Quarto e ultimo episodio dello speciale dedicato alla palla ovale femminile Oltralpe
Quale sarebbe la vostra reazione se qualcuno vi dicesse che vuole creare una scuola di rugby solo femminile dall’under 6 alla 15? Ma soprattutto, che le squadre si alleneranno in opposizione con i coetanei maschi e parteciperanno ai tornei e campionati maschili? Io l’ho presa molto seriamente visto che il mio interlocutore, David Gerard, è alto 1,99 metri e pesa 117 kg. Ex seconda linea dello Stade Toulousain, del Northampton e del Racing 92, David oltre che un fisico enorme ha anche la determinazione che caratterizza un atleta di alto livello. Da qualche anno si sta dedicando al progetto di sviluppare la sezione femminile nel suo ex club. Dopo aver portato lo Stade femminile nell’élite del rugby francese ha deciso di pensare al futuro con il progetto Stade Toulousain rugby feminin 2020. “Una scuola di rugby per bambine e ragazze per permettere loro di colmare il ritardo rispetto ai ragazzi che iniziano a giocare con qualche anno d’anticipo. Il rugby è uno sport a maturità tardiva, bisogna cominciare più precocemente possibile altrimenti in età adulta il gap non è più recuperabile”.
David quando ti sei avvicinato al rugby femminile?
A Tolone 22 anni fa. Avevo 16 anni e radunando ragazze provenienti da altri sport abbiamo creato una squadra che per un anno ha fatto delle partite amichevoli. Purtroppo poi non c’è stato un seguito.
Come è nata l’idea di creare una sezione femminile allo Stade Toulousain?
Quando ho interrotto la mia carriera di giocatore professionista, ho iniziato ad allenare l’Under 18 maschile élite dello Stade Toulousain. Un amico mi ha chiesto un aiuto per allenare la squadra femminile di Fonsorbes (periferia di Tolosa) in carenza di effettivo, di materiale e con uno staff ridotto all’osso. È stato allora che mi è venuta l’idea di portare nello Stade una squadra femminile. L’idea non ha incontrato un grande entusiasmo nel club, ma io ho insistito testardamente per un anno e probabilmente i dirigenti hanno ceduto per sfinimento. La condizione era che avrei dovuto sbrigarmela da solo: niente soldi, niente materiale e nemmeno un campo per le partite. All’inizio abbiamo fatto un gemellaggio con il club di Fonsorbes che poi è stato rapidamente integrato all’interno dello Stade Toulousain”. Chiunque altro avrebbe abbandonato ma la sua determinazione ha fatto la differenza: in tre anni David e i suoi collaboratori hanno creato una realtà solida che compete con i club storici del rugby femminile francese.
Quante squadre avete e in quale categoria?
La prima squadra è nel TOP 8 (massima serie femminile), la seconda gioca in Federal e le cadette nel campionato Under 18. In totale abbiamo 135 giocatrici. A luglio dello scorso anno abbiamo dovuto rifiutare un centinaio di candidature, purtroppo non abbiamo ancora la struttura per integrare così tante giocatrici.
Le giocatrici del TOP 8 sono professioniste?
No, è come il rugby maschile prima del passaggio al professionismo. Lo staff dello ST femminile fa un lavoro intensissimo per cercare alle nostre giocatrici un lavoro. Le ragazze si allenano in campo 3 volte a settimana e fanno 2 / 4 sessioni in palestra, proporre un’attività lavorativa che permetta loro di vivere serenamente è fondamentale sia economicamente che psicologicamente.
I risultati raggiunti in 3 anni hanno fatto cambiare le condizioni poste all’inizio dai dirigenti dello Stade Toulousain?
Non molto, abbiamo un bugdet esiguo e un campo in prestito per le partite. Però portiamo il nome di uno dei club più blasonati in Europa e questo offre, senza dubbio, dei vantaggi.
L’immagine è una moneta di scambio che oggi ha un valore enorme. Non bisogna dimenticare che siamo in una regione in cui il rugby è profondamente radicato nel tessuto socio-economico. La visibilità che offre il marchio Stade Toulousain Feminin bilancia, attraverso la collaborazione con dei partner commerciali, l’esiguità dei fondi a disposizione.
Dopo aver parlato con Gianfranco Ermolli e Sylvie Denot (qui il LINK alla prima parte dello speciale) dell’identità del rugby femminile chiedo a David quale sia il suo punto di vista. Secondo lui la differenza tra ragazzi e ragazze è nella gestione delle emozioni. Le ragazze sono più riflessive dei ragazzi, quindi bisogna avere un approccio diverso nella gestione del collettivo e della singola giocatrice. Il concetto non mi è molto chiaro e allora David mi fa un esempio: “Se dico ad un giocatore della U18 maschile che la domenica non giocherà perché non si è allenato bene lui capisce: non-mi-sono-allenato-bene-STOP. Una ragazza si mette in discussione è può arrivare a mal interpretare dei vecchi episodi che non hanno una connessione diretta con la mia decisione. Quindi la gestione di una giocatrice deve essere più attenta e la comunicazione deve essere ben modulata: per esempio le ricordo in quali esercizi è stata carente, che è arrivata in ritardo all’ultimo allenamento, che non si è impegnata al massimo; in modo tale da evitare che ci siano incomprensioni”.
David Gerard mi dà una conferma ulteriore che il gioco è lo stesso per uomini e donne, ma che il modo di interpretarlo è diverso. Il progetto Stade Toulousain rugby feminin 2020 mi riporta alle parole di Sylvie Denot e Aldo Aceto: favorire il gioco del rugby tra le bambine e le ragazze per allargare la base delle praticanti e migliorare la qualità dell’apice della piramide. Sembra un concetto facile e semplice da mettere in pratica, ma presuppone un’enorme mole di lavoro. Non mi resta che dare appuntamento a David Gerard nel 2020. Sono proprio impaziente di vedere la scuola di rugby dello Stade Toulousain
Speciale Rugby Femminile Identità e Sviluppo: parte 1, parte 2, parte 3.
Di Alessandro Vischi
Veterinario, ex giocatore del CUS Milano e dell’ASR Milano, educatore del minirugby e arbitro. Da tre anni vive a Tolosa. Per OnRugby ha realizzato anche l’inchiesta in cinque puntate “Rugbisti italiani verso la Francia” (parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5).
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