Test Match 2016: Scozia, due vittorie negli incontri estivi ma il lavoro è ancora tanto

La squadra di Cotter dopo il doppio trionfo in Giappone è già proiettata all’autunno, ma come ci arriva?

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

EDIMBURGO – La marcia di avvicinamento della Scozia verso i test match autunnali è, idealmente, iniziata questa settimana con la presentazione delle nuove divise, home e away, che verranno indossate per la prima volta in novembre. È stata anche annunciata la sede del terzo test, in programma contro la Georgia, che si giocherà al Rugby Park di Kilmarnock – che vanta da qualche anno un terreno di gioco artificiale, simile a quello che verrà installato allo Scotstoun Stadium di Glasgow in vista della prossima stagione.

 

Alcune indicazioni dal tour estivo in terra giapponese lasciano ben sperare per il futuro prossimo, perché la Scozia ha vinto entrambe le gare sapendo soffrire, stringendo i denti e mostrando grande carattere. E perché, va detto, dopo la forte delusione raccolta a Twickenham in “quel” pomeriggio di metà ottobre, contro l’Australia nei quarti della RWC, i Dark Blues hanno disputato un buon Sei Nazioni, con le due vittorie su Italia, in trasferta, e Francia, dopo dieci anni, ed era importantissimo per il morale del gruppo – e il ranking World Rugby, in vista dei sorteggi per la RWC2019 – dare continuità a quanto di buono mostrato. Vern Cotter ha scelto di portarsi in Giappone un gruppo ridotto, giustificandosi con le sole due gare in programma – contro le “canoniche” tre. L’head coach neozelandese, alla partenza per il Sol Levante, aveva detto che “questa squadra ha ancora molto lavoro da fare per migliorarsi e avremo ancora occasioni di analizzare l’ultima gara giocata, contro l’Irlanda, e il Sei Nazioni nel suo complesso per cercare di fare passi in avanti” e al termine del secondo testo si era detto “contento perchè siamo riusciti a vincere anche in una giornata un po’ difficile, che arriva al termine di una lunga stagione”.

 

La prestazione difensiva della Scozia – che nell’ultima gara ha concesso solo una meta, arrivata al termine di un’azione nata nei 22m giapponesi e chiusa magistralmente da Shigeno – va sottolineata, ma i problemi per i Dark Blues sono arrivati in fase di impostazione del gioco. Ruaridh Jackson, tornato a vestire la maglia numero 10 dopo due anni – e un bruttissimo infortunio – non ha particolarmente impressionato e l’assenza di Finn Russell si è fatta sentire, forse anche oltre le aspettative. Cotter ha lasciato a casa Duncan Weir, Greig Tonks e Tom Heathcote (stupisce, in negativo, che la Scozia ignori il talento dell’apertura dei Worcester Warriors) e ha deciso rimpiazzare Russell – che si sta riprendendo dopo il terribile colpo alla testa rimediato nella semifinale di Guinness Pro12 a Galway – con il debuttante centro Huw Jones.

 

La scelta non ha pagato, perchè “Jacko”, che agli Wasps è stato spesso schierato estremo, è sembrato spaesato e sempre messo sotto pressione dai giapponesi, che attaccavano il suo canale non dandogli mai tempo di respirare. Quando Peter Horne – contando che Laidlaw da qualche anno dice di non voler giocare apertura – è stato spostato a 10, con l’inserimento di Jones e il cambio di posizione di Matt Scott – un altro giocatore schierato nella sua non-naturale posizione di secondo centro – nell’ultimo quarto di gara del secondo test, la Scozia ha iniziato ad esprimersi meglio. Va anche detto che, nonostante Pyrgos non abbia giocato male, quando è entrato in campo capitan Laidlaw si è vista la differenza. Il più grande problema mostrato dalla Scozia è stato il non riuscire a gestire l’ovale attraverso le fasi per i troppi errori di handling e la quasi costante perdita del possesso nei punti d’incontro.

 

Al centro, l’infortunio di Duncan Taylor nel corso del primo test ha tolto una pedina importantissima allo scacchiere scozzese, contando che Alex Dunbar (infortunato) e Mark Bennett (convocato dal GB7s) non sono stati inclusi nel gruppo; all’ala, Hoyland non ha convinto – ma va rivisto, perchè ha dimostrato con la maglia di Edinburgh Rugby tutte le sue qualità – mentre Maitland continua ad essere uno dei più grandi talenti inespressi ad aver vestito il Dark Blue. L’assenza di Visser, che dopo la sua stagione agli Harlequins ha imparato anche a “sacrificarsi” per il gruppo, ha pesato, così come la mancanza di un vero sostituto per Sean Lamont che, al cap centonove e a 35 anni, potrebbe ormai essere vicino al ritiro dal rugby internazionale. In compenso, se ci fosse bisogno, Stuart Hogg ha dimostrato di essere uno dei migliori estremi al mondo – e la Scozia, adesso, deve correre per rinnovare il suo contratto in scadenza al termine della prossima stagione.

 

Il pack ha performato bene, almeno nel primo test, mentre nel primo tempo del secondo test, quello giocato a Tokyo, è andato piuttosto in difficoltà nelle fasi statiche, soprattutto in chiusa. Le assenze di Ford e di Dickinson sono state pesanti, perchè assieme a WP Nel hanno formato la prima linea nelle ultime uscite della Scozia con ottimi risultati – e il cambio della prima linea nell’intervallo del secondo test ha dimostrato che, nonostante McInally sia ormai prontissimo al centro, c’è molto lavoro da fare per dare profondità al reparto. I due fratelli Gray in seconda linea sono ormai una certezza – ma sarebbe interessante poter vedere Gilchrist, se riuscisse a stare ‘injury-free’, e Ben Toolis, per esempio, uno dei migliori giocatori di Edinburgh Rugby – mentre in terza John Barclay, ri-convocato ‘a furor di popolo’, ha dimostrato di essere ancora un elemento fondamentale. Blair Cowan, uno dei migliori flanker degli ultimi due anni, non è stato convocato – anche alla RWC era stato inserito solo come sostituto – e, restando ai London Irish in Championship, potrebbe aver compromesso le sue chance, mentre all’opposto John Hardie, ‘scoperto’ da Cotter e inserito in nazionale anche quando si era trovato senza squadra, sembra avere un posto assicurato.

 

Il 12 novembre la Scozia aprirà il suo autunno contro l’Australia in quella che sarà una vera e propria “rivincita” dopo la RWC2015. Sette giorni dopo, sfiderà l’Argentina ancora al BT Murrayfield, prima di chiudere, come detto, a Kilmarnock contro la Georgia.

 

di Matteo Mangiarotti

Appassionato di rugby, ne scrive da sette anni. Da tre cura il blog Alba Ovale, mentre da quattro vive ad Edimburgo.

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