. Questi sono i migliori ragazzi delle scuole superiori e noi allenatori delle ITM Cup facciamo parte dei panel che si occupano della parte tenica del camp, portando avanti sessioni di allenamento per una settimana circa. E’ tutto sotto il nostro programma di identificazione del talento che racchiude anche la nazionale Scuola Superiore e i Barbarians Scuola Superiore dove Auckland ha parecchi ragazzi che vengono selezionati e ci permette di verdeli giocare in vere partite con squadre straniere. Di solito ho gente che registra le partite dei miei giocatori di ITM Cup mentre giocano per il proprio club e mi permette poi quando le analizzo di vedere una faccia nuova, un nuovo nome. Mi piace molto il College Rugby ma ha il calcio d’inizio come Club Rugby per cui non posso andare spesso.
Le scuole di Auckland sono tra le migliori?
Assolutamente sì. Ed è un altro motivo per cui Auckland ha la squadra di ITM Cup più giovane del 2015. Abbiamo tante scuole nella nostra regione, ma soprattutto tante ottime scuole di rugby con ottimi allenatori che trovano e si occupano di portare avanti e sviluppare questi ragazzi. Non è un segreto che altre provincie, ma anche altri sport come la rugby league australiana, sono presenti costantemente alle partite dei nostri ragazzi. E per tenerli con noi, dobbiamo offire un contratto quanto sono molto giovani.
Auckland ha circa 30-35 ragazzi nella Accademia. Qual è la percentuale di ragazzi che Auckland perde annualmente?
In questa edizione 12 squadre, compresa Auckland, hanno giocatori che sono un prodotto del nostro sistema di sviluppo. Non è frustrante perché alla fine Auckland ha un bacino di talento che è matematicamente enorme per poter tenere tutti i ragazzi nella ragione, quindi è normale che alcuni decidano di tentare fortuna altrove. Se hai gente come Fekitoa o Akira Ioane di fronte a te è normale che alcuni di questi ragazzi cerchino contratti dove possono giocare come titolari. E’ l’era del rugby professionistico.
Parlaci della mediana dei Blues, tallone d’achille per molti anni di questa franchigia
Come mediani di mischia abbiamo Bryan Hall che ritorna dopo un anno di infortuni e giocò molto bene all’inizio con i Blues. Sam Nock è un ragazzino, è considerato il numero uno in Nuova Zelanda nel suo ruolo a livello scuola superiore, un talento che darà delle ottime prestazioni e poi dal Tasman è arrivato Billy Guyton che ha uno stile molto diverso dagli altri due. Infatti non vogliamo giocatori simili nelle stesse posizioni: ha un ottimo gioco al piede, è piu grosso e un po’ più rozzo e può anche giocare come centro.
Come aperture abbiamo Ihaia West che in mio modesto parere ha un set di skills fantastico e lo ha dimostrato con Hawkes Bay in ITM Cup: è veloce, gli piace giocare piatto e portare la palla sulla linea, ottimo passaggio, ottimo al piede. Ha avuto un inizio un po’ traballante in Super Rugby e quest’anno ci aspettiamo il salto di qualità. Poi c’è Matt McGahan, che può giocare 10, 12 e 15. Giovane, grande comunicatore in campo, ha avuto un piccolo assaggio di Super Rugby. Pierce Francis che ha vuto esperienza con l’Edimburgo, ottimo in difesa e al piede. E ultimo acquisto il nazionale giapponese Male Sa’u che ritorna ad Auckland dopo un brillante mondiale in Inghilterra. Detto questo c’è molto ancora da lavorare non solo con questi giocatori, ma anche con tutti gli altri trequarti. E fa parte del mio ruolo curare i particolari tecnici delle skills delle aperture e il resto dei trequarti.
I giocatori che diventeranno delle star in questo Super Rugby?
Ce ne sono piu’ di uno che hanno quello che noi chiamiamo il fattore X. Tipo i fratelli Rieko e Akira Ioane che sono formidabili, con loro Blake Gibson. L’importante è comunque fare in modo tale che prima di tutto la mischia, ed in particolare i 5 davanti, lavorino bene per poter permettere ai trequarti di esplodere. I nostri giocatori più anziani nei 5 come Charlie Faumuina, Jerome Kaino, James Parsons devono prendere questa squadra mano e far un vero salto di qualità.
di Melita Martorana
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