Per un match del 6 Nazioni, o per una partita di coppa, Edimburgo e la Scozia sono una meta imperdibile per tutti gli appassionati dell’ovale
La trasferta al Murrayfield per assistere alla finale di PRO 12 (match che di per sé ha regalato grandi emozioni) è stata l’occasione per organizzare una visita all’affascinante capitale scozzese e per spingerci oltre i suoi confini. Un piacevolissimo viaggio che ci ha portato da Edimburgo a Oban e nel suggestivo comprensorio dell’antica contea di Argyll percorrendo le strade che attraversano l’incantevole Loch Lomond and The Trossachs National Park.
Prima di dirigerci verso la costa occidentale, abbiamo trascorso un lungo weekend in una Edimburgo baciata da un sole basso e radente, piena di turisti (complici le Spring Bank Holiday e il lungo ponte delle vacanze scolastiche di primavera).
Edimburgo è una città dotata di un fascino e di una magia unici. Si compongono tanto elegantemente quanto informalmente, in uno scenario multiforme (quasi teatrale, come su un palcoscenico) architetture medievali, edifici classici, palazzi georgiani e vittoriani, costruzioni modernissime che s’innestano in un contesto paesaggistico naturale assolutamente straordinario (parchi, giardini, una collina vulcanica, una brughiera misteriosa che s’incunea nella città e il mare).
Lo sport è anche un’occasione d’incontro e di arricchimento, come un viaggio. Il rugby quanto a spirito di condivisone e di amicizia batte tutti gli altri: non fatevi mancare una trasferta in questi luoghi (e portate con voi famiglia e amici), magari in occasione del Sei Nazioni o di un match di Coppa o di PRO 12 al seguito delle squadre italiane!
Edimburgo, affacciata sulla costa est del Paese, si estende dalle rive del Firth of Forth (estuario del fiume Forth, sul quale sorge il porto) sino alle alture delle Pentland Hills, ed è la capitale politica della Scozia dal 1437; da secoli ne è anche il vivace cuore culturale.
Il centro della città, dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1995, è diviso in due parti (la Old Town e la New Town) separate dai Princes Street Gardens, un magnifico parco realizzato in una enorme conca (originariamente un’area paludosa denominata Nor’ Loch bonificata nel XIX secolo). Sul lato sud dei giardini, si staglia contro il cielo la sagoma fascinosa della “città vecchia”, alla cui estremità s’innalza il promontorio su cui troneggia fieramente il castello; su quello nord si affaccia Princes Street, oggi via dello shopping (oltre la quale si sviluppa la New Town). Più o meno a metà dei Princes Gardens sorge The Mound (una collinetta artificiale frutto dall’accumulo di terra prodotto dagli scavi necessari a edificare la “città nuova”) che ospita, rispettivamente in un tempio in stile dorico (1823-1836) e in un edificio neoclassico (1850), la Royal Scottish Academy e la National Gallery of Scotland (oggi collegate da un passaggio sotterraneo).
A fare da quinta, a nord-est di Princes Street, s’innalza Calton Hill. Il piccolo promontorio offre uno scorcio davvero suggestivo accogliendo diversi monumenti commemorativi, per lo più in stile classico ed eclettico, edificati intorno alla metà dell’800. La Royal High School (1829) che ricorda il tempio di Teseo, il neoclassico Burns Monument (1830), il National Monument (1822) ispirato addirittura al Partenone, il Nelson Monument (1815) a forma di telescopio, il City Observatory (1818) una citazione della Torre dei Venti di Atene.
Partiamo dalla OLD TOWN che è il prodotto di un insediamento antichissimo cresciuto e sviluppatosi intorno alla collina vulcanica che lo sovrasta, Castle Rock, sulla quale si erge il Castello, uno dei simboli della Scozia, una commistione di architetture e stili che ne testimoniano le intricate vicende storiche. Teatro di grandi eventi, oggi accoglie alcuni fra i più importanti tesori del paese ed è sede, fra le altre manifestazioni, dell’Edinburgh International Festival che, istituito nel 1947, si volge ogni anno nel mese di agosto. Attraversarlo dai bastioni alla Cappella di St. Margareth (la costruzione più antica della città risalente al 1130 circa che si erge alla sua sommità) fino alle segrete e visitare i molti musei che racchiude è un’esperienza da provare assolutamente, anche se può richiedere un’intera giornata. Non a caso il Castello è una delle mete turistiche più visitate dell’intero Regno Unito e contribuisce a fare di Edimburgo la seconda destinazione dopo Londra, con oltre 2 milioni di visitatori all’anno.
D’impianto medievale, la Old Town accoglie anche diversi fabbricati del periodo della Riforma protestante. Cupa e fascinosa, ma nel contempo vivacissima (costellata di negozi, antichi pub e ristoranti tradizionali), è sede dei principali siti d’interesse storico e turistico.
La “città vecchia” si estende su un crinale per l’intera lunghezza del Royal Mile (1 miglio e 107 iarde, per l’esattezza) che si compone di quattro segmenti (Castlehill, Lawnmarket, High Street e Canongate).
Il “miglio reale” inizia dal Castello (ai piedi del quale troviamo la piana di Grassmarket) e termina con l’Holyroodhouse (torre cinquecentesca, residenza di Maria Regina di Scozia dal 1561 al 1567, oggi ampliata e dimora ufficiale di Sua Maestà). Lungo la High Street s’incontra la più importane chiesa della città, High Kirk of St. Giles e, proprio di fronte, si trova il Real Mary King’s Close accesso alla famigerata città sotterranea. Una storia popolare narra che nel 1645, a causa di un’epidemia di peste, gli abitanti del vicolo furono murati vivi nelle loro abitazioni. Truce leggenda a parte, il Real Mary King’s Close offre un interessantissimo esempio della vita che si conduceva nell’Edimburgo seicentesca.
La città sotterranea è un vero e proprio dedalo di corridoi e stanze che si dipanano sotto la “città vecchia”. Si sviluppò a fine Settecento sotto il South Bridge e il George IV Bridge, edificati per oltrepassare la profonda insenatura Cowgate che attraversa la città a sud del Royal Mile. All’epoca, la città sotterranea offriva un riparo e un alloggio ai miserabili e ai delinquenti. Lurida e pericolosa, fu evacuata a fine Ottocento. Sempre all’interno della città vecchia, meritano una visita il National Museum of Scotland, l’Università di Edimburgo e la Scottish National Library. Sul “miglio reale” si affacciano numerosi edifici pubblici di notevole interesse, come lo Scottish Parliament (il palazzo in cui l’assemblea scozzese si riunì fino al 1707 e che oggi ospita l’Alta Corte di giustizia). A poca distanza si trova anche la casa in cui nel XV secolo visse John Knox, il riformatore della Churc of Scotland. La George Heriot’s School, su Lauriston Place, è uno degli edifici più importanti della Old Town. Fino al 1886 storico orfanotrofio della città (costruito nel XVII secolo grazie alla generosità di George Heriot, orafo e banchiere di re Giacomo VI) e successivamente scuola privata. Dalle numerose strade laterali che conducono a piazze, un tempo luogo di mercati, si dipanano i suggestivi wynd e close, viuzze e vicoli chiusi dalla caratteristica architettura che offrono scorci e atmosfere da non perdere. In uno di questi, Anchor close, aveva sede la storica tipografia Smellie, nota per avere dato alle stampe nel 1768 la prima edizione dell’Enciclopedia Britannica.
Alla fine del Royal Mile si trova Holyrood che, dopo un periodo di abbandono, è diventato uno dei quartieri più interessanti di Edimburgo. Ospita il nuovo e modernissimo Parlamento Nazionale, inaugurato nel 2004, la sede dello Scotsman e il Tun Building, dove sono gli studi della BBC locale. Holyrood Park è sovrastato dalla suggestiva collina di Arthur’s Seat, una brughiera di seicentocinquanta acri con burroni e laghetti all’interno della città. Merita assolutamente una passeggiata.
Diversissima, ma ugualmente affascinante, è la NEW TOWN, la cui costruzione, concepita per ovviare al sovraffollamento della “città vecchia”, fu iniziata nella seconda metà del ‘700. Il primo maggio del 1707 l’Act of Union sancì l’unione fra Inghilterra e Scozia e diede impulso a un nuovo corso. Nel 1766 James Craig, giovane architetto urbanista, vinse il concorso indetto per il progetto di ampliamento della città. Presentato a re Giorgio III nel 1767, si trattava di un modello estremamente razionale che prevedeva tre strade principali parallele l’una all’altra (George Street, Queen Street e Princes Street). Alle due estremità di George Street si sarebbero aperte due piazze quadrate (Charlotte Square e St Andrew’s Square), mentre su Queen Street e Princes Street gli edifici sarebbero stati costruiti su un solo lato della via per consentire ai residenti di godere da una parte della visuale del castello e dell’altra di quella dell’estuario. Va da sé che abitare nella “città nuova” era un privilegio riservato alle classi più agiate. Per tutto il XVIII e il XIX secolo il nuovo quartiere si è via via ampliato, senza mai perdere la connotazione e lo stile originari, caratterizzati da eleganti costruzioni, piazze e giardini: la NEW TOWN è tutt’ora uno dei più interessanti modelli urbanistici in stile georgiano. George St. è stata a lungo il quartier generale scozzese della finanza, oggi accoglie eleganti boutique, ristoranti e locali alla moda. All’estremità ovest, su Charlotte Square, (prodigioso progetto urbanistico-architettonico di Robert Adam del 1791), fra i tanti magnifici edifici, si affaccia anche la Bute House, residenza del Primo Ministro. Mentre a quella est c’è Andrew’s Square con il Melville Monument, una colonna che ricorda Henry Dundas (1742–1811), I visconte di Melville, eminente politico e giurista. La Dundas House, situata sul lato ovest della piazza, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non era la residenza di Melville, bensì apparteneva a Sir Laurence. La sontuosa casa in stile palladiano dotata di una grande cupola, dal 1925 è la sede centrale della Royal Bank of Scotland.
La Scottish National Portrait Gallery, che merita assolutamente una visita, è ospitata in un edificio in stile neogotico a nord della piazza, sull’angolo con Queen St.
A nord ovest della “città nuova” sorge il curioso e sofisticato Stockbridge, una volta villaggio staccato dalla città, che offre numerosi bistrot e raffinati locali. Ancora più a nord Inverleith Park di fronte al quale si trova lo strepitoso Royal Botanic Garden.
Merita una visita la zona lungo le rive del Firth of Forth e il sobborgo di Leith, zona industriale/portuale ora riqualificata. Qui è ancorato il Royal Yacht Britannia.
Il West End è il quartiere georgiano che si estende dal versante occidentale della New Town. A sud raggiunge Lothian Rd., a ovest Heymarket, a nord Stockbridge. Parzialmente ricompreso nel centro, ospita diversi teatri e locali pubblici (fra questi: Usher Hall, The Filmhouse, il Royal Lyceum e il Traverse Theatre). Vi si trovano consolati e sedi diplomatiche e, a sud, accoglie la modernissima zona finanziaria di Exchange.
South Edinburgh, composta da Tollcross, Darly, Marchmont e Newington, è una zona residenziale costituita da edifici vittoriani circondati da giardini impeccabilmente curati. Si trova a sud della Old Town sino alle Pentland Hills. È la sede del campus universitario, non ha attrattive turistiche, ma offre buoni ristoranti, vecchi pub e diversi alberghi.
Il consiglio, per avere una visuale praticamente completa di Edimburgo, è salire su uno dei bus che, in 14 tappe (hop-on hop-off) e in 60 minuti, offrono un tour panoramico della città. Partono a intervalli regolari di 20 minuti da ogni fermata, suggeriamo di salire al capolinea sul Waverley Bridge (il costo del biglietto è di 15 sterline).
Edimburgo è città di rugby (la Scottish Football Union nasce nel 1873 ed è fra i fondatori, nel 1886, dell’International Rugby Board), ma una menzione speciale va al Golf.
Non si può trascurare di ricordare che proprio nel parco di Leith Links, nel 1744, la Company of Gentlemen Golfers (successivamente rinominata Honourable Company of Edinburgh Golfers) stilò le prime regole ufficiali del golf moderno. Presso il parco fa bella mostra di sé una targa che testimonia lo storico evento. Dieci anni più tardi, l’associazione dei golfisti di Saint Andrews (ora Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews, l’R&A) decise di compilare un regolamento basato su quanto redatto a Edimburgo. Fu proprio così che nel maggio del 1754 nacquero le famose 13 regole del golf, la cui pubblicazione è, ancora oggi, un privilegio dell’antico club.
Suggeriamo una gita nella suggestiva St. Andrews, a circa 50 miglia a nord-est della capitale.
Tornando alla palla ovale, il Murrayfield Stadium, tempio del rugby scozzese, si trova nel quartiere di Roseburn, a un quarto d’ora di marcia dalla stazione di Haymarket, sulla direttrice tra il centro e l’aeroporto. È una struttura polifunzionale che offre la possibilità di organizzare meeting, conferenze, mostre ed esposizioni, eventi privati e feste. A Murrayfield ci si può addirittura sposare. Lo stadio è aperto al pubblico e si può fare una visita guidata dalla Tribuna Reale, agli spogliatoi e provare l’emozione di passeggiare sul campo da gioco. La visita allo stadio è sospesa nei giorni che precedono le partite.
MANGIARE E BERE. Prima di chiudere, da italiani buongustai, qualche nota su cibo e bevande.
In Scozia il clima è rigido. Non deve stupirci, quindi, trovare piatti caratterizzati da forti presenze di grasso. La pietanza più famosa è l’Haggis: polmone di agnello cotto per ore e mischiato con grasso di manzo, cipolla, avena, pepe bianco, noce moscata e coriandolo. Il tutto viene poi macinato e insaccato dentro intestini di agnello (o di bue) e poi cotto al vapore. Il risultato finale si taglia a fette e si consuma con il champit tatties, il purè di patate. Il Black Pudding è una salsiccia di avena, grasso di rognone, cipolla e sangue di pecora o di maiale. Arrostito in padella e servito con un uovo fritto e pomodori grigliati rappresenta un piatto per palati forti. Se volete pesce, invece, cercate gli Abroath Smokies, eglefini affumicati che vengono arrostiti al forno con il burro. Assolutamente da non perdere le bistecche di Angus, un bovino tipico della regione la cui carne risulta essere morbida e saporita. Ordinate anche il Colcannon, un piatto a base di cavolo, carote, rape e patate bollite.
Whisky e birra. A Edimburgo bevete un bicchiere di whisky (e non “whiskey” che è americano) che porta rigorosamente la dicitura “Scotch”, visto che accordi internazionali hanno concesso questa denominazione solo ai distillati prodotti, appunto, in Scozia. Sul fronte birra è bene sapere che le ottime produzioni locali sono più maltate e scure di quelle inglesi e spesso non pienamente fermentate.
Vi abbiamo incuriosito? Sappiate che Edimburgo è sede, non solo del titolato Edinburgh Rugby, ma anche di club storici e universitari: il Boroughmuir Rugby Football Club, l’Heriot’s Rugby Club, il Watsonians Rugby Football Club (quello di Gavin Hastings, mitico giocatore dei primi anni 90, considerato il miglior estremo scozzese di sempre, leggendario numero 15 della Nazionale del cardo e dei British & Irish Lions), il Currie Rugby Football Club, lo Stewart’s Melville Rugby Football Club, l’Edinburgh Academical Football Club e dell’Edinburgh University Rugby Football.
Edimburgo, in effetti, ha una forma molto ovale, per spirito, per informalità, per eleganza.
A breve la prossima puntata…
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Francesca Lupoli
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