Nubi nere sulle Zebre? Sembra di no. Ma il problema di fondo resta

Fonti interne della società smentiscono a OnRugby che il collegio sindacale avrebbe “chiesto lumi sui conti”

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Ogni tanto da Parma, lato Zebre, arrivano notizie che lasciano presagire un temporale se non addirittura una tempesta, non dissimile da quella che qualche anno fa spazzò via gli Aironi. Non sempre però i nuvoloni portano uragani con sé.
La notizia di oggi – riferita da Rugby 1823 – è che il “collegio sindacale del club avrebbe chiesto lumi sui conti della società”. Importanti fonti interne al club contattate da OnRugby hanno smentito la notizia, anche se non hanno escluso a priori che un singolo consigliere possa avere avanzato la richiesta, come peraltro è nei suoi poteri. Vedremo se la società deciderà di prendere una posizione ufficiale.
Come è noto il bilancio delle Zebre è una specie di mistero, esiste ovviamente ma nessuno (al di fuori di poche persone e uffici ben determinati) ne ha mai visto una versione da cui si potesse desumere un qualche cosa. E per par condicio dobbiamo sottolineare che non abbiamo mai visto nemmeno un bilancio del Benetton Treviso.

 

Tutto legittimo stante le norme vigenti ma sicuramente una prassi che non aiuta la trasparenza e la chiarezza. Come stanno quindi oggi le Zebre? Forse addirittura meglio di qualche mese fa: dopo l’ingresso dei privati il composito gruppo di consiglieri si era diviso sostanzialmente in due fazioni che però con il passare delle settimane si sono riavvicinate rendendo la gestione societaria un po’ meno bizantina. Ascia di guerra sotterrata? Forse, magari è solo una tregua, magari no, ma a dircerlo sarà solo il tempo.
Ad aiutare sono sicuramente i risultati del campo, che mostrano finalmente un po’ di cielo sereno e che soprattutto lasciano ben sperare per il futuro: un’altra stagione di risultati sportivi in linea a quelli attuali, se non addirittura migliori (che è quello che speriamo tutti) potranno dare una spinta al processo di creazione dell’assetto societario tuttora in corso e ben lungi dall’essere terminato.

 

Qualche mese fa un gruppo di soci sono entrati nelle Zebre e con circa 300mila euro ne hanno acquisito il capitale sociale. Zebre private? Per nulla, oggi c’è anche una partecipazione “altra”, ma il cordone della borsa con onori e oneri è sostanzialmente quasi tutto in carico alla federazione. Non possiamo trattare le Zebre come un club privato, non lo sono.
Certo l’intenzione è quella, ma la strada è lunga e servono molto più di 300mila euro una tantum, servono investimenti di almeno un paio di milioni ogni anno. E ancora così bisognerebbe comunque ricorrere ancora ai contributi federali.
Ma quello delle Zebre è un caso che ci consente di accendere i fari sul ritardo “industriale” del rugby italiano, anche nei suoi aspetti di elite. Nei prossimi mesi colpi di coda e momenti difficili non mancheranno, di questo siamo certi, ma anche per la tempistica dell’ingresso dei soci “privati” si sapeva che la prima fase di questo 2016 sarebbe stata complicata. Al momento possiamo però forse dire che le cose stanno andando forse anche un po’ meglio di quanto non ci si poteva aspettare. Ma diciamolo sottovoce e soprattutto aspettiamo di vedere quanta e quale acqua passerà sotto i ponti, che il rugby italiano ci ha abituato a cose che voi umani…

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