L’ARU ha reso disponibile il suo Annual Report con dati che aumentano il rosso, ma il futuro sembrerebbe rosa
Una perdita di 9,8 milioni di dollari australiani (circa 6 milioni e mezzo di euro), un segno rosso in crescita rispetto ai 6,3 milioni del 2014, ma anche un piano strategico ben delineato da qui al 2020.
La federazione australiana ha reso noto il suo bilancio (lo potete trovare qui) e anche quelli che sono gli obiettivi di crescita in un paese scarsamente popolato e dove il rugby a 15 deve battagliare non poco con la league e anche l’aussie rules.
L’ARU fa sapere che il dato negativo è da attribuire alla particolarità (attesa e annunciata) dell’anno del Mondiale, in cui ha ospitato solo due test-match con conseguente perdita di introiti per vendita biglietti, merchandising, sponsor e diritti tv. E a pesare parecchio è stata anche l’assistenza finanziaria ai traballanti Melbourne Rebels. Si sottolinea comunque che le prospettive sono molto positive visto il nuovo contratto televisivo che tra il 2016 e il 2020 garantirà incassi per 170 milioni
di dollari australiani.
I giocatori sono cresciuti del 2,7% (18.857 in più) grazie soprattutto al Sevene che ha registrato la nascita di nuove 149 squadre nel Queensland, e 84 nel New South Wales. Impornate il dato di crescita del seven femminile: +33%.
Dicevamo però del piano da qui al 2020, ecco alcuni obiettivi dell’ARU:
– toccare i 356.500 giocatori tra codice a 13 e quello a 7
– aumentare la partecipazione femminile del 15%
– penetrazione nelle scuole pubbliche
– vincere il Mondiale 2019, Rugby Championship e Bledisloe Cup per far diventare la nazionale australiana la numero uno del ranking mondiale
– fare del marchio Wallabies il più importante e riconosciuto tra le nazionali australiane
– medaglie olimpiche nel 2016 e 2020, medaglie ai Commonwealth Games del 2018
– presenza femminile del 30% nel board della federazione, nel senior management e nello staff dell’ARU
Leggete qui tutto il piano strategico di crescita
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