Eddie O’Sullivan: “Un giorno avrebbe allenato la nazionale”. Alan Quinlan: “Ha preso la palla e ha portato Munster dove non sognava neanche di poter arrivare”
DUBLINO Dal presidente della Repubblica d’Irlanda Michael Higgins che lo definisce “leader in campo e fuori”, all’ultimo dei tifosi, tutta l’isola piange Anthony Foley. Il capo allenatore di Munster è morto improvvisamente nella notte fra sabato 15 e domenica 16 ottobre a Parigi, dove si trovava per il debutto di Munster in Champions cup contro il Racing Metro, partita rinviata.
L’ex giocatore dell’Irlanda Donal Lenihan ha detto a RTE Radio: “Incarnava tutto cioè che è Munster. E ‘assolutamente sconvolgente. A 43 anni di età non ci si aspetta che qualcosa di simile possa accadere. L’avevo visto pochi giorni fa a Cork e stava bene. Il mio primo pensiero va alla moglie e ai figli, avranno bisogno di tempo per riprendersi”.
L’ex allenatore dell’Irlanda Eddie O’Sullivan (che lo ha avuto come giocatore) si è detto in stato di shock: “È difficile realizzare una cosa come questa, le parole non vengono facilmente. Non era il più grande numero 8 nel rugby mondiale, non era l’atleta più fenomenale in circolazione ma aveva una mente rugbistica incredibile. Aveva questa intrinseca comprensione delle sfumature del gioco, sapeva quando correre, quando passare. Sapeva che cosa era più importante in base al punteggio, in base al cronometro. Lo ricordo come un giocatore che non parlava molto. Quando gli parlavi annuiva e alla fine diceva: ho capito. Quando se ne andava potevi star sicuro che fosse davvero così. Sarebbe diventato allenatore della nazionale un giorno o l’altro, ne sono sicuro“.
Una delle carriere più importanti dell’era professionistica del rugby irlandese. Foley, figlio di Brendan Foley, componente della leggendaria squadra che nel 1978 batté gli All Blacks, ha giocato 202 partite con Munster e 62 con la nazionale irlandese. È stato il capitano della Red Army che vinse l’Heineken Cup nel 2006. Nella stagione 2007-2008 il suo posto fu preso da Paul O’Connell e lui entrò nello staff di allenatori di Munster. Proprio O’Connell, che era a Parigi per la partita, ha ricordato “di aver giocato la prima partita contro di lui nel 1996, eravamo ragazzi. Aveva un’intelligenza rugbistica fuori dal comune. Sapeva leggere le brutte situazioni e capire cosa si doveva fare per uscirne, il tutto nello spazio di un nanosecondo”.
I tifosi di Munster presenti a Parigi per la partita erano già nei pressi dello stadio Yves du Manoir quando si è sparsa la notizia della morte di Foley. Immediatamente i cancelli esterni dello stadio sono stati trasformati in un memoriale pieno di sciarpe, bandiere, maglie, fotografie e fiori. I tifosi hanno cantato “Fields of Athenry” e pianto ricordando la bandiera del club. La stessa cosa è accaduta a Limerick a Thomond Park, mentre il sindaco di Limerick Kieran O’Hanlon ha deciso di esporre la bandiera irlandese a mezz’asta a tutti gli edifici pubblici.
In mezzo alle centinaia di tweet e messaggi pubblicati da il mondo del rugby, non si possono non citare le parole di Alan Quinlan, che con Foley, O’Connell e O’Gara è stato una delle colonne della Red Army bi-campione d’Europa. “Ha preso la palla è ha portato Munster dove non sognava neanche di poter arrivare”.
Infine Les Kiss, capo allenatore di Ulster, è stato nello staff della nazionale con Foley durante il tour estivo in Nord America del 2013. Kiss è stato raggiunto dalla notizia durante la partita persa da Ulster a Bordeaux. “Una splendida persona e un grande allenatore – ricorda – Una persona particolare nella grande famiglia di Munster. I pensieri miei e di tutti qui nella squadra di Ulster vanno alla sua famiglia. Veramente una grande perdita”.
di Damiano Vezzosi
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