La durissima accusa di Joel Stransky: se il sistema è debole, il giocatore si indebolisce
Dalla semifinale della Rugby World Cup del 2015, giocata a testa alta con gli invincibili All Blacks, il rugby sudafricano ha conosciuto una forte involuzione: l’esonero di Heyneke Meyer due vittorie sofferte e una sconfitta nella serie contro l’Irlanda a giugno e terzo posto con due vittorie e quattro sconfitte nel Rugby Championship. Al di là dei risultati, a preoccupare è il gioco visto in campo, tra problemi in mediana (Steyn ha tolto le castagne del fuoco), questione quote nere in sede di convocazione e in generale la difficoltà di trovare un nuovo nucleo di senatori dopo l’addio dei vari du Plessis, Matfield, du Preez e Burger. E ora è arrivato il durissimo j’accuse di Joel Stransky, 22 caps in maglia Springboks dal 1993 e 1996 e, soprattutto, autore di tutti i punti nella finale contro gli All Blacks che ha consegnato la Rugby World Cup 1995 al Sudafrica.
“Il rugby sudafricano è marcio (rotten) dalla testa ai piedi – ha dichiarato alla Reuters – E’ un problema che arriva da lontano e non riguarda solo il 2016 e l’alto livello, ma anche la base. I bambini che giocano nelle scuole non hanno le stesse skills rispetto ad altri paesi e nemmeno allenatori tanto preparati. Il sistema di educazione ha un ruolo importante in tutto ciò”. Risalendo la piramide ovale, c’è poi un problema si scollamento: “Le 14 Unions non lavorano avendo come obiettivo quello di far diventare gli Springboks la miglior squadra al mondo: pensano ai propri risultati nel Super Rugby e in Currie Cup”. E il fatto di avere sei squadre nel torneo principe dell’Emisfero Sud, a differenza delle cinque di Australia e Nuova Zelanda, disperde il talento con il risultato che molti scelgono la strada overseas: “Se sei in un sistema debole, diventi un giocatore debole. E ad essere sinceri, in alcuni casi abbiamo allenatori senza esperienza che guidano i nostri top team domestici”.
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