Stimoli a lavorare e giovani: la Serie A e i Medicei di Pasquale Presutti

Abbiamo intervistato il coach dei toscani, “sceso” nel torneo Cadetto dopo i successi con Petrarca e Fiamme Oro

ph. Donatella Bernini

ph. Donatella Bernini

Dopo i tanti anni in Eccellenza alla guida di Petrarca e Fiamme Oro, con cui ha conquistato rispettivamente uno scudetto e un Trofeo Eccellenza entrambi al Battaglini contro Rovigo, Pasquale Presutti ha scelto la scorsa stagione di prendere la strada di Firenze per sposare l’ambizioso progetto dei Medicei di cui ha assunto la guida tecnica. Quella iniziata da poco più di un mese è la seconda annata sportiva in terra toscana: per ora in campionato sono arrivate quattro vittorie, la più importante delle quali domenica contro l’Accademia nello scontro di vertice che ha consegnato alla sua squadra il primo posto nella Poule 1 del campionato nazionale Serie A.

 

Coach, come valuta l’avvio di stagione della sua squadra?
Siamo partiti senza nasconderci con importanti ambizioni. La squadra ha ancora buoni margini di miglioramento, ma sono contento perché oltre ai risultati si è visto anche il bel gioco, che non sempre è facile abbinare ad una prestazione positiva nel risultato. Domenica con l’Accademia è stato così e siamo contenti.

 

La campagna estiva ha notevolmente rafforzato la squadra. L’obiettivo è ben preciso…
Noi ce la mettiamo tutta ma non siamo certo soli. Il cammino è lungo, bisogna arrivare fino a maggio e i ponti da attraversare sono tanti. Nel cammino puoi trovare squadre come Recco, Colorno, Paese, Tarvisium, L’Aquila, Valsugana… Però ripeto, non ci nascondiamo e siamo partiti con determinate ambizioni. Vedo un torneo molto livellato e in cui è importante concentrarsi di domenica in domenica.

 

Cosa l’ha convinta a scendere di un gradino per allenare in Serie A dopo stagioni con importanti risultati nel massimo campionato nazionale?
Devo dire che mi trovo molto bene, il progetto della società mi stimola a lavorare ed è quello che ci voleva. Nove anni consecutivi in Eccellenza non sono facili, ma subito dopo non puoi nemmeno fermarti. Nel modo di approcciarmi al lavoro in campo non ho mai fatto differenza tra le categorie, Eccellenza, Serie A, B o C che fosse. L’impegno è sempre stato uguale e anche il piacere nel fare le cose.

 

Poter contare su giocatori come Newton, 30 partite in Pro12, aiuta certamente ad alzare il livello…
La rosa è certamente bella e competitiva con giocatori importanti e non solo Dan Newton. Soprattutto, hanno dimostrato di capire il progetto e vogliono dare una grossa mano per realizzarlo. Alcuni certo hanno militato in categorie superiori e sono di categoria superiore ma in generale è il gruppo interessante, con voglia e con cui è bello lavorare.

 

Pensa che al rugby italiano servano le grandi città in Eccellenza?
Vivo la realtà di Firenze e qui c’è voglia di rugby, sicuramente, come testimoniano anche il sostegno di istituzioni e sponsor. C’è anche una buona affluenza allo stadio che fa molto piacere. Poi certo, le cose bisogna meritarsele sul campo e molto è legato ai risultati: vincere aiuta a creare determinate risposte.

 

Come ha visto in campo i ragazzi dell’Accademia Nazionale e come valuta in generale una tappa in Serie A per chi esce dalle Accademie?
Quello è per loro un percorso interessante. Sono ragazzi giovani che a volte pagano il dazio del fattore esperienza ma a livello di qualità non c’è nulla da dire. Anzi, domenica contro di loro in più di un’occasione potevamo subire maggiormente e lo scorso campionato a marzo abbiamo preso più di trenta punti a Parma. La Serie A è una buona tappa per tutti i giovani, che siano usciti dalle Accademie o che provengano dalle giovanili nel club: e giocando la domenica contro i tuoi avversari li vedi i giovani interessanti, come noi ne abbiamo diversi del vivaio. L’importante è che si impegnino ma anche che riescano ad avere le soddisfazioni per cui lavorano e che meritano.

 

Quest’anno l’Eccellenza si sta dimostrando più combattuta e di livello più alto. Merito anche dei giocatori rientrati dal Pro12?
Vero che sono scesi giocatori importanti dalle franchigie, ma credo che man mano che gli anni passano i giovani usciti dalle Accademie incidano sempre più e bisogna dar loro il tempo necessario perché ciò si verifichi.

 

Sembra anche ci sia maggior disponibilità a muovere palla…
In generale molto dipende sempre dalla squadra a disposizione. Noi per esempio abbiamo una buona linea veloce che ci piace sfruttare al meglio, ma è fondamentale saper leggere le situazioni: per esempio domenica sempre contro l’Accademia in un momento è servito far prevalere l’esperienza dei nostri avanti variando in parte il gioco. E poi servono solidità mentale e voglia di lottare, sempre, da parte di tutti.

 

E’ importante riuscire a divertire?
Mi sono fermato all’introduzione del regolamento: si gioca in 15 per squadra e chi segna di più vince. Se si scende in campo lo si fa per dimostrare la propria superiorità rispetto all’avversario.

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