Il modello Accademie è l’unico percorribile in Italia. Parola di George Coste

L’ex allenatore degli Azzurri difende l’impianto del sistema di formazione: folle smantellarlo

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Il sistema di formazione delle Accademie, avviato negli scorsi anni dalla Federazione, incassa il formale supporto di George Coste. L’allenatore che guidò l’Italia dal 1993 al 1999, conquistando assieme agli Azzurri l’ingresso nel Sei Nazioni a suon di rumorose vittorie, ne ha parlato in occasione della trasferta che il Centro di Formazione Under 16 del Friuli Venezia Giulia ha fatto a Perpignan, prima tappa di un percorso di collaborazione tecnica che nei prossimi anni farà dialogare la delegazione friulgiuliana assieme allo storico club francese.

 

In Italia è la Federazione ad avere le risorse, non certo i club – si legge nel comunicato diffuso dalla Delegazione Fir Friuli Venezia Giulia che riporta le parole di Coste – e senza risorse importanti è impossibile impostare un lavoro di qualità”. Una situazione, sostiene il tecnico transalpino, estremamente diversa da quella Oltralpe: “In Francia è diverso perché la situazione economica è diversa. Qui i club sono ricchi e possono permettersi di mantenere in casa strutture di alto profilo. Il Perpignan investe un milione e settecentomila euro all’anno sulla propria accademia. Dieci milioni vanno alla prima squadra e agli Espoirs, un budget  che equivale a quello di tutte le squadre italiane d’Eccellenza messe assieme”. Di conseguenza, interviene la Federazione per garantire quelle strutture di alta formazione che le singole società non hanno la possibilità di organizzare, arrivando alla conclusione che “il modello Accademie Federali è l’unico percorribile oggi in Italia come d’altronde avviene anche in Argentina […] L’idea di smantellare le accademie per riportare tutto il lavoro della formazione nei club al momento in Italia non è percorribile, anzi, sarebbe una follia”.

 

Insomma, vero che per l’ex allenatore azzurro non mancano i possibili miglioramenti (“andrebbero create anche 2-3 accademie meritocratiche, almeno a livello Under 18, dove far confluire l’élite del élite. E queste dovrebbero avere l’occasione di confrontarsi sistematicamente con le omologhe realtà francesi ed anglosassoni”), ma l’impianto di base è ok e smantellarlo sarebbe folle. Di prossimi cambiamenti ha recentemente parlato anche il Presidente Gavazzi, che in più occasioni ha fatto riferimento alla necessità di modulare funzioni e organizzazioni delle Accademie a seconda del territorio “georugbistico” (virgolette nostre), idea questa di cui ci ha parlato anche Matteo Mazzantini, ex mediano di mischia dell’Italia da due anni Responsabile Tecnico dell’Accademia Zonale di Torino.

 

In ogni caso e qualunque sarà l’esito delle elezioni, il sistema Accademie è destinato a subire modifiche (più o meno profonde, lo sapremo solo dopo il voto). Ma al momento, tra le priorità vi è quella di associare due strutture alle nostre franchigie celtiche: Monigo e il Lanfranchi sono i soli luoghi ovali d’Italia in cui il rugby Seniores vive di professionismo e farlo respirare ad atleti ritenuti tra i migliori investimenti per il futuro ovale del paese è fondamentale.

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