Super Rugby: René pronto a portare il Ranger Danger back!

OnRugby ha incontrato a Auckland il trequarti rientrato dopo l’avventura francese in quel di Montpellier

dal profilo twitter Rene Ranger

dal profilo twitter Rene Ranger

E’ vero che quest’anno compirà 30 anni, ma non c’è un altro giocatore nei Blues versione 2016 che deve conquistare il campo dimostrando di avere ancora quel fattore X come René Ranger. Il figliol prodigo è tornato a casa. Non proprio casa-casa presso la squadra del Northland, ma qui nel North Harbour dopo due anni in Francia. René ha ripreso ad allenarsi full contact solo dopo Natale per un infortunio al collo: “Mi sento molto bene ora. Sono riuscito a sopravvivere al pre-stagionale senza nessun infortunio. Mi sento pronto fisicamente, ma soprattutto mentalmente”.
Il centro neozelandese non nasconde che il ritorno a casa lo ha aiutato soprattutto psicologicamente, non solo ad affrontare l’operazione e ricovero, ma anche a rientrare in quello stato di assoluta concentrazione per affrontare la stagione appena iniziata. Tutto merito della famiglia e amici: “Tornare in Nuova Zelandana significa stare vicino alla tua famiglia e ai tuoi amici di sempre, mi ha dato molta confidenza durante la riabilitazione. Praticamente lasciare la Francia per tornare mi da la possibilità ora di avere una mente completamente sgombra, fresca ed ora che ho superato l’infortunio non vedo l’ora di affondare i denti nella nuova stagione”.

 

“Scoperto” prima dall’occhio vigile di Sir Gordon Tietjens, René ha rappresentato gli All Blacks 7s per sei volte tra il 2003 e il 2008 prima di esplodere con Northland in ITM Cup e poi con i Blues di Pat Lam. Si conquistò la prima chiamata da parte di Sir Graham Henry nel 2010 come rimpiazzo per infortunio insieme a Ben Smith, rimanedo poi con la nazionale Campione del Mondo fino al 2013 e segnando nuovamente sei presenze.
Uno dei più amati centri nella regione dei Blues, René prese la decisione, per molti avventata, di partire per Montpellier nel 2013 con un contratto di due anni. Nonostante questa decisione, il nuovo coach Steven Hansen decise di convocarlo per il Rugby Championship (al tempo la forma di Ma’a Nonu in Super Rugby era deludente e discontinua e dava l’opportunità a nuovi centri di mettersi in mostra), selezione che René decise di declinare.
Con 38 mete fatte in Top14 e dopo aver raggiunto una semifinale di campionato maggiore, Ranger riesce a ottenere un rilascio anticipato per tornare in terra natìa: “L’esperienza francese è stata molto diversa. Ti rendi conto che non puoi far conto su altre persone, dal momento che sei praticamente solo. Qui in Nuova Zelanda è differente, ti danno più aiuto e supporto. Devi avere più padronanza di te stesso come giocatore in Francia, mentre qui è tutto più strutturato e l’unica cosa che devi fare è pensare a te stesso come giocatore, a giocar bene e concentrarti sulla partita. Detto questo, psicologicamente ho imparato molto di più dalla mia esperienza in Francia e spero di portare ciò che ho imparato qui in Nuova Zelanda”.

 

Non è un segreto che competizioni come il Top14 e il Super Rugby sono completamente diverse, sia come fascino che stile di gioco: “Per me ci sono due grandi differenze . Prima di tutto i fans e il pubblico. E’ impossibile pensare che ad ogni partita lo stadio sia completamente straripante di tifosi, che poi sono cosi pieni di passione ed è meraviglioso giocare in un ambiente del genere. Poi c’e il rugby. E da questo punto di vista il rugby neozelandese è molto più veloce, le giocate sono più rapide e si è più predisposti a giocare alla mano. Mentre in Francia è sicuramente più lento anche sei poi quando incontri Clermont o Tolone esprimono un gioco con tempi più veloci”.
Chiuso il capitolo europeo, René è ora intenzionato a fare bene nei Blues, che, fatecelo dire, hanno sofferto senza un centro del calibo di Ranger nelle ultime due stagioni: “Prima di tutto devo ritornare alla forma fisica che avevo e quindi poi stabilirmi come centro qui nei Blues. Una volta fatto questo il mio obiettivo sarà quello di spingere per una maglia in nero”. Maglia in nero che con la partenza di Nonu e Conrad Smith apre le porte ad una serie di giocatori kiwi che daranno il meglio di sé stessi per accapparrarsi un 12 o un 13. Negli stessi Blues, Ranger deve iniziare a diventare “intimo” con i nuovo compagni di centrocampo come lo stesso George Moala che è stato spostato dall’ala: “Sì, ci sono tutte una serie di nuove combinazioni adesso. Nel pre-stagione ho avuto la possibilità di giocare con George anche se siamo veramente alle prime armi e abbiamo ancora molto da lavorare. Però mi piace lavorare con lui, attira l’attenzione della difesa, è un fortissimo ball carrier ed  una questione di tempo prima di trovarci alla perfezione. Che poi non c’è solo lui ma anche Male (Sa’u) e naturalmente il giovane Rieko (Ioane). Diciamo che ci sono un sacco di relazioni, se così si può dire, che cerchiamo di instaurare al momento!”.

 

Lo scorso venerdì i Blues hanno segnato l’inizio dell’era Tana Umaga con una, diciamolo, sorprendente vittoria contro gli attuali detentori del Super Rugby, gli Highlanders. Nel selezionare il suo primo XV, Umaga si è concesso il lusso di schierare in panchina gente come Akira Ioane, l’All Black Charlie Faumuina e lo stesso René Ranger. Qui li chiamano “impact players”, cioé coloro che entrando nel secondo tempo hanno il dovere di impattare l’avversario e il risultato apportando freschezza nelle gambe, fisicità ed esperienza. Gli All Blacks hanno vinto Campionati del Mondo con gli impact players. René che ha sofferto molto nell’ultima partita pre-stagionale contro i Chiefs, ha invece impressionato ad Eden Park: “Ogni giocatore che entra dalla panchina ha il compito di cambiare il tempo della partita lasciando il marchio. E’ anche un modo per dar confidenza a chi siede lì, ma anche dare voce alla panchina. E sicuramente abbiamo dimostrato tutto ciò vincendo la partita”.

 

A tre giorni dalla vittoria, l’euforia si è affievolita nel Blues HQ. I giocatori sono tornati a lavorare duro perché vogliono assaporare altre vittorie e solo con il duro lavoro questo può avvenire: “Settimana fondamentale per noi per confermare quanto visto sette giorni fa. Andare a giocarsela a Christchurch contro i Crusaders non è facile. Sono una delle squadre più pericolose con un pack formidabile e dei trequarti che pungono. Dobbiamo solo andare giù, giocare con sicurezza e seguire quelli che sono i nostri sistemi, le nostre giocate”.
Non è un segreto che l’ambiente dei Blues è cambiato rispetto gli anni passati. La società ha voluto cambiare pagina con una nuova sede, nuovo campo da allenamento e nuovo staff tecnico: “Molto diverso da quando ho lasciato tre anni fa. Grandi cambiamenti, per me è davvero piacevole. In passato era abbastanza monotono per me. Ora ci sono Tana, Paul Feeney, Alistair Roger e con la nuova sede possiamo finalmente chiamare questo posto la casa dei Blues. E’ un capitolo completamente nuovo per la squadra, una tela bianca su cui è nostro dovere scrivere la nuova stagione. Sperando di giocare meglio dello scorso anno”.
Se non avete visto una foto di René negli ultimi mesi, non potete sapere che oggi assomiglia al fratello minore di Sebastian Chabal o Martin Castrogiovanni:” Quando ero in Francia, diciamo che non ho curato molto capelli e barba. Tutti che mi parlavano di Sebastian o Martin, poi, figurati, vivendo nel Sud della Francia…”. Per concludere gli chiediamo: “Ma allora quest’anno rivedremo “The Ranger Danger”? Ridendo ci risponde: “Una partita alla volta, speriamo di sì!”.

 

di Melita Martorana

 

Le interviste sul Super Rugby 2016:
Izzy Dagg e Damian McKenzie
Patrick Tuipulotu

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