Contatto sì, contatto no? Botta e risposta tra medici britannici e World Rugby

Prima la lettera al governo inglese con oltre 70 firme, poi la decisa risposta del massimo organismo di Ovalia

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

La giornata di oggi è stata particolarmente intensa per quanto riguarda la pratica del rugby in età scolastica. Nelle scorse ore è stata diffusa la notizia che un gruppo di oltre 70 persone tra medici e rappresentanti dell’ambiente accademico britannico ha scritto una lettera ai rappresentanti del governo chiedendo di impedire la pratica del full contact rugby all’interno delle scuole, in quanto ritenuta pericolosa e foriera di “lifelong consequences for children“. Richiesta che aveva scatenato anche reazioni sul web, come quella del giocatore irlandese Cian Healy che via Twitter ha scritto: “E’ terribilmente pericoloso per i bambini prendere un autobus da soli per andare a scuola. Uno zaino pesante può fare più danni, che ne so, di un placcaggio”. Ora è arrivato un comunicato ufficiale di World Rugby, voce ufficiale di Ovalia.

 

“La lettera dei medici – scrive il massimo organismo – che critica la politica del Governo di potenziare la presenza del rugby nelle scuole, arriva in un momento in cui l’inattività è ritenuta responsabile di più morti rispetto all’obesità e che eliminarla farebbe diminuire in Europa il tasso di mortalità del 7.5%. La sicurezza dei bambini è una parte importante del dibattito, ma non dovrebbe mettere da parte i benefici della pratica sportiva […] Per World Rugby la sicurezza è fondamentale, così come ridurre il rischio rendendo il rugby più sicuro possibile a tutte le età […] Mai come oggi giocatori, medici e staff sono stati consapevoli dei rischi derivanti dagli infortuni“. E la cosa, si legge sul comunicato diffuso, riguarda anche i genitori: “Secondo la Sportswise Survey (2015) il 47% dei genitori si dichiara più consapevole di cinque anni fa riguardo infortuni e concussion. E per l’84% le misure adottate da club e scuole sono sufficienti”.

 

Il problema per World Rugby sarebbe in alcune imprecisioni riguardanti la percezione del rugby: “Per esempio, per il 59% dei genitori il rugby è lo sport che causa più infortuni, mentre per il 30% sono equitazione e sci. Invece le ricerche dicono che il rugby non è più pericoloso degli altri sport e non ci sono differenze negli infortuni registrati a livello under 12 tra rugby, calcio, futsal e rugby league“. Infine, le conclusioni: “La richiesta di vietare il contatto non è supportato da basi evidenti e non rende giustizia degli sforzi in tema di sicurezza. E non riflette il punto di vista di milioni di persone che accettano il rugby in tutte le sue forme, comprese il contatto”.

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