L’Emergenti che fatica, l’U20 che non riesce a vincere: il tecnico irlandese atteso da un compito improbo ma che peserà sul futuro
Si fa un gran parlare di Conor O’Shea nelle ultime settimane. E’ giusto così: è il ct della nazionale, l’uomo nel cuore del nuovo progetto azzurro, quello che ne tira e ne tirerà le fila, che prenderà la decisioni più difficili e importanti. E mediaticamente occupa una poltrona che sta sempre sotto i riflettori. Inevitabile che sia il nostro uomo più ricercato, giornalisticamente parlando. Così come è normale che anche un tecnico come Mike Catt possa godere di maggiore libertà e riservatezza sfruttando proprio la presenza di O’Shea.
Ma i recenti risultati degli ultimi mesi (vabbé: anni) della nostra nazionale U20, della Emergenti e delle due franchigie celtiche dicono che in realtà un ruolo determinante lo avrà un terzo uomo di cui oggi si parla pochissimo, ovvero Stephen Aboud, l’irlandese che fino al 31 luglio occuperà il ruolo di Head of Technical Direction dell’IRFU e che dal giorno successivo diventerà il “Responsabile della Formazione di giocatori di alto livello giovanile sino alla Nazionale Under 20, delle Accademie e di Responsabile della Formazione degli allenatori” per la FIR. Se O’Shea sarà il responsabile di tutto il cantiere-Italia il buon Aboud dovrà rispondere di infrastrutture e logistica, una conditio sine qua non per rimetterci sulla giusta via.
Il lavoro di Aboud sarà lungo, lontano dalla luce dei riflettori ma se il nostro movimento inizierà finalmente a pedalare sul lungo-lunghissimo periodo sarà soprattutto grazie a lui. Certo non aspettiamoci risultati immediati. Coordinare corpi come la nazionale maggiore, quella dell’U20, della Emergenti senza dimenticare Benetton, Zebre e Accademie non sarà né semplice né immediato. Certo non dovevamo ritrovarci al punto in cui siamo oggi, ma di questo Aboud non ha colpe. Quei corpi elencati poco fa dovrebbero già marciare all’unisono, lo dice il buon senso, ma oggi non è così: le nazionali giovanili raccolgono risultati incoraggianti con una frequenza assolutamente importante ma il salto tra quello che avviene a livello U16/U18 e l’U20 è enorme, due mondi completamente diversi e quando ci sarebbe bisogno di fare il salto noi ci inchiodiamo. L’Emergenti è potenzialmente una selezione ancora più importante dell’U20, ma gioca troppo poco, è un progetto ancora troppo estemporaneo, magari non nella sua filosofia di base ma di certo lo è nella concretezza dei fatti.
Coordinare il tutto, creare i giusti collegamenti, creare percorsi né estremamente rigidi né troppo elastici, far giocare in maniera continuativa i nostri migliori giovani fin dai loro 18/20 anni. Insomma, Aboud avrà il suo bel da fare. e dovrà essere messo nelle condizioni di lavorare al meglio delle condizioni, senza pressioni o intromissioni da parte di chi ha avuto in mano il settore tecnico per tanti, troppi, anni. Troppi non in senso assoluto (oh dio, pure qui si può discutere), ma di sicuro se paragonati ai risultati che il campo ha dato. Tanto per non fare nomi, Franco Ascione, che però non va dimenticato è stato lui a scegliere l’irlandese con il quale c’è stima e conoscenza reciproca da tanti anni.
Una sana collaborazione nel rispetto dei ruoli, con un passo indietro per far sì che le persone scelte per dare uno scossone alla palla ovale italiana possano muoversi come meglio credano e che vengano poi giudicate solo per i risultati. Idee chiare e determinazione, per non stravolgere e mettere in discussione tutto dopo ogni sconfitta o ogni intoppo, che inevitabilmente incroceremo. Anche perché chi sta dietro ha rabbia e fame, come l’Italia tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. E a furia di lavorare e scavare realtà come Georgia e Romania possono metterci davvero nei pasticci. Oggi non è così, ma non è una situazione immutabile e il successo della Georgia Under20 è lì a testimoniarlo. E non si può aspettare in eterno.
Il Grillotalpa
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