Gli scozzesi al via celtico con molte incognite. E l’obiettivo di “chiudere più in alto in classifica possibile”
EDIMBURGO – “Il nostro obiettivo stagionale? Chiudere il più in alto in classifica possibile, in Guinness Pro12. Sarà una lunga stagione e per noi l’inizio è davvero difficile; nelle prime cinque gare abbiamo subito avversari duri, ma ripeto sarà una lunga stagione. Una maratona, non uno sprint. E il nostro focus sarà sul Guinness Pro12.” Alan Solomons ha parlato in sala stampa dopo il match – perso – contro i Newcastle Falcons al BT Murrayfield, secondo (e ultimo) test pre-season di Edinburgh Rugby, confermando le mie impressioni: la squadra, soprattutto in difesa, non ha convinto, men che meno impressionato, e se si considera che la difesa è l’aspetto su cui l’head coach sudafricano si è sempre focalizzato, considerandolo quello più importante, il match di venerdì sera lancia più di qualche segnale d’allarme per il Club della Capitale scozzese.
La scorsa stagione, nonostante l’ottimo avvio, è stato fallito anche l’obiettivo minimo, ovvero la top-six celtica per il ritorno nell’Europa “che conta”, la Champions Cup, e l’aver conservato la “1872 Cup”, battendo i Warriors nelle due gare, è un brodino che non può più consolare. I due InterCity Derby, giocatisi per l’ultima volta a cavallo tra Natale e Hogmanay (capodanno) ed entrambi, per impraticabilità del campo dello Scotstoun Stadium, al BT Murrayfield – con annesse ovvie polemiche – hanno lasciato la coppa nella Capitale e tolto ai Warriors punti preziosissimi che, al termine della stagione, sono pesati come macigni, togliendo ai Glaswegians la semifinale casalinga.
Edinburgh si presenta al via con molte incognite e con un organico più “povero” rispetto alle ultime due stagioni. Le partenze di giocatori come Laidlaw, Visser, Denton, Coman e Scott, solo per citarne alcuni, sono difficili da rimpiazzare e se l’arrivo di Weir e Rasolea (centro dell’Australia Sevens) rinforzano i trequarti, forse solo il recupero a tempo pieno di Anton Bresler e Nasi Manu e il veloce inserimento di Fihaki – oltre alla conferma di John Hardie, che pare sia entrato nel radar degli Wasps – potrebbero dare qualche speranza di top-six ai Gunners.
Sam Hidalgo-Clyne dovrebbe avere il 9 cucito sulle spalle, ma anche venerdì l’ingresso in campo di Nathan Fowles ha dato scossa e vivacità alle giocate della squadra e una staffetta tra i due potrebbe essere contemplata, mentre dopo l’infortunio rimediato da Jason Tovey in allenamento – slogatura del polso, previste almeno sette settimane di stop – la maglia numero 10 se la contenderanno Duncan Weir e Phil Burleigh – ma spostare il neozelandese apertura aprirebbe un buco al centro difficile da chiudere (se non si vuole testare l’ex Ulster Rory Scholes in quel ruolo) e Blair Kinghorn, lo scorso anno, non ha mai vestito quella maglia nel corso della stagione. Manca esperienza nel ruolo di estremo, con Kinghorn e Bryce che si giocheranno il posto – ma Tovey può coprire tranquillamente quel ruolo – mentre all’ala – dopo l’addio di Dougie Fife, passato alla Scozia Sevens – assieme ai confermati Hoyland e Brown e al già citato Scholes ci sarà l’australiano Northam.
Nel pack, che lo scorso anno è stato il reparto migliore di Edinburgh, tanti volti giovani – ma con già buona esperienza, come Ritchie, Bradbury, Sutherland e Watson, mentre la prima linea con Ford o McInally al centro resta una garanzia. In seconda linea, oltre a Ben Toolis, una delle certezze dei Gunners in touche, c’e’ anche capitan Gilchrist, cui va dato tempo visto che negli ultimi due anni non ha potuto giocare con continuità a causa dei due brutti infortuni all’avambraccio – un tunnel in cui “Gilcho” è entrato con la frattura dell’avambraccio destro nel match di Challenge Cup contro Lione nell’ottobre 2014 e di cui, adesso, spera di poter vedere la fine.
Rasolea e Weir i due migliori acquisti, quindi, ma se il primo va testato nella continuità di una stagione nell’Emisfero Nord – non va dimenticato che Naiyaravoro lo scorso anno ha faticato parecchio per entrare nei meccanismi dei Warriors – il secondo deve finalmente dimostrare che può giocarsi la maglia numero 10 della Nazionale con Finn Russell e il ritrovato Ruaridh Jackson, sfruttando al meglio l’assenza di Tovey. Cardiff Blues in trasferta, all’esordio, poi i “nuovi” Scarlets e Leinster in casa, prima della doppia trasferta irlandese in casa di Munster e Connacht. Poi sarà tempo di pensare all’Europa, ma con Harlequins e Stade Français nella Pool e nonostante l’allettante prospettiva di giocare la finale al BT Murrayfield, quando Solomons dice che “our chief focus is the Pro12”, si fa davvero fatica a dargli torto.
di Matteo Mangiarotti
Appassionato di rugby, ne scrive da sette anni. Da tre cura il blog Alba Ovale, mentre da quattro vive ad Edimburgo.
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