Rugby ed editoria: Giorgio Sbrocco e 120 pagine “Nel segno di Memo”

E’ in uscita il nuovo libro dedicato a Guglielmo Geremia, anima e ispiratore del Petrarca

memo geremia

Sarà presentato ufficialmente a Padova il giorno 18 maggio 2016, presso il Centro Sportivo Memo Geremia del Petrarca Rugby in Padova, “Nel segno di Memo. Lo sport, i giovani, il Petrarca, la sua città” (Cleup editore, 120 pagine, 12 Euro) il nuovo libro di Giorgio Sbrocco dedicato a Guglielmo “Memo” Geremia, giocatore, allenatore, presidente ma soprattutto anima del Petrarca Rugby capace di vincere 11 scudetti tra gli anni Settanta e Ottanta.

 

SBROCCO Memo GeremiaLe 120 pagine, comprensive anche di ricca documentazione fotografica, ricostruiscono la vicenda biografica di Memo Geremia, dai primi passi in campo fino all’inaugurazione nel 1989 del Centro Sportivo a lui intitolato, fiore all’occhiello del rugby patavino. Ma soprattutto, dipingono e restituiscono l’immagine della persona Memo Geremia, concreto, capace di raggiungere i propri obiettivi grazie alla fiducia nel rigore con cui conduceva la propria vita e il proprio lavoro. Un’etica professionale forte e non negoziabile, che lo portò anche a rimbalzare Gianni Brera che arrivò in ritardo per un’intervista.

 

A fare da filo rosso tra le pagine c’è la palla ovale e la storia del Petrarca. Dagli inizi all’Antonanium agli scudetti conquistati dal giovane tecnico Vittorio Munari, l’arrivo degli stranieri Roger Gould e David Campese, il legame con lo storico capitano Roberto Luise, convinto durante una cena a non trasferirsi a Tolone, e quello con Franco Valier, lasciato una domenica in panchina perché il giorno successivo aveva un colloquio di lavoro.

 

Una figura in anticipo sui tempi e sul rugby, che negli anni Settanta voleva un tallonatore veloce e un’ala possente quando ancora Dan Coles e George North dovevano nascere. Ma soprattutto, un dirigente sportivo moderno capace di costruire le fondamenta fisiche e morali del suo club, consapevole dell’importanza di avere un proprio centro sportivo ma anche di definire un proprio stile societario. Perché per conseguire i risultati non servono solo buoni giocatori: “È evidente che quando si vince il merito lo si distribuisce fra molte componenti, senza distinzioni di ruoli o priorità, e la prova sta nel fatto che ogni volta non vince o perde un giocatore, ma vince o perde l’intera squadra, la società che la promuove o la organizza, la folla che “patisce” “.

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