Seconda parte dello speciale dedicato alla palla ovale in rosa
C’è un nome che emerge spesso quando si parla di rugby in Francia: Pierre Villepreux. Evidentemente i semi che ha piantato sono diventati dei solidi alberi. Qualche anno fa Villepreux ha convinto una studentessa universitaria 19enne a passare dalla pista di atletica, dove correva i 400 metri, all’interno del campo da rugby con la squadra femminile che allenava in quel periodo. Da quel giorno, a quando ha appeso le scarpe al chiodo, Sylvie Bros ha giocato nel massimo campionato femminile francese (Top 8) ed è entrata a far parte del Panel IRB come arbitro internazionale a VII e a XV arrivando ad arbitrare il Sei Nazioni femminile e la Rugby World Cup VII nel 2013 a Mosca. Oggi Sylvie si occupa dello sviluppo del rugby femminile per il comitato della regione Midi-Pyrenées. Dal momento che non avrei potuto trovare un interlocutore migliore per approfondire questo tema ho preparato con cura le domande da porle, ma avrei potuto scriverne solo una ed ascoltare Sylvie per 40 minuti raccontare con grande passione come l’organizzazione, le competenze, il sostegno istituzionale ed un team preparato siano sinonimo di successo.
Sylvie in cosa consiste il tuo lavoro?
Sono consigliere tecnico territoriale per lo sviluppo del rugby femminile dal 2001. Quando ho iniziato nella regione erano presenti 280 giocatrici. Alla fine della stagione passata erano 1534 di cui 839 juniors e 635 seniores. Oggi sono 1814. Dal 2007 siamo passati da 10 club (18 squadre) a 23 club (43 squadre). Per inquadrare meglio questi numeri bisogna dire che in Francia le giocatrici sono poco più di 12000. Esistono tre livelli di competizione seniores Elite 1; Elite 2 e Federal rispettivamente con 8, 16, e 200 squadre. Dal prossimo anno il campionato Federal sarà diviso in due livelli meritocratici per evitare che vengano giocate delle partite con valori tecnici troppo squilibrati. Questo inevitabilmente avrebbe un effetto negativo e potrebbe causare l’abbandono da parte delle piccole società
Il primo problema che abbiamo dovuto affrontare è stato di non perdere le giocatrici che arrivate a 14 anni non potevano più giocare con i maschi. Tra i 14 e i 16 anni c’era un buco di due anni nell’attività durante i quali non c’era nessuna competizione dedicata alle ragazze. Il risultato di questa situazione era un tasso di abbandono molto alto. Abbiamo organizzato nei comitati dipartimentali degli eventi che coinvolgessero tutte le ragazze delle Scuole di Rugby della regione tra i 7 e i 15 anni, cercando di ripartirle per livello ed età in modo da tenerle legate al rugby. In questo modo l’abbandono e la dispersione sono diminuiti e si è potuto gonfiare la piramide dal basso. Infatti avevamo una piramide rovesciata: tante seniores, che si avvicinavano al rugby in età adulta, e poche giovani. Nel corso degli anni, grazie al lavoro in sinergia con i club, questa anomalia si è riequilibrata e ha generato una ricaduta positiva sul livello di gioco: cominciando a lavorare più precocemente la qualità alla sommità della piramide è migliorata. La regione Midi-Pyrenées ha potuto organizzare dal 2003-2004 un campionato U17 femminile, due stagioni prima che la federazione francese ne ricalcasse il modello a livello nazionale. Attualmente si è passati ad un campionato nazionale U18 composto da 34 squadre di cui 12 nella nostra regione. Dalla stagione 2010-2011 abbiamo organizzato il primo campionato U15. Oltre a questi campionati, sia a livello locale che a livello nazionale, ci sono per le U18 e per le U15 due campionati a 7. Non si tratta di Seven, ma di rugby a 7 su un campo ridotto, propedeutico al gioco a 15. Per arrivare a questi risultati è stato fondamentale il contributo del Pole Espoir Toulouse che si trova all’interno del Lycée Jolimont ed è attivo per le ragazze dal 2004-2005. Qui le rugbyste (nate negli anni 1998 – 1999 – 2000) seguono un doppio percorso scolastico e sportivo. Come per i ragazzi il lavoro è analitico, basato sulla tecnica individuale e sul rinforzo muscolare.
La mediatizzatione della Coppa del Mondo a 15 giocata in Francia ha fatto da volano ad un sistema già in espansione e le prospettive di crescita sono molto interessanti. Inoltre i buoni risultati della nazionale femminile (3° posto alla Rugby World Cup nel 2014 e 1° posto nel 6 nazioni 2002, 2004, 2005, 2014 2016) contribuiscono a diffondere l’immagine positiva del rugby femminile e far confluire sempre più ragazze nella parte bassa della piramide. Con Sylvie il prossimo appuntamento è sul terreno di gioco. Dirigerà un allenamento congiunto tra la rappresentativa dei Midi Pyrenées e le ragazze del comitato veneto in trasferta qualche giorno a Tolosa.
Speciale Rugby Femminile Identità e Sviluppo: parte 1
Di Alessandro Vischi
Veterinario, ex giocatore del CUS Milano e dell’ASR Milano, educatore del minirugby e arbitro. Da tre anni vive a Tolosa. Per OnRugby ha realizzato anche l’inchiesta in cinque puntate “Rugbisti italiani verso la Francia” (parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5).
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