Il giocatore-simbolo del Paese est-europeo torna sulla questione che anima il rugby del Vecchio Continente. Senza peli sulla lingua
Prima c’è l’orgoglio di una squadra che ha fatto passi importanti negli ultimi anni: “Nel calcio la gente va allo stadio per vedere la Francia o l’Italia, invece nel nostro caso i tifosi vanno allo stadio per noi. Nel nostro ultimi match c’erano 55mila persone a Tbilisi. Ho ancora i brividi, immaginate: 55mila presenze, stadio sold-out per una partita del Sei Nazion i B! (…) Dopo il Mondiale c’è stato un aumento del 37% negli iscritti ai club, potremmo diventare lo sport più importante della Georgia”. A parlare così in una lunga intervista rilasciata a Midi Olympique è Mamuka Gorgodze, giocatore-icona del movimento del suo paese, che ci mette pochissimo ad arrivare all’argomento caldo della tanto agognata partecipazione della Georgia al Sei Nazioni: “Penso che ormai dovremmo poter giocare a un altro livello. Potrebbe essere il Sei Nazioni ma anche un qualcosa di nuovo, a metà strada tra il Torneo A e il Torneo B. Non ho delle soluzioni ma dovremmo affrontare certe squadre come già capita a Giappone, Stati Uniti, Canada. Siamo ancora una piccola squadra, ma abbiamo del potenziale. Il Torneo B, con tutto il rispetto per le altre squadre partecipanti, oggi non serve più a niente”. Va comunque detto che lo score attuale della Romania con le grandi del rugby europeo non è paragonabile in nulla a quello dell’Italia di fine anni ’90, quella che sfondò il portone del Sei Nazioni con diverse vittorie importanti.
Poi arriva la risposta a Sergio Parisse, che dopo il pesante ko azzurro a Cardiff contro il Galles aveva detto che la Romania non meritava un posto nel più importante torneo dell’emisfero nord: “D’altra parte non è giusto quello che dica Parisse, non è lui che deve dire chi può giocare o meno in un torneo. Il suo mestiere è dimostrarlo sul campo, non parlarne alla stampa. Quello che posso dire è che oggi la Georgia non prende 70 punti dal Galles. Lo ripeto, per noi giocare nel Sei Nazioni non è presto. In 17 anni siamo arivati a questo livello e sono certo che avremmo la possibilità di migliorare almeno alla stessa velocità dell’Italia. Non ho nulla contro l’Italia, è una buona squadra con grandi giocatori, scendono in campo mettendoci il cuore… Ma di questo sulla stampa non si parla, se tu hai un posto devi dimostrare di meritartelo sul campo. Facciamo uno spareggio tra l’ultima squadra del torneo A e la prima del torneo B e vediamo. E dico questo con grande rispetto. In Georgia non abbiamo preso molto bene il fatto che abbia detto che il nostro posto è nel torneo B. Parisse è un giocatore di classe mondiale, sul campo di gioco, ma ci ha maltrattato”.
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