Il tecnico della Nazionale in una lunga intervista ripercorre alcuni degli aspetti più controversi della sua gestione
In occasione di un incontro pubblico a cui ha partecipato la Nazionale italiana con lo staff, coach Brunel ha concesso un’intervista ad Alessandro Cecioni e pubblicata da diversi quotidiani. Il tecnico transalpino ha parlato di tantissimi temi, a partire dai tanti giovani coinvolti nel suo ultimo Sei Nazioni da ct dell’Italrugby. “Di una cosa sono orgoglioso. Sono sicuro che questi ragazzi che abbiamo portato in Nazionale non sono rimpiazzi provvisori da tre-quattro partite, ci sono dei buoni giocatori, dei giovani che possono fare 80 caps – dice Brunel – Io dico che abbiamo dei buoni giocatori. Prendete Canna, per esempio […] è un giocatore di qualità. Peccato che sia arrivato all’alto livello un po’ più tardi di quanto previsto”. Ritardo dovuto al fatto che lo staff azzurro aveva chiesto che Canna durante lo scorso Sei Nazioni venisse provato come permit alle Zebre, e invece “al suo posto fu convocato uno straniero del Mogliano. Una scelta sbagliata”.
Altri nomi su cui Brunel si sbilancia sono quelli di Bellini (“E un grande giocatore, ha fisico, tecnica, coraggio […] Ma faccio una previsione: andrà a giocare all’estero, ne sono sicuro“) e Lovotti (” un altro che avrebbe dovuto arrivare all’alto livello un anno prima […] ha preferito restare una stagione in più a Calvisano per vincere un altro scudetto. Un po’ di immaturità”.
Il tecnico francese parla poi del rapporto con le franchigie. E le parole sono di quelle chiare, a partire dalla Zebre e dalle loro “scelte che andavano contro le nostre”: primo errore non confermare la guida tecnica di Franco Tonni nel passaggio dagli Aironi, secondo tesserare un giocatore come Muliaina (“Serve? Ha giocato due partite, fa squadra? Insegna? Io ho allenato Dan Carter al Perpignan, è venuto per sette mesi, ha preso 700mila euro ma lo stadio era sempre pieno, allo shop c’era una coda di 200 metri per la sua maglia). Ma anche con Treviso le cose non sempre sono filate lisce, come con la scelta di far giocare Gori all’ala e il sistema difensivo generale proposto da Franco Smith e diverso da quello della Nazionale.
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