Il giocatore del Mogliano rilascia la sua prima intervista dopo i terribili fatti del 13 novembre
“Ero con mia sorella e tre amici davanti al ristorante, non eravamo seduti, eravamo lì davanti nella strada, ci stavamo spostando per andare in un altro posto. In questo ristorante non c’è la coda. Le persone lasciano il numero di cellulare, aspettano e intanto vanno a bere qualcosa al “Café Carillon”, il locale che si trova a dieci metri da lì e poi quando ricevono la telefonata tornano indietro. Di solito funziona così. Quella sera ci avevano detto che c’era almeno un’ora e mezza d’attesa così avevamo scelto di andar via e cambiare posto». Solo che quando si sono girati di 180 gradi e hanno dato le spalle al locale se lo sono trovati davanti. L’attentatore. Con in mano il kalashnikov. Quell’uomo ha guardato Aristide dritto negli occhi prima di fare fuoco. Dieci secondi interminabili che a fatica usciranno dalla memoria dello sportivo. Poi i colpi. Uno gli ha perforato un polmone, e mentre cadeva a terra l’attentatore ha sparato ancora. Una raffica di Kalashnikov che l’ha colpito alla gamba e alla caviglia. Tant’è che Aristide è stato operato e dovrà fare altre operazioni prima di rientrare in campo. Per ora si muove ancora con le stampelle.
Così il Corriere Veneto ha raccolto la testimonianza di quel terribile venerdì 13 novembre che ha colpito Parigi e rischiato di spazzare via anche la vita di Aristide Barraud, il giocatore del Mogliano protagonista suo malgrado degli attacchi terroristici che un paio di mesi fa hanno colpito la capitale francese.
Lui dà appuntamento a tutti per la prossima stagione, garantendo che per allora sarà al 100%: “stare fermo per me è difficilissimo. Mi mancano il campo, gli allenamenti. Però prendo tutta questa voglia questa frustrazione le tengo dentro di me per il momento giusto”.
Infine l’amore della sua città , rimasto incondizionato, nonostante tutto: “Parigi rimane la mia città, che amo come si ama una persona, con tutte le sue caratteristiche, quelle belle e quelle brutte. Con i suoi umori e le sue contraddizioni. Questo evento terribile non ha cambiato questo amore, direi che l’ha rinforzato. Non vedo l’ora di poter tornare a Parigi, libero, senza stampelle”.
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