Quali scenari possibili dopo l’addio di Romanini? Il più plausibile è che le carte in tavola non cambino un granché
Lo scorso 30 novembre davamo notizia di alcune indiscrezioni che avevamo raccolto circa le possibili dimissioni di Gianluca Romanini dalla carica di presidente delle Zebre. Indiscrezioni infondate in quel momento, ma non di molto: Romanini ha lasciato ieri sera e con lui anche il vicepresidente Egidio Amoretti.
Che succede alle Zebre (ah, quante volte ci siamo fatti questa domanda negli ultimi anni…)? In realtà non molto di nuovo: lo scontro interno tra le varie fazioni del gruppo dei “privati” è tornato a salire di livello (evidentemente la “tregua” di cui parlavamo qualche settimana fa è saltata) ma qui va fatto subito un distinguo, ovvero che le Zebre, checché se ne dica – anche in queste ore – non sono una franchigia “privata”. La cordata di imprenditori parmigiani intervenuta qualche mese fa ha rilevato il capitale sociale (poco più di 300mila euro), un esborso una tantum, e poi più nulla o quasi. Come è noto la FIR versa 4 milioni annui nelle casse delle Zebre, quindi torniamo a chiedere: quando si dice di Zebre private di cosa si parla? Per soprassedere sul chi davvero prende le decisioni per la franchigia bianconera: Romanini? Il Consiglio? A Parma non ce ne vogliano, ma se diciamo che volante e cassa delle Zebre sono negli uffici federali non diciamo nulla di clamoroso. Anzi.
Si dirà che nemmeno a Treviso i Benetton versano più soldi della FIR, ma lì il privato mette le strutture e altro per una cifra di almeno 2 milioni di euro, panorama decisamente un po’ diverso.
E ora? Le opzioni sono diverse. La prima dice che cambierà il presidente, magari tra qualche mese anche la “geografia” del CdA, ma le cose continueranno più o meno come oggi. Ipotesi questa che è forse la più probabile, vista anche l’incombenza delle elezioni federali.
Opzione due: l’ingresso di nuovi soci privati, che portino soldi veri, quel milione di euro almeno (due sarebbe l’ideale) ogni anno per poter dar vita a una vera fase progettuale che vada al di là del ristretto orizzonte di una stagione alla volta. Cosa però improbabile: sono anni che questo genere di intervento privato viene invocato a vuoto, non vediamo perché ora dovrebbe accadere qualcosa di diverso. Ovviamente speriamo di essere smentiti.
Infine c’è la possibilità che a intervenire sia ancora una volta la FIR. Possibile, probabile, ma la cosa ha controindicazioni: da un lato – come già dicevamo prima – la vicinanza delle elezioni potrebbe essere un freno perché il movimento di sicuro non gradirebbe uno spostamento di capitali che ancora una volta andrebbe a favorire l’elite e non la base. Senza contare che non è che la federazione in questo momento navighi nell’oro, ogni cambiamento in crescita nelle voce “uscite” può portare problemi. E poi c’è Treviso: le relazioni sono sicuramente migliorate ma le spine di oggi e di ieri non mancano e un milione (o più) messo solo sul piatto delle Zebre procurerebbe nuove frizioni.
Non dimentichiamo infine che un nuovo intervento economico FIR potrebbe portare a quello che da tempo si mormora a mezza voce, ovvero un possibile “trasloco” delle Zebre, magari qualche chilometro più a nord… Parma ha avuto anni e occasioni per dare linfa e sostanza alle Zebre e non c’è riuscita: qualcuno in FIR potrebbe pensarla così, alzare le mani e prendere atto di una situazione che è quella che è e dire che quello che lì si poteva fare è stato fatto. E che il territorio non ha risposto. Cosa quest’ultima – la risposta del territorio, intendiamo – che ci pare oggettiva. Però questa ci sembra una ipotesi impraticabile al momento, almeno in tempi stretti.
Non ci resta che attendere il CdA che si terrà in via straordinaria nel volgere di qualche giorno. Non sarà definitivo, ma qualche prima indicazione la darà.
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