Alessandro Vischi spiega il sistema dei “giocatori di formazione francese”. Che interessa da vicino anche i nostri connazionali
I francesi adorano utilizzare gli acronimi, ma in questo caso ci interessa da vicino: JIFF “joueur issu de la formation française”, ovvero giocatore di formazione francese. Due giovani rugbysti italiani sono entrati negli ingranaggi che potrebbero portarli a diventare JIFF nei prossimi anni: Tommaso Rebecchi ad Aix en Provence e Paolo Pescetto a Narbonne. Ma di cosa si tratta esattamente? La Federazione Francese Rugby (FFR) e la Lega Nazionale Rugby (LNR) guardano con crescente preoccupazione il fenomeno che negli ultimi anni ha investito i campionati professionistici: i giovani giocatori francesi hanno sempre meno spazio di fronte all’arrivo massiccio di giocatori stranieri. Per tutelare e favorire la crescita dei giovani francesi è stato ideato a partire dalla stagione 2010-2011 il sistema dei JIFF e sono state imposte delle quote ai club professionistici. Per poter diventare JIFF si deve assolvere ad uno dei seguenti criteri: aver passato 3 anni nel centro di formazione accreditato di una squadra professionistica oppure esser stato tesserato per 5 anni, prima del compimento del 23esimo anno, presso la FFR. Non c’è nessuna discriminazione riguardo la nazionalità del giocatore. Si privilegia unicamente la formazione “Made in France”.
Come già scritto nell’articolo dedicato al centro di formazione dello Stade Toulousain nella stagione 2014-2015 le società del TOP14 e della PRO D 2 sono state invitate, in cambio di una compensazione economica, a mettere sul foglio gara almeno 12 JIFF. Tra i club del TOP 14 e della Pro D2 solo Brive, Oyonnax, Bayonne, Lyon e La Rochelle non hanno rispettato questa indicazione. Dalla prossima stagione, si passerà ad un sistema sanzionatorio: chi non rispetterà le quote minime di JIFF perderà una parte dei diritti televisivi. Quindi per conservare gli introiti legati ai diritti televisivi i club devono produrre e utilizzare un numero crescente di JIFF.
Le ricadute non sono solo economiche per i club. Infatti, il numero massimo di giocatori professionisti per ogni società è fissato a 35 unità, sono però possibili due deroghe: “jolly infortunio” in caso d’infortunio di un giocatore e l’utilizzo di un giocatore Espoir proveniente del proprio centro di formazione. In questo modo la rosa realmente utilizzabile si allarga e risulta composta dai 35 professionisti più i giovani del centro di formazione. Avere dei JIFF di qualità ha due vantaggi per le società: il primo è ovviamente economico; il secondo è tecnico. Diventando JIFF i nostri due connazionali possono diventare molto interessanti per un club professionistico, infatti pur non essendo francesi godrebbero dello statuto “di formazione francese” aggiungendosi alla quota di JIFF imposta dalla LNR.
Questo sistema ha permesso a Paolo Pescetto di esordire in Pro D2 lo scorso marzo nel match tra Narbonne e Bourgoin e di scendere in campo contro Colomiers, Bayonne e Carcassone. Tommaso Rebecchi non ha ancora esordito con la prima squadra di Aix (Pro D2), ma ha fatto una stagione eccellente giocando quasi tutte le partite del campionato nella categoria Espoir. Grazie al loro contratto Pescetto e Rebecchi possono approfittare delle strutture, dello staff e della formazione di altissima qualità dei centri di formazione di Narbonne e Aix, ed eventualmente giocare in prima squadra. Un’occasione ghiottissima considerando che ben pochi loro coetanei (entrambi sono del 1995) hanno la possibilità di confrontarsi con il rugby professionistico. Se dovessero portare a termine il loro percorso, potrebbero raggiungere lo statuto di JIFF come è successo al Fijiano Noa Nakaitaci (Clermont) e al neozelandese Matthew Graham (Bordeaux-Bègles). Grazie alle loro capacità Pescetto e Rebecchi hanno messo un piede nel giardino dorato del rugby transalpino. L’augurio è che ci piantino saldamente anche l’altro e che presto ci sia anche una loro figurina nell’album Panini dedicato al TOP 14 e alla Pro D2.
Quando hai iniziato a giocare e qual è stato il tuo percorso sportivo fino ad oggi?
TR Ho iniziato a giocare all’età di 6 anni con la squadra della scuola, poi ho continuato il mio percorso al rugby Parma. A 16 anni sono entrato nell’accademia zonale di Parma e a 18 anni sono partito in Francia per raggiungere Hyeres in Federal 1.
PP Ho iniziato a giocare a rugby a 11 anni nelle giovanili del CUS Genova Rugby, dove sono rimasto fino all’età di 19 anni per poi trasferirmi in Francia per integrare il Centro di Formazione del Racing Club Narbonne Mediterranée. A Genova ho esordito a 17 anni in prima squadra con la quale ho giocato per due stagioni.
Dove giochi attualmente? In che campionato? Se potessi fare un confronto a quale livello corrisponderebbe in Italia?
TR Attualmente gioco negli U23 di Aix en Provence che milita nella pool 2 del campionato Espoir francese. Sinceramente non saprei dire a che livello corrisponda in Italia, ma il volume di gioco e il tasso tecnico sono molto interessanti. Gioco con e contro ragazzi che hanno già esordito in Pro D2 e TOP 14.
PP Gioco con gli Espoirs di Narbonne nel campionato di Élite 1.
Hai fatto parte delle accademie in Italia?
TR Ho fatto parte dell’accademia zonale di Parma ma per me è stata un’esperienza piuttosto negativa a causa di vari infortuni.
PP No, ho partecipato a parecchi raduni per entrare all’ accademia di Parma ma alla fine non sono stato scelto.
Cosa ti ha spinto a partire all’estero?
TR Era l’unica possibilità di poter entrare nel rugby professionistico e sicuramente per fare una bella esperienza di vita.
PP Avevo voglia di fare un’esperienza all’estero e provare a raggiungere il mio obbiettivo di diventare professionista in un campionato con un elevato tasso tecnico e più organizzato.
Hai già giocato con la prima squadra del tuo club francese?
TR No non ancora, è il mio obiettivo per il futuro prossimo.
PP Si, ho esordito il 4 marzo nella partita contro Bourgoin, è stato un momento davvero magico grazie anche alla sorpresa dei miei genitori che sono venuti a vedermi senza avvisarmi. (NdA Paolo ha poi giocato altre 3 partite in pro D2)
Qual è il bilancio di questa esperienza sportiva?
TR Sono molto contento della mia stagione. Ho giocato praticamente tutte le partite e mi sono guadagnato la conferma per l’anno prossimo. Il bilancio è super positivo.
PP Molto positivo, l’anno scorso abbiamo vissuto una stagione molto intensa con gli Espoirs conclusa con la vittoria in finale contro lo Stade Francais che ci ha permesso di qualificarci per il girone élite della nostra categoria. Quest’ anno invece ci giochiamo la salvezza questa domenica contro Bayonne. Lo considero comunque un anno positivo perché ho esordito in ProD2 e con gli Espoirs abbiamo incontrato squadre di alto livello.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
TR Per il momento penso al mio avvenire in Francia, l’obiettivo far parte di una rosa professionistica francese.
PP Per ora non penso tanto al futuro, mi resta ancora un anno di Centro di Formazione a Narbonne perciò continuerò a dare il mio massimo qui per guadarmi un posto fisso in prima squadra e poi si vedrà.
Immagino che adesso tu sia concentrato sul tuo club, ma la nazionale italiana fa parte dei tuoi obiettivi?
TR Sinceramente non penso alla nazionale, devo ancora lavorare molto per arrivare a quei livelli, ma se un giorno arriverà la chiamata sarà un sogno che si realizza.
PP Come detto prima sono molto concentrato per fare bene in club, ma ovviamente la nazionale fa parte dei miei obbiettivi personali, in ogni caso la convocazione potrà arrivare solamente giocando molto e bene, nel club.
Di Alessandro Vischi
Veterinario, ex giocatore del CUS Milano e dell’ASR Milano, educatore del minirugby e arbitro. Da tre anni vive a Tolosa. Per OnRugby ha realizzato l’inchiesta in cinque puntate “Rugbisti italiani verso la Francia” (parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5) e il focus di approfondimento sul rugby femminile Oltralpe (parte 1, parte 2, parte 3, parte 4)
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