Da ovale a globale: il rugby che con decisione esce dalla propria nicchia

Rugby Europe ha lanciato la piattaforma che trasmetterà 16 tornei in diretta streaming. La competitività è lontana, ma intanto…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Con la Rugby World Cup 2015 è andato in archivio un anno d’oro per Ovalia e i numeri da record raggiunti dall’ottava edizione della competizione iridata lo testimoniano. I 120 milioni di telespettatori che hanno seguito la finale tra All Blacks e Australia, i 2.474.584 ticket staccati per i 48 match disputati e il surplus economico di circa 80 milioni di sterline per World Rugby e 15 per la RFU, sono il coronamento della rapida ed intensa accelerazione che il massimo organismo di Ovalia ha impresso al mondo della palla ovale. E in anni di profonda trasformazione del rugby, con il lancio di nuove competizioni come il Pro Rugby statunitense e l’apertura di quelle esistenti a nuovi paesi (e mercati), una delle battaglie decisive per evitare che il rugby si atrofizzasse nella propria nicchia di autoreferenzialità si è giocata su un terreno che tocca da vicino tutti noi tifosi, appassionati e addetti ai lavori: quello della sempre maggiore fruibilità del rugby, che mai è stata così estesa come nel dopo Mondiale 2015.

 

La volontà di estendere la platea di appassionati, del resto, è stata chiara fin dal lancio dell’imponente Rugby World Cup Trophy Tour, che nei mesi precedenti al kick off iridato ha portato la Webb Ellis Cup in giro per tutto il mondo (noi abbiamo seguito il passaggio in Italia). Ma è con alcune iniziative lanciate nel dopo Mondiale che questo processo ha conosciuto tappe fondamentali, decisive per il futuro sviluppo del rugby. L’ultima in ordine di tempo è stata presentata da Rugby Europe ad inizio febbraio prima dell’avvio dell’European Nations Cup, quando il Presidente Octavian Morariu ha annunciato il lancio della piattaforma streaming rugbyeurope.tv dedicata alle federazioni Tier Two e Three europee e da cui saranno trasmesse live tutte le competizioni organizzate da Rugby Europe, a partire dall’European Nations Cups e passando per l’U18 European Championships e le tappe maschili e femminili delle 7s’ Grand Prix Series. La cifra totale che si legge sul comunicato ufficiale è di 70 match internazionali distribuiti in 16 competizioni. E l’offerta comprende anche la possibilità di rivedere le trasmesse partite in un momento successivo come contenuto on-demand. “E’ il nostro primo passo per aumentare la visibilità delle nostre squadre – ha dichiarato Morariu – Vogliamo aumentare le dimensioni e la reale portata della nostra organizzazione. Questa piattaforma permetterà a nazioni come Georgia, Romania, Russia, Spagna, Portogallo e Germania di avere una visibilità paneuropea simile a quella del Sei Nazioni”. Dell’importanza della disponibilità di rugby in diretta streaming, del resto, ne aveva parlato anche il CEO della federazione a stelle e strisce Nigel Melville in una recente intervista, a proposito del lancio della piattaforma online da cui saranno trasmesse le partite del nascente Pro Rugby 2016, il primo campionato ovale pro degli Stati Uniti che prenderà ufficialmente il via il prossimo 17 aprile. Se a tutto ciò sommiamo che da tre stagioni tutte le partite di tutte le tappe delle Sevens World Series sono disponibili in diretta streaming (passaggio necessario anche per il ritorno olimpico della palla ovale) e che, per fare un esempio più vicino a noi, che anche le partite degli Azzurri nel Sei Nazioni sono da questa stagione disponili on-demand, possiamo facilmente concludere che mai come oggi la disponibilità di palla ovale è estesa e gratuita. Per riuscire a spodestare All Blacks & Company dai vertici sportivi di Ovalia ci vorrà ancora tanto, tantissimo tempo. Ma fare in modo che sempre più persone possano condividerne i successi è già di per sé un passo importante.

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