Il Managing Director del torneo svela gli scenari futuri. E sull’Italia dice: è tutto tranne che una causa persa
Lo scriviamo subito. All’inizio pensavamo si trattasse di un pesce d’aprile ma abbiamo verificato e ricevuto le conferme circa la veridicità dell’intervista. E le abbiamo ottenute: lo ripetiamo, non è un pesce d’aprile. Martin Anayi, Managing Director del Pro12, ha rilasciato una lunga intervista a WalesOnLine in cui parla del futuro della competizione celtica. Che potrebbe conoscere importanti cambiamenti. Nulla è ancora scritto, le tempistiche non si conoscono così come non è certo nemmeno che quanto ipotizzato vada in porto, ma l’intenzione da parte del Board organizzatore di cambiare la struttura del torneo c’è. E no, l’Italia non è esclusa. Anzi.
“La competizione è davvero ottima nella maggior parte dell’anno – esordisce Anay – Con i derby a Natale, il Judgment Day gallese…Ma dobbiamo avere un approccio che metta al centro i tifosi, creare grossi eventi, perché in questi casi il numero di spettatori e telespettatori aumenta sensibilmente”. Il problema è soprattutto durante le parentesi internazionali: “Siamo la competizione con più giocatori internazionali, ma soffriamo durante le finestre: i dati di audience e ticket crollano del 45%. Certo anche in Inghilterra e Francia si gioca in quei periodi, ma l’impatto è minore, perché vi sono più squadre e perché ogni club perde meno giocatori. Le nostre formazioni sono senza i giocatori più importanti e invece dobbiamo dare alle persone dei motivi per andare allo stadio”. Di qui la nuova strategia: “Più qualità e meno quantità, perché meno a volte significa di più”. La domanda successiva naturalmente verte sulla presenza delle due formazioni italiane, ma l’obiettivo non siamo noi. L’idea sarebbe quella di dividere il campionato in due Gironi, facendo magari entrare due squadre londinesi (Scottish e Welsh): in questo caso si giocherebbe meno durante gli impegni internazionali. “Non dico che Londra sia già nel taccuino, ma sarebbe una bella sfida. I London Welsh stanno facendo di tutto del resto”.
A proposito dell’Italia, invece, dice Anayi: “Sono stato in Italia negli ultimi giorni per confrontarmi con franchigie e federazione. Abbiamo Treviso, un team con storia e tradizione che però ha bisogno di avere maggiori investimenti, e una nuova squadra come le Zebre della quale dobbiamo capire qualcosa di più. Ma devono avere la possibilità di giocare il miglior rugby possibile. Se le squadre avessero sempre gli internazionali sarebbe diverso, allora sì che capiremmo il reale potenziale dell’Italia. E’ un mercato da 60 milioni di abitanti, non ci sarebbe cosa più sbagliata che ritenerla una causa persa. Tanto più ora con Conor O’Shea alla guida della Nazionale”.
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