Rugby Paper parla delle Zebre e usa la parola “farsa”. Nelle stesse ore pesante ko per Treviso e Mogliano si fa battere dai siberiani
Il copione è ormai noto a tutti, da tanti (troppi) anni. La debacle delle Zebre in casa dei Wasps non ha scoperchiato alcun vaso di Pandora, né tantomeno ha tolto il velo ad un problema annoso come le prestazioni delle franchigie italiane in Champions ed in Challenge Cup (perché poi ci sarebbero anche i quaranta punti subiti dal Benetton in casa contro La Rochelle, per un totale di 24-123). E’ verissimo che Wasps e La Rochelle sono squadre fortissime, nessuno se lo dimentica, però l’inizio non poteva essere più negativo. Allo stesso tempo va detto che non avrebbe potuto essere meno veritiero, se non nei numeri quantomeno nelle distanze tra le realtà italiche e quelle anglo-francesi, enormi e costantemente in aumento.
Come se non bastasse, inoltre, da ormai diverse stagioni le disfatte sul campo sono affiancate dai costanti ed inesorabili affondi dei media britannici, al solito puntuali nel chiedersi quanta credibilità abbia una Champions Cup con le italiane al proprio interno (e, in base al periodo dell’anno, quanta ne abbia l’Italia nel Sei Nazioni). A rigirare il coltello nella piaga questa volta è The Rugby Paper, il cui titolo sul match tra Wasps e Zebre lascia ben poco spazio alle interpretazioni. Il “Wasps are magical amid an Italian farce” (“Wasps magici nella farsa italiana”) del resto parla da sé.
E nell’articolo non ci vanno giù meno pesanti: “Ti chiedi perché squadre come le Zebre fanno lo sforzo di insistere – scrive il magazine d’OltreManica – se non riescono ad ottenere i risultati richiesti da una competizione così. Mentre bilancio e qualità degli Wasps rendono piccoli gli italiani, le basi del gioco potrebbero almeno essere applicate con una parvenza di competenza. Placcaggi e organizzazione difensiva, la prima cosa da fare quando la confidenza è assente, sono state particolarmente povere”.
Nulla di nuovo, dicevamo prima, ma se ogni anno ci troviamo ad affrontare critiche e discorsi simili significa da un lato che forse non saremo troppo simpatici a chi vive nella terra d’Albione ma che dall’altro le nostre performance rimangono più o meno sempre le stesse, che non ci sono segnali di crescita o che abbiamo in qualche modo iniziato a invertire la rotta. E quindi fare gli imbronciati pizzicati dalla tarantola del nazionalismo è un gioco che comincia a a mostrare un po’ troppo la corda e forse le critiche che ci piovono in testa da Londra e dintorni non sono poi così campate per aria.
Se poi nelle stesse ore il Mogliano, ovvero una delle nostre migliori formazioni dell’Eccellenza, torna da Mosca con un pesante ko in valigia (48 a 24 risultato finale, il primo tempo si era chiuso sul 27 a 0 per i padroni di casa) rimediato contro i siberiani del Krasny Yar… beh, qualche grossa domanda dovremo pure iniziare a farcela. Prima o poi. Che a questo punto pure il milione e rotto che finisce nelle casse dei club che prendono parte alla Qualifying Cup potrebbe essere speso in maniera migliore.
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