Un film del 2013 racconta la vicenda del cantante d’opera Paul Potts. Tra club storici, cimeli ed infortunati eccellenti
“Paul, però, mi ha detto che lei è stato un ottimo giocatore di rugby”, gli fa Julie-Ann, la fidanzata di Paul. Roland, il papà di Paul, s’inorgoglisce: “Una volta ho fratturato la clavicola del grande Gareth Edwards”. E, ispirato, recita: “Lui correva sull’ala…”. Ma il racconto dev’essere un classico, se Yvonne, la moglie di Roland, e lo stesso Paul continuano, insieme, a descrivere l’azione: “…pronto a tagliare al centro…”. Roland fa una smorfia, indispettito, poi insiste, fiero: “Ebbi la prima pagina del South Wales Angus”. La mostra, è incorniciata alla parete, e il titolo recita: “Welsh rugby hero’s career threatened by horror injury”, la carriera dell’eroe del rugby gallese minacciata da un terribile infortunio. E Roland commenta, convinto, senza cogliere l’ironia di quel titolo sul suo placcaggio: “Il mio giorno di gloria”.
“L’opera della mia vita” (il titolo originale è “One Chance”, una sola opportunità) è un film del 2013, diretto da David Frankel, e narra la vera storia di Paul Potts, inglese di Bristol trapiantato in Galles a Port Talbot, ragazzino perseguitato dai bulli ma dotato di una voce speciale, tanto che da operaio in una fonderia e venditore di telefonini diventa cantante d’opera. James Corden interpreta Paul, Alexandra Roach è Julie-Ann, Julie Walters fa la mamma e Colm Meaney il papà di Paul. Sessantadue anni, irlandese di Dublino, nella filmografia opere come “The Snapper” e “Due sulla strada” nonché la serie di “Star Trek”, Meaney ha un’autentica passione per il rugby: “Ogni volta che torno a casa, ho due sogni: andare al pub a bere una Guinness e allo stadio a vedere il Leinster”.
Storia gallese più attore irlandese, uguale rugby. Tant’è che alcune scene del film sono state girate nella sede del Baglan Rugby Football Club di Port Talbot, che gioca nella Division Five South Central ed è nell’orbita degli Ospreys; che alle spalle di Roland, mentre ricorda il placcaggio su Gareth Edwards, in un bacheca sono esposte coppe, trofei, statuine, foto dei Dragoni e ritagli di giornali; che uno dei bulli viene “salvato” dallo stesso Roland solo perché poi si è rivelato un buon giocatore di rugby. E per quello che può valere il mio giudizio, è una commedia ben fatta e ben interpretata.
Ma che soddisfazione quando il rugby esce dal campo ed entra in un film, o in un libro, o in una canzone. Ma che orgoglio quando un Gareth Edwards ha lo stesso peso ed evoca la stessa magia di un Pelé o di un Eddy Merckx. Ma che piacere quando si scopre che un attore come Colm Meaney sogna una Guinness al pub Fagans e una partita del Leinster alla RDS Arena.
Tutto qui. E buon 2016 a Ovalia.
Di Marco Pastonesi
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