Top 14, c’è un problema infortuni: in tre anni i casi sono aumentati del 40%

Da uno studio congiunto LNR e FFR emergono dati preoccupanti. Tallonatori ed aperture i ruoli più colpiti

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Lo studio è relativo soltanto al Top 14, in quanto commissionato dalla LNR e dalla Federazione francese, ma i numeri emersi da una ricerca compiuta sugli infortuni nel massimo campionato transalpino durante il triennio 2012-2015 non possono che richiamare l’attenzione dell’intero mondo ovale, soprattutto in un periodo storico in cui l’integrità fisica dei giocatori è sempre più oggetto di dibattito. L’indagine condotta Oltralpe, infatti, ha portato alla luce la considerevole cifra di 2.208 infortuni occorsi in tre stagioni ad atleti del torneo francese, con una media (considerando i 561 match disputati) di quasi quattro giocatori a partita costretti ad uscire dal campo per problemi fisici e – soprattutto – con un incremento del 40% dei casi nel corso del periodo di riferimento.

 

Il reparto più interessato? La prima linea con il 26% di ko, mentre il tallonatore è risultato il ruolo più soggetto a problemi fisici nei tre anni presi in considerazione, essendo primo nelle classifiche degli infortuni al collo, al viso, al ginocchio e delle ferite sanguinanti e secondo per quanto riguarda concussion e infortuni alla spalla. E le cause, inevitabilmente, sono da individuare nella continua evoluzione dei numeri due e, più in generale, anche dei piloni, chiamati ad una mole di lavoro enorme non solo in mischia chiusa ma anche in giro per il campo. Tra gli stessi piloni, inoltre, spicca la sostanziale differenza negli infortuni al collo tra il loosehead (26) e il tighthead (13). Gli altri due ruoli estremamente interessati dall’indagine sono i mediani che, insieme alle prime linee, rappresentano il 43% del totale pur essendo solo cinque giocatori su quindici. In particolare, vanno rimarcate le 24 occasioni in cui un mediano d’apertura è dovuto uscire dal campo a causa di una concussion: un dato tanto significativo quanto poco sorprendente, in virtù delle strategie difensive spesso e volentieri mirate a bloccare in modi leciti e non il numero 10 avversario, anche con placcaggi dal lato cieco in evidente ritardo ed a pallone già scaricato. Alla stessa maniera potrebbe essere interpretata la statistica sugli infortuni al collo delle stesse aperture, ben 26, a pari merito con i già citati piloni sinistri.

 

Per quanto riguarda gli infortuni nello speficico, dall’indagine si evince come le commozioni cerebrali siano rimaste pressoché invariate nel corso dei tre campionati (38 nel 2012/2013, 36 nel 2013/2014, di nuovo 38 nel 2014/2015), mentre sono diminuite le ferite sanguinanti (-22%) e i traumi al viso (-27%). L’altra faccia della medaglia, tuttavia, ci ricorda come siano aumentati in maniera esponenziale gli infortuni alle mani (+250%, dai 2 del 2013 ai 7 del 2015), alle ginocchia (da 25 a 41), alle caviglie (da 19 a 35) e alle spalle (da 20 a 31). I numeri, insomma, parlano chiaro: gli infortuni (nella fattispecie in Francia, ma presumibilmente un po’ ovunque) continuano a crescere. Approfittando della pubblicazione dello studio, il presidente della commissione medica della LNR Bernard Dusfour ha invitato a “rispettare alla lettera i regolamenti nelle ruck” e a “non far giocare chi è infortunato”. Facile a dirsi, più difficile a farsi.

 

Di Daniele Pansardi

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