Dopo il Sei Nazioni: Gavazzi fa il punto, Jacques Brunel saluta l’Italia

A Milano l’incontro con la stampa dopo il torneo. Il presidente FIR e l’ormai ex ct parlano di vari aspetti del movimento

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

L’occasione per tirare le somme dopo il Sei Nazioni e per salutare Jacques Brunel: a Milano, all’NH Collection President di Largo Augusto, si sta svolgendo la conferenza stampa del presidente federale Alfredo Gavazzi. Con lui il CT francese, il Team Manager azzurro Luigi Troiani e tutto lo staff tecnico della nazionale. Improbabile, per cortesie istituzionali, l’annuncio di Conor O’Shea e del suo gruppo di lavoro che guiderà l’Italia per i prossimi anni: annuncio comunque atteso subito prima o subito dopo Pasqua.
L’incontro con la stampa è finita pochi minuti fa, ecco le parole dal cuore di Milano.

 

Brunel sul suo percorso azzurro: Dell’avventura azzurra posso dirmi di soddisfatto per l’esperienza in sè, non per i risultati.

 

Giocatori infortunati, Brunel: ci siamo domandati il perché di tanti infortunati e abbiamo cercato una soluzione. Non solo in Italia abbiamo avuto questo problema, basta pensare alla RWC ed adaltre squadre. Ma negli ultimi anni a livello fisico non abbiamo avuto un progresso evidente.

 

Giocatori infortunati, Gavazzi: Giocatori come Furno e Cittadini non hanno seguito la preparazione delle due franchigie, anche se il preparatore della squadra nazionale ha visitato il loro club. L’unico di quelli che giocano all’estero che non si è infortunato è Sergio.

 

Gavazzi su Simone Favaro: ci siamo parlati due volte personalmente. Il suo non era un infortunio fisico ma più un esaurimento mentale. Non si sentiva pronto a giocare con la nazionale, ma non vi ha rinunciato. Ha chiesto un periodo per riacquistare equilibrio, perché non si sentiva di poter dare 100%. È stata una scelta sua, in cui non centra nulla il fatto di giocare con un club straniero. Se poi mi dite che Glasgow è un bel posto dove vivere…

 

Jacques Brunel su Venditti: È andato all’estero dove ha giocato poco, e se non è titolare come nel caso di Benvenuti, questo è un problema. In quel caso è difficile giudicarlo e chi va all estero ne è consapevole.

 

Jacques Brunel su Bacchin: L’abbiamo visto durante preparazione del Mondiale, e non ha il livello fisico e credo che Treviso non lo tenga.

 

Giovani che vanno all’estero, Gavazzi: Se un giovane come Campagnaro o Sarto va all’estero è una sconfitta, perché noi lavoriamo e investiamo per rafforzare il rugby italiano, non quello straniero. La Federazione investe sul futuro dei giovani. Nulla in contrario se a carriera avviata, anche per conoronamento sotto l’aspetto finanziario, alcuni giocatori lasciano il paese. C’è una norma che i giocatori che escono dalle Accademie per tre anni devono rimanere e se al quarto vanno via è una sconfitta. Noi investiamo per rafforzare il rugby italiano, abbiamo il dovere morale di farlo ma poi il mercato è libero.

 

Gavazzi sulle accademie: Abbiamo usato un modello standard poi ci siamo accorti che determinate situazioni logistiche sono diverse, per esempio tra Sicilia e Veneto. Ci sarà un’ottimizzazione. Spero di avere un’Accademia da legare alle Zebre e una alla Benetton. Il progetto va in quella direzione. Ora i ragazzi dopo l’Under 20 vanno due anni minimo in Eccellenza e da lì si vede se adatti ad un livello superiore.

 

Stranieri e franchigie, Gavazzi:  Dopo la partita con la Francia al Mondiale abbiamo steso una lista per ruoli di 115 persone. L’abbiamo data alle due franchigie e l’impostazione di Benetton e Zebre è più sui giocatori italiani. Due franchigie sono riduttive per il nostro movimento, gli altri hanno più possibilità di scelta. Quattro sono troppe ma tre potremmo sostenerle. Abbiamo impostato un lavoro con la Scozia per i giocatori emergenti, che giocheranno due partite a settembre due a novembre e due durante il Sei Nazioni. Il campionato Pro12 sta avendo proposte per cambiarne lo svolgimento, perché durante il Sei Nazioni tutti hanno difficoltà nel costituire le rose. In questa situazione vogliamo vagliare la possibilità di inserire una terza franchigia. La sede naturale è Roma che non ha però impianti. Con la terza franchigia avremmo una selezione maggiore.

 

Gavazzi sulla programmazione commerciale: Oggi i diritti televisivi sono venduti in tutto il mondo, anche in America Latina. Abbiamo definito la cartellonistica fino al 2019, i diritti tv idem così come le sedi dei Test Match. Non è mai successo e in questa situazione è possibile allargare la base commerciale.

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