La campagna elettorale è stata caratterizzata da attacchi che però si portano dietro poche proposte “vere”. Almeno finora
Dichiarava ieri Diego Dominguez in un’intervista al magazine Undici:”Purtroppo il rugby italiano in questo momento è gestito da gente che non ha le competenze, che non capisce il rugby moderno (…) Non hanno nessuna idea, sono incompetenti. Ok? Quando una persona gestisce una cosa ed è incompetente fa solo danni ed è quello che sta succedendo. (…) Sei un pazzo, te ne devi andare”.
A fare da contraltare ci sono invece le parole di Martin Castrogiovanni rilasciate ad Avvenire del 15 aprile: “La cosa che fa più male è vedere che chi ha gettato fango su questa maglia azzurra è proprio chi in passato l’ha indossata e che adesso apre bocca mosso solo da interessi “politici” o personali. Anche quando non giocherò più, io non mi permetterò mai di giudicare chi va in campo per la Nazionale, non si parla male di ciò che hai amato e che continuerai ad amare per sempre”.
Alle elezioni federali mancano ancora un po’ di mesi – il presidente FIR Gavazzi tempo fa aveva detto che le “pensava” a novembre, ma ancora comunicazioni ufficiali in merito non sono giunte – però un senso di deja vu già inizia a pervaderci. E’ tutto un fiorire di “non funziona questo, non funziona quello”. Ora, che il rugby italiano sia in un momento di grande difficoltà è innegabile e lapalissiano, però pensiamo anche che questo tafazzismo generalizzato sia poco utile e produttivo.
Già vediamo la replica: “Volete forse dire che sottolineare i mali del rugby italiano e gli eventuali errori della gestione oggi in carica non sia importante?”. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: certo che è importante, il continuo dire “schifo qui, schifo là” lo è un po’ meno, soprattutto se non si arriva a fare il passo successivo, ovvero le proposte.
Anche perché – dettaglio importante e spesso dimenticato – l’elezione federale non è una chiamata alle urne di popolo, ma possono prendervi parte solo alcuni tesserati e i delegati delle società. Una campagna elettorale fatta di grida, slogan e strepiti serve davvero poco, soprattutto per chi vorrebbe un cambio della guardia in federazione.
L’esempio lo abbiamo al di là delle Alpi, in Francia. Già, i cugini francesi, che avranno pure mille difetti ma sono pur sempre quelli che hanno tagliato la testa al re quando questi era tale per diritto divino. Insomma, gente che sa essere molto concreta all’occorrenza.
Questo 2016 sarà infatti anno elettorale anche in Francia e il candidato più aggressivo è sicuramente Bernard Laporte che ha presentato un programma molto esteso e articolato. Il titolo è “1885 clubs, 1 rugby” e dentro ci si trova la critica dell’attuale gestione della federazione di Parigi ma anche molte proposte alternative concrete. Si va dallo sponsor sulla maglia della nazionale alla profonda riforma della governance della FFR, dalla limitazione dell’ingaggio dei giocatori non selezionabili per la nazionale francese (leggasi: stranieri) alla creazione di contratti federali centralizzati, da una nuova gestione della vendita dei diritti tv alla riforma dell’attuale sistema mutualistico. C’è davvero di tutto, se vi interessa lo potete trovare qui.
Da noi la concretezza delle proposte invece (finora) latita anche a fronte di una gestione FIR che sta mettendo pesantemente mano al timone che fino a qualche mese fa sembrava intoccabile. Il presidente Gavazzi sta tornando de facto sui suoi passi sotto vari fronti (dalla presenza dei tecnici stranieri a un sistema delle Accademie meno rigido e modulato sulle esigenze del territorio, quest’ultimo aspetto al momento solo annunciato) ma non si può pretendere che faccia un pubblico mea culpa.
Servono programmi, proposte concrete e articolate, non solo slogan (esempio: “rilancio dell’Eccellenza. Lo dicono tutti. Sì, ma come? Con quali misure e/o provvedimenti?), buoni questi ultimi per fare qualche titolo sui media e prendersi un po’ di “like” sui social network. Finora però latitano anche i nomi dei candidati… E’ vero che mancano ancora un po’ di mesi, ma pure in Francia votano a fine anno.
Un buon programma, uno davvero serio, di un qualsiasi oppositore (e uscite allo scoperto!) spingerebbe anche l’attuale presidenza ad alzare l’asticella e a guadagnarci da una simile competizione sarebbe tutto il movimento, che alla fine è il risultato che un po’ tutti vogliamo. Poi vinca chi sa essere più concreto e convincente.
Oppure accontentiamoci delle aspre lamentele di chi oggi legittimamente critica la FIR ma che solo un paio di anni fa altrettanto legittimamente si metteva pubblicamente (sempre tramite interviste) a disposizione di quella stessa gestione che ora sembra solo il male assoluto.
Il Grillotalpa
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