Gavazzi rieletto, le prime parole sono uno sfogo: “Deluso dal movimento”

Il presidente federale duro: “Pensavo di ottenere almeno il 60%, non mi riconosco più in questo sport”. La replica di Innocenti

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Una vittoria elettorale che però non regala un sorriso a 32 denti al presidente Alfredo Gavazzi, rieletto per il prossimo quadriennio solo poche ore fa. Il numero uno del rugby italiano nella sua prima conferenza stampa del nuovo mandato si dice infatti deluso dal movimento: “E’ vero che ho vinto e mi aspetta un grosso lavoro. Ma per certi aspetti sono un po’ deluso, per questa campagna elettorale: tante bugie, nefandezze, brutto così”. Parole racolte dall’ANSA e dall’ITALPRESS nella sede del CONI di Roma.
Parole che diventano un vero e proprio sfogo: “Non mi riconosco più in questo rugby, i valori del rugby sono il fair play e invece questa gente non sa nemmeno quanto male ha fatto al rugby italiano, facendolo scadere di immagine. Noi riempiamo lo stadio per i nostri valori, le mamme vengono a portare i bambini per i nostri valori. Qui c’è gente disposta a tutto pur di vincere, non mi riconosco più in questo sport”.

 

Parole forse dettate da una vittoria netta ma più risicata di quantonon si aspettasse: “Non sono entusiasta di come sono andate le cose – prosegue Gavazzi – perché pensavo sinceramente a una percentuale per lo meno del 60%. Posso anche capire che il bilancio e le posizioni che ho dovuto prendere hanno inciso su questa situazione. Dobbiamo lavorare assieme, dobbiamo fare squadra e non penso che questo atteggiamento di contrasto continuo faccia bene al rugby. Devo andare avanti nella continuità ma sicuramente, a differenza dei primi 4 anni, per il bilancio 2017 dovrò ridimensionare, in modo tale da fare il prima possibile la ricomposizione del capitale”. Chiusura riservata al futuro delle Zebre: “Sono ottimista che la loro situazione possa stabilizzarsi”.

 

Parole che hanno provocato la reazione di Marzio Innocenti che ha diffuso una nota attraverso il sito di Pronti al Cambiamento, eccola:

Ho letto con sgomento le dichiarazioni del signor Gavazzi riportate dall’Ansa in sede di conferenza stampa a seguito della sua rielezione. 

Come sempre la sua capacità di rovesciare la realtà, la stessa cui deve buona parte del suo risultato odierno, non conosce purtroppo il limite della decenza: come può permettersi di parlare del lavoro del nostro gruppo e della preferenza democraticamente espressa dai tanti che hanno voluto riporre la loro fiducia nella nostra proposta dipingendola come un insieme di “bugie e nefandezze”? 
Come può continuare a riempirsi la bocca di concetti altissimi come “valori” e “fair-play”, declinandoli in chiave negativa riferendosi a ciò che egli definisce come “questa gente che non sa nemmeno quanto male ha fatto al rugby italiano facendolo scadere di immagine??
In molti presenti in sala sanno benissimo come sono state vinte dal sig. Gavazzi le elezioni di quest’oggi, applicando cioè alla lettera proprio molte di quelle metodologie vessatorie e ricattatorie che egli intende attribuire al nostro gruppo, un gruppo che mi impegnerò a difendere fino alla fine per il suo spessore morale complessivo prima ancora che per il livello delle competenze e delle capacità delle persone che lo compongono. 
Pronti al Cambiamento non intende accettare questo atteggiamento e queste illazioni cariche di disprezzo e di violenza da parte di colui il quale dovrebbe per ruolo rappresentare TUTTO il movimento, in assoluto spregio di un lavoro appassionato, qualitativo e impeccabilmente onesto sotto ogni punto di vista. 
Il rugby italiano ha deciso nella sua maggioranza di riporre per altri quattro anni il proprio destino nelle mani di Alfredo Gavazzi: evidentemente non ha compreso fino in fondo l’occasione che gli si presentava per cambiare davvero le cose.
il programma di Pronti al Cambiamento dovrà perciò d’ora in poi essere continuamente confrontato con quanto accadrà nella nuova gestione, rendendo così palese quanto sarebbe stata la migliore cura per il malato grave che ora temiamo non potrà che aggravarsi ulteriormente, ma che di sicuro non intendiamo abbandonare a se stesso.
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