Sotto accusa il nuovo format della competizione. E se invece fosse solo una classica giornata storta?
I risultati del primo weekend di Test Match non sono passato inosservati, per motivi differenti, né a Nord né a Sud dell’Equatore. Nuova Zelanda a parte, con gli All Blacks capaci di domare un rampante Galles certificando il buono stato di salute del rugby kiwi testimoniato anche dai risultati nel Super Rugby, hanno fatto parecchio rumore le sconfitte di Australia e Sudafrica, rispettivamente contro Inghilterra e Irlanda. A Brisbane la squadra di Eddie Jones ha giocato una magistrale ripresa mettendo in difficoltà gli avversari grazie ad una superba prestazione del pack, mentre a Città del Capo nonostante quasi un’ora di superiorità numerica i padroni di casa non sono riusciti ad avere la meglio sull’inferocita Irlanda, uscita non più tardi di tre mesi fa con le ossa mezze rotte dal Sei Nazioni. Vero che per meglio leggere i due risultati bisogna considerare una serie di fattori, non ultimo il fatto che Wallabies e Springboks hanno giocato per scelta o rifondazione con formazioni in parte nuove (ma non tanto quanto gli All Blacks) e che quella della Newlands Stadium era la prima per coach Coetzee. Ma fatto sta che l’ultimo incrocio Nord-Sud, otto mesi fa alla Rugby World Cup, aveva sancito un risultato netto e diverso. E qualcuno ha già puntato il dito contro il nuovo format del Super Rugby.
“Gli architetti del nuovo Super Rugby possono continuare a negare il danno fatto – scrive Gregor Paul sul NZ Herald– ma i risultati del primo weekend internazionale testimoniano che l’Emisfero Sud sta percorrendo la strada della mediocrità“. E al cospetto di squadre europee apparse più in forma, solide e ciniche che mai, si è presentata “un’Australia che riflette le sue franchigie, con una mischia mai dominante e passaggi imprecisi sotto pressione”. Da ciò che si è visto in campo, il discorso passa a ciò che si è deciso fuori, con il nuovo format del Super Rugby nel mirino. Che avrebbe avuto l’effetto in particolare per il Sudafrica, presente con una squadra in più rispetto al Super XV, di costringere a spalmare i giovani in un maggior numero di franchigie, e più in generale per tutte le altre squadre di diminuzione del livello di competitività: Kings, Sunwolves e Jaguares ancora non sono al livello delle altre squadre, e il nuovo formato non prevede che tutte le partecipanti si affrontino nella classica andata/ritorno, con il risultato che qualcuno non incontrerà per esempio tutte le migliori neozelandesi. Per dire se il nuovo Super Rugby funzionerà o meno è decisamente presto, e comunque non è dai risultati del primo weekend di Test Match che tale giudizio dovrà dipendere: sarebbe come affermare che nel primo weekend della finestra autunnale 2010 Galles e Irlanda hanno perso contro Nuova Zelanda e Sudafrica perché l’ingresso di due squadre nella Celtic League di quell’anno ne aveva abbassato la competitività.
Più ecumenico il tecnico degli All Blacks Steve Hansen: “Le persone non capiscono quanto sia difficile mettere insieme giocatori da cinque diverse franchigie e fare in modo che pensino e applichino lo stesso piano. Il primo Test della serie è sempre duro, ora è interessante vedere cosa accadrà”.
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