I 30 Azzurri verso le Americhe, tra nuovi leader e reparti work in progress

Quello di giugno sarà un tour davvero importante. E per diversi giocatori un’occasione da non sprecare…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Come già avevamo scritto, era difficile attendersi grandi sorprese nelle convocazioni per il tour di giugno delle Americhe, che inaugurerà il ciclo Conor O’Shea alla guida della Nazionale italiana. Del resto, lo stesso tecnico irlandese lo aveva dichiarato nel corso di un’intervista al Guardian della scorsa settimana, quando parlando dei primi tempi agli Harlequins ha raccontato: “Quando ho iniziato la stagione stava finendo e ne ho approfittato per incontrare le persone, conoscere, parlare con loro, e così farò in Italia durante il tour delle Americhe […] Poi da agosto comincerò il processo per mettere il mio stampo sulle cose. Ho già alcune idee ma prima voglio conoscere l’ambiente”. Una finestra quella di giugno 2016 importante per diversi motivi, che permetterà ai giovani di farsi conoscere dal nuovo staff e di guadagnare un posto importante nelle nuove gerarchie azzurre.

 

Posto il turno di meritato riposo delle tre terze linee Parisse, Zanni e Minto, lasciati a riposo al termine di una lunghissima stagione (rispettivamente 1120, 995 e 976 minuti con il club, più Mondiale e Sei Nazioni), sono da segnalare le assenze di Gonzalo Garcia e Martin Castrogiovanni, che non compaiono tra gli indisponibili e potrebbero aver definitamente chiuso la propria carriera internazionale. Tra le prime linee l’assenza forse più inattesa è quella di Dario Chistolini, mentre oltre ai confermatissimi Zanusso e Lovotti ci sono Pietro Ceccarelli e l’uncapped Simone Ferrari reduce da una stagione positiva a Treviso. Quattro giocatori giovani, soprattutto considerando il ruolo, che rappresentano la prima linea dei prossimi anni e che potranno crescere dal rapporto umano e professionale con Lorenzo Cittadini. E lo stesso discorso vale anche per i compagni di reparto Gega e Fabiani con Leonardo Ghiraldini, aspettando il rientro di Manici. La seconda linea, stante la mancanza di due pedine importanti come Furno e Biagi e la mancanza di flanker adattabili (come Ruzza, un vero peccato l’indisponibilità), è affidata all’esperienza di Geldenhuys e Bernabò e alla freschezza di Fuser. Discorso diverso per le terze linee: con tre senatori a riposo, i vari Mbandà e Steyn hanno una buona occasione davanti a sé. Colpisce la non chiamata di Jacopo Sarto, Barbini e se vogliamo anche Lazzaroni, ma non dimentichiamo che a giugno la Emergenti gioca la Nations Cup a Bucarest.

 

Capitolo trequarti. Tebaldi avrà una stagione per provare a riguadagnare la magli azzurra, per ora Gori e Palazzani con Lucchese coprono lo spot senza dimenticare che il ritorno di Violi aumenterà quantità e qualità (soprattutto in chiave RWC 2019) del reparto. In regia ci sono Allan e Canna, con Haimona dato in partenza per la Nuova Zelanda e quindi definitivamente uscito dal giro. Anche il reparto dei centri è work in progress, senza Benvenuti ma con Castello, Bisegni  e soprattutto Boni, quest’ultimo chiamato ad una prossima stagione da salto di qualità. Nel triangolo allargato da segnalare il ritorno di Venditti, mentre ad estremo le scelte sono costrette con Odiete e McLean.

 

In ogni caso e al di là dei singoli, come scritto il tour delle Americhe sarà molto importante per l’intero gruppo azzurro. Perché è il primo con il nuovo tecnico, perché due partite su tre vanno vinte e vincere soprattutto ad inizio ciclo e con giocatori nuovi è fondamentale, perché in prima linea, terza linea e in mezzo al campo iniziamo ora a costruire le basi dei prossimi anni, e non ultimo perché senza Parisse e Zanni saranno settimane importanti per le dinamiche di gruppo e leadership. Bon Voyage, Italrugby.

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