L’intervista integrale al numero uno Fir, che punge il giocatore (per come difende) e si sente sicuro in vista delle elezioni
Dalle pagine de La Repubblica il Presidente FIR Alfredo Gavazzi ha rilasciato una lunga intervista a Massimo Calandri. Tanti i temi toccati, a partire da un bilancio del Sei Nazioni 2016. Rispetto al Mondiale, dice il numero uno della palla ovale italiana, “il nostro gap è diminuito” con le altre nazioni (“potevamo vincere in Francia, non siamo stati inferiori alla Scozia, abbiamo retto quasi un’ora con l’Inghilterra”). Ma sabato arriverà un altro cucchiaio di legno e questo nonostante il budget FIR e gli investimenti nella formazione: “Da qualche stagione stiamo lavorando bene a livello giovanile […] World Rugby ci ha fatto i complimenti per le 10 Accademie e i centri di formazione. Tra due o tre anni saremo competitivi”. Il dopo Brunel, che per bocca di Gavazzi non sarà O’Shea: “Avrete tutti una bella sorpresa”. Capitolo celtiche e formazione dei giovani: “Presto alle due franchigie affiancheremo altrettante Accademie giovanili”, mentre a proposito delle Zebre il Presidente giura che non andranno mai a Calvisano e che la volontà è quella di lasciarle a Parma, mancando a Roma e Milano le strutture. Un cenno alle elezioni e alle dure parole di Diego Dominguez contro l’operato FIR: “Pensa solo agli affari. Del rugby italiano non gli importa“. Infine, una parola definitiva su chi ci vorrebbe fuori dal Sei Nazioni o quantomeno in spareggio con altre squadre per la partecipazione: “Sciocchezze. Ci siamo guadagnati il rispetto del rugby Mondiale […] Saremo alla pari dei migliori, tra due o tre anni”.
UPDATE ORE 17.45: dalle pagine digitali di Repubblica.it è possibile leggere la versione integrale dell’intervista di Massimo Calandri pubblicata sull’edizione odierna cartacea. Si parla del nuovo staff tecnico della Nazionale (“Il nuovo staff è frutto di una scelta ragionata, proiettata sul futuro del movimento. Molto interessante”) ma la parte più interessante è quella relativa ai giocatori che emigrano, come Sarto e Favaro: “Sarto? Grandi qualità motorie e di carattere, però dovrebbe migliorare in difesa. Ha qualità, ma per colpa sua abbiamo perso pure qualche partita […] Quelli che se ne vanno, lo fanno per l’aspetto economico e l’esperienza di vita. Ma Glasgow, dài… […] Mi risulta che abbia mandato diversi curriculum anche in Inghilterra. Voleva andare via, forse Glasgow è l’unica squadra che gli ha risposto”. Il no di Favaro al Sei Nazioni: “Mi ha chiesto di riposare: dopo i mondiali sono mentalmente esaurito, è stata la spiegazione”. Resta il fatto che molti giovani emigrano, nonostante gli investimenti federali e il Pro12: “Questa è l’amarezza più grande: fai un investimento su milleduecento ragazzi, che poi diventano trecento e passa, quindi trentacinque“. Infine, la speranza di portare Parisse, Ghiraldini e Zanni alla RWC 2019 dosandone bene le forze e una parola sulla questione premi, in cui la volontà è di seguire un modello diverso e proporzionale alle vittorie.
Dalle pagine del blog terzo-tempo.blogautore.repubblica.it, Massimo Calandri riporta invece ulteriori passaggi non pubblicati nell’intervista integrale. marzio Innocenti e l’importanza dei club “Ne ha mai fondato o gestito uno? E’ stato per caso un dirigente? Non mi risulta”. Le elezioni federali di quest’anno: “E’ positivo che ci sia una alternativa. Non sono uno col sedere attaccato alla poltrona. Ma sono sereno. E ho forti dubbi che qualcuno potrà prendere il mio posto“.
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