Marco Pastonesi presenta il libro che racconta i primi quarant’anni del club bresciano
Fu una scommessa: i cinque fondatori erano un insegnante e cinque studenti, tant’è che quella si rivelò più una lezione che un allenamento, più una banda che una squadra.
Poi fu un classico: la prima sgambata sul campo dell’oratorio, con la benevola complicità dei preti e probabilmente all’unica condizione che si moderasse il linguaggio.
Infine fu un’eccezione: perché all’epoca la regola era che più di un laureato in squadra facesse male, e qui di laureati ce n’erano – sorprendentemente e drammaticamente – di più.
Era il 1976. Il 26 giugno la prima volta, protagonista la classe quinta A della sezione distaccata del liceo scientifico Annibale Calini di Rovato. Il 14 ottobre la prima partita, sempre all’oratorio Don Bosco, protagonista il Rugby Rovato contro il Ponte Zanano. E quel giorno si celebrò anche la prima vittoria: 13-7. Maglia color mattone (originale e inconfondibile, essendo divisa unica, acquistata “in un viaggio della speranza” a Milano), simbolo un condor (ripreso da un fumetto), nessun terzo tempo in sede (l’oratorio era in bolletta, per fortuna fra gli alleati c’erano la trattoria Cervo in paese o “Gasosa” allo Zocco d’Erbusco), presto anche uno sponsor (la pasta Pagani). E alé.
“Sulle Ali del Condor – Quarant’anni di Rugby Rovato” è la storia di 40 anni di Rugby Rovato, scritta da Federico Gervasoni con la prefazione di Gianluca Barca. Da Elvio Simonato (il prof della fondazione, scudettato a Brescia) a David Cornwall (mediano di mischia gallese, un patriarca del rugby nel Bresciano), da Gigi Mondini (che qui all’inizio è giocatore e allenatore, e molto altro) a Francesco Minelli (il primo giocatore del Rovato a indossare la maglia azzurra nelle giovanili), da “Briciola” (Gian Pietro Vezzoli) al “Mura” (Franco Muratori, che nel Rovato ha coperto tutti i ruoli in campo e anche fuori, tranne quello del presidente). Poi gli spogliatoi (i primi, costruiti dai giocatori che di mestiere facevano i carpentieri e i manovali), i derby con il Lumezzane (“con il mito del Rossaghe, una fortezza”), le promozioni fino alla serie A2, e talenti internazionali come il samoano Matt Vaea e il figiano “Toots” Vodo, l’All Black campione del mondo Frank Bunce e l’azzurro neozelandese Rima Wakarua, l’australiano Anthony Burgess e il francese Philippe Doussy.
Il rugby italiano – fino a prova contraria – è un miracolo di passione e una dichiarazione di amore, un furto di tempo e una botta di vita, un investimento umano e un’investitura familiare, una scuola di educazione e un’università di emozioni, un’enciclopedia di conoscenze geografiche e storiche, una serie di incontri facciali e nasali, un codice di appartenenza a un mondo – ovale – destinato a legarti e a collegarti per sempre. Rovato fa parte di questa geografia disegnata a oasi e di questa storia costruita a forza di voglie e volontà. Sono già volati 40 anni da quella sgambata clandestina nell’oratorio. Niente, quando a farli sono dei condor.
di Marco Pastonesi
Il libro sarà presentato venerdì 16 settembre, alle 20, in Club House a Rovato (Brescia). Presenta e modera Gianluca Barca. Ingresso libero.
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