Abbiamo intervistato il tecnico della Benetton, campione del mondo All Blacks nel 1987. E buon sangue…
DUBLINO – Classe 1961, 19 caps in maglia All Blacks con cui ha conquistato la prima storica edizione della Rugby World Cup 1987, Kieran Crowley è arrivato a Treviso dopo otto anni sulla panchina della nazionale canadese, con cui per poco non ha battuto l’Italia agli ultimi Mondiali. Dalle prime due amichevoli stagionali giocate dalla Benetton, è stato facile intuire quale sia il suo credo rugbistico (e del resto, buon sangue non mente). Lo abbiamo intervistato in occasione della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione celtica.
Dopo le prime due uscite stagionali, cosa le è piaciuto di più e cosa meno?
Il primo match è stato contro Grenoble, che non ha schierato la formazione tipo ma comunque abbiamo offerto una buona performance e ho apprezzato l’abilità di creare situazioni di gioco. Con Leicester abbiamo affrontato una squadra più fisica e veloce e non li abbiamo contenuti al meglio e su questo dobbiamo lavorare.
Palla in mano la sua idea di gioco è apparsa subito molto precisa: opzioni, soluzione diverse, movimento…
Per me il rugby deve essere divertente. Certo bisogna ottenere risultati, ma è importante giocare palla in mano. I giocatori devono divertirsi, sia in partita che quando vengono al campo per allenarsi e lo stesso gli spettatori. La volontà è quella di giocare un rugby offensivo.
Contro Leicester Luke McLean ha giocato primo centro. Un primo ricevitore in più da poter utilizzare, oltre alle aperture di ruolo…
La possibilità di avere giocatori come Tommaso Allan, Ian McKinley e Marty Banks quando arriverà ci darà diverse opzioni a seconda anche dell’avversario e del tipo di partita. Abbiamo anche un 12 molto fisico come Alberto Sgarbi, per esempio, che offre un tipo diverso di gioco.
Questo tipo di rugby presuppone grandi skills di base in tutti i reparti. La squadra è pronta?
Da questo punto di vista c’è del lavoro da fare e già lo abbiamo iniziato, perché è indubbio che servano buone skills. Non è una cosa che cambia dal giorno alla notte.
Oltre a lei, la squadra ha rinnovato quasi completamente lo staff tecnico. Com’è lavorare con i “giovani” tecnici Bortolami, Galon e Ongaro?
E’ uno staff giovane, vero, e dei tre solo Ezio Galon ha esperienza precedente. Ma sono davvero impressionato e soddisfatto del lavoro che stiamo facendo. Guardiamo alla stagione settimana dopo settimana: ci saranno alti e bassi, come in una corsa sulle montagne russe. Ma sarà davvero interessante.
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