Il 22 marzo 1997 gli azzurri compiono l’impresa più bella. E nel 1988 fa il suo esordio un celebre coro…
Dodicesima settimana dell’anno e nuovo viaggio alla scoperta del calendario ovale.
19 marzo
1988: durante Inghilterra-Irlanda nasce il mito di Swing Low, Sweet Chariot a Twickenham. Il merito è tutto di Chris Oti, ala inglese capace di firmare tre mete in dieci minuti nel secondo tempo del match (la prima tripletta in un Five Nations dal 1924) e di trascinare i suoi ad un rotondo 35-3 finale. In suo onore, un gruppo della scuola benedettina di Douai intonò proprio quella canzone e il pubblico fece da subito proprio quel gospel.
2005: capitan Michael Owen guida il Galles al suo primo Grande Slam dopo ventisette anni di astinenza. Decisiva, per i Dragoni, è la vittoria per 32-20 al Millennium Stadium contro l’Irlanda. “Una nazione intera – dichiarerà Owen – pregava quindici uomini di cancellare annate di miseria sportiva”.
20 marzo
1971: in una delle tante concitatissime Calcutta Cup, la Scozia riesce ad espugnare Twickenham con una conversione allo scadere da parte di Peter Brown che fissa il punteggio sul 15-16. La partita fu diretta dal francese Charles Durand, che stando alle cronache non diede molta importanza alle numerose risse scoppiate durante l’incontro.
21 marzo
1925: il nuovo Murrayfield fa il proprio esordio sulle scene internazionali. E non poteva che ospitare uno Scozia-Inghilterra. Davanti a 60.000 spettatori, i padroni di casa battono gli odiati rivali per 14-11 grazie ad un drop a due minuti dal termine, conquistando oltretutto il titolo del Five Nations e il primo Grande Slam della loro storia.
1931: “La migliore, la peggiore, la più incantevole, la più deprecabile e la più pazza partita della Calcutta Cup”. Il Daily Express, d’altronde, non poteva scrivere altrimenti dopo che Inghilterra-Scozia si chiude sul 28-19 (record di punti per allora con 47) davanti a ben 80.000 spettatori (un altro record per quei tempi), con trentatré punti segnati soltanto nella prima mezzora.
22 marzo
1906: Inghilterra e Francia si sfidano per la prima volta al Parco dei Principi di Parigi. Il match finirà con un netto 8-35 per gli ospiti, mentre tra i transalpni figuravano diversi giocatori ‘overseas’.
1997: a Grenoble viene scritta una delle pagine più gloriose del rugby italiano, se non la più gloriosa. Nella finale di Coppa Europa, gli azzurri di Georges Coste battono 32-40 una Francia che, appena sette giorni prima, con nove quindicesimi di quella formazione aveva conquistato il Grande Slam nel Cinque Nazioni. Di Francescato (5), Gardner (34), Croci (56) e Vaccari (74) le mete, con ben venti punti di Diego Dominguez. Sarà una delle vittorie decisive per il successivo ingresso nel Sei Nazioni. Di seguito il racconto del match.
23 marzo
1968: a cinquantotto anni dal primo Five Nations, la Francia riesce a sfatare il tabù Grande Slam e a vincere contro tutte le Home Nations. La vittoria decisiva arriva a Cardiff, dove i transalpini battono il Galles per 9-14 dopo essere stati in svantaggio 9-3 all’intervallo.
2002: l’Inghilterra rifila la più larga sconfitta di sempre fino a quel momento al Galles nello scontro diretto. A Twickenham, i Dragoni vengono schiantati con un pesantissimo 50-10 dal XV del Rosa, guidato dal solito Jonny Wilkinson che per l’occasione completa anche una full house: una meta, un drop, quattro punizioni e tre conversioni.
24 marzo
1990: la sconfitta per 14-8 contro l’Irlanda costa il primo whitewash nella storia al Galles, in una partita caratterizzata dai tredici errori (su quattordici tentativi) dalla piazzola da parte delle due squadre. La stampa gallese attaccherà poi duramente i Dragoni, tanto da definire quella nazionale la peggiore di tutti i tempi.
25 marzo
1950: trentanove anni dopo il Galles torna a conquistare il Grande Slam grazie ad una partita perfetta contro la Francia a Cardiff, dominata per 21-0 dai Dragoni.
1972: a soli 27 anni, King John lascia il suo trono. Il mediano d’apertura del Galles, Barry John, si ritira prematuramente dall’attività agonistica, nonostante fosse all’apice della sua carriera. Al momento dell’addio i caps sono solo 25, sufficienti però per essere considerato come uno dei più grandi.
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