In una doppia intervista i due ducali fanno il punto della situazione. E l’apertura assicura: qui anche la prossima stagione
“Non ho ricevuto una vera offerta, in un articolo si diceva soltanto che il direttore tecnico del Sale Shark faceva diversi nomi tra cui il mio. Sono solo voci, quindi resto qui anche l’anno prossimo“. Parole queste rilasciate all’Eco di Parma da Carlo Canna, apertura delle Zebre e della Nazionale che i media britannici davano in partenza per l’Inghilterra, nel corso di una doppia intervista tenuta assieme a Marco Bortolami. Scongiurata quindi la possibilità di perdere uno dei giocatori più in luce e una delle rivelazioni dell’ultima stagione, “peccato che sul più bello mi sono infortunato, c’è un po’ d’amaro in bocca”. La sua assenza si è fatta in parte sentire sia con la Nazionale che con il club, essendo tra quelle disponibili l’apertura più creativa e meno quadrata, ma è alla prestazione di squadra che guarda il beneventano: “Fare zero punti in una partita non è la cosa più bella che ci sia […] In questo momento anche solo un punto è importantissimo per la classifica”. Questa l’analisi dell’ex Fiamme Oro sul calo delle Zebre dopo il buon avvio di stagione (“Credo non si sia rotto nulla, ma venendo a mancare un terzo della squadra se non addirittura metà è normale che alcuni meccanismi vengano meno […] Secondo me ha pesato l’assenza dei nazionali”) e sulla difficoltà della Nazionale di trovare continuità (“Sicuramente negli anni ci è mancata la continuità […] Un ragazzo che arriva in una squadra ovviamente vuole mettersi in mostra per cercare di fare il meglio possibile, ma in campo di va in quindici e non è di certo facile amalgamare i nuovi con giocatori d’esperienza […] Tutti i giocatori italiani singolarmente possono confrontarsi con quelli gallesi, però dopo è la squadra che fa la differenza“.
Da uno dei più giovani ad uno dei senatori del XV del Nord Ovest. E per un Canna che assicura la sua presenza anche la prossima stagione, Bortolami fa invece sapere che “una delle opzioni è anche quella di smettere di giocare e passare ad altro […] credo sia arrivato il momento giusto nella mia carriera di fare un bilancio per poi capire quale sarà la strada migliore”. Le ultime voci lo davano nello staff della Benetton per seguire le rimesse laterale, ma il seconda linea 112 caps glissa: “Ma non lo so, vedremo vedremo” (e intanto si legge che sorride mentre pronuncia queste parole, e intanto ha iniziato i corsi per il quarto livello assieme a Mauro Bergamasco, Salvatore Perugini, Andrea Lo Cicero, Andrea Marcato e Simon Picone). L’intervista si sposta poi al futuro del movimento Italia. “Credo ci sia talento, ci sia qualità”, dice l’ex Gloucester a proposito dei giovani, ma senza “la giusta personalità, il carattere, l’attitudine al duro lavoro” non basta. Il nuovo staff tecnico, con Conor O’Shea e Mike Catt che possono portare “una mentalità diversa, un po’ più strutturata sia nel gioco sia nella maniera di affrontare il rugby“. La domanda va sui pesanti risultati del Sei Nazioni: “Sicuramente potevano essere fatte scelte diverse, ovviamente però l’allenatore è l’ultimo a decidere ed è lui che si prende la responsabilità delle decisioni […] serve sempre un bilanciamento tra esperienza e gioventù”. Sull’importanza di un cambio di preparazione mentale insiste Bortolami: “A rugby si gioca prima di tutto con il cervello […] Quello che ci manca di più, il gap più grande, è l’intensità di ragionamento, la velocità di elaborare le situazioni di gioco e pertanto risultiamo inefficaci“, altrimenti si spende di più dell’avversario non per peggiore condizione atletica ma perché non si è corso in modo razionale. Infine, una parola sul finale di stagione delle Zebre: “Abbiamo la possibilità di ottenere una vittoria e un paio di punti di bonus”.
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